Zimmervald per dire No alla guerra
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - anno 4 - numero 37 - 14 ottobre 2001
L’idea di una conferenza dei gruppi minoritari (contrari alla guerra e all’unione sacra) dei paesi belligeranti, fu presa dal Psi il 15 maggio 1915, qualche giorno prima che l’Italia entrasse in guerra. L’iniziativa trovò il consenso entusiasta del Partito Socialista svizzero. L’appello del Psi era indirizzato a tutti i partiti e gruppi socialisti rimasti fedeli ai principi dell’Internazionale. La località scelta fu Zimmervald (Svizzera) e il convegno vi si tenne dal 5 al 12 settembre 1915. Questo convegno svoltosi durante la guerra, contro la guerra, realizzò il primo tentativo di ricostruire l’Internazionale sfasciata dal conflitto; si trattò di un convegno semi-clandestino, perseguitato, incriminato, ma che pur segnò una data importante nella storia del socialismo. Modigliani, testimone di quel convegno, ricordando quell’avvenimento vent’anni dopo, dall’esilio scrisse: "… l’evocazione ne sia più specialmente temuta, ora che la carneficina si riapprossima". Zimmervald era un villaggio dell’Oberland bernese, dominato dall’incantevole scenario del massiccio alpino dell’Eger, del Moench, della Jungfrau. Il convegno avvenne nella sala di un modesto alberghetto.
All’appello del Psi, risposero dei delegati, non ufficiali, di Francia e di Germania; i delegati ufficiali dei tre partiti socialisti russi (Bolscevichi, Mensevichi e socialisti rivoluzionari), del "Bund" di Polonia, dell’Indipendent Labour Party inglese, della Romania, della Bulgaria, della Svizzera, dell’Olanda, della Svezia. La delegazione italiana comprendeva: Costantino Lazzari, Giuseppe Emanuele Modigliani, Angelica Balabanoff e Oddino Morgari. Dei russi erano presenti, tra gli altri, Lenin, Trotsky, Martov. Della Germania aveva aderito Carlo Liebknecht ed erano presenti Hoffmann e Ledebour. Dei francesi erano presenti soltanto Baurderon, membro del partito e Marrhein, segretario della Federazione dei metallurgici. L’Indipendent Labour Party, che aveva aderito, non mandò delegati perché gli furono rifiutati i passaporti. In tutto furono 42 i delegati che si riunirono a Zimmervald. Modigliani nella citata rievocazione, tracciò alcune impressioni sui delegati, alcuni dei quali diverranno poi famosi: "… rivedo la sala, né grande né comoda. Rivedo alcune figure dei convenuti: Lenin ringhioso, Zinoviev finto aperto e vero cinico; Rodek prontissimo, puntuto, aggressivo; Hoffmann il tribuno gioviale della testa alla Rochefort; Ledebour diritto nello sguardo, nel gesto, nelle sferzate polemiche; Cernoff ardente e confusionario; Merrheim, una grande fiamma in corpo patito; Bourderon dalla figura aperta dell’operaio parigino; Axelrod, una simpatica figura scintillante di arguto vecchio rabbino… sempre giovane; la Roland-Host, inchiodata nella sua poltrona di malata, ma venuta comunque in nome del dovere; Cristian Racowski allora ferocemente barbuto ma assai eloquente; Carlo Naine un po’ appartato per timidezza, quasi fosse ignaro del proprio grande ascendente morale. Non ricordo perché Serrati mancasse. Degli italiani, accanto a Morgari –l’organizzatore – c’erano Lazzari ed io. Angelica Balabanoff, traduceva in tutte le lingue. Due manifesti furono lanciati dalla Conferenza di Zimmervald. Il primo, firmato dai delegati francesi e tedeschi, dichiarava: "Questa guerra non è la nostra guerra… Noi prendiamo l’impegno di agire instancabilmente nei nostri paesi rispettivi perché il movimento della pace divenga così forte da imporre ai governi la fine del massacro". L’altro manifesto, firmato da tutti i delegati, indicava come responsabili della guerra "… i governi monarchici o repubblicani, la diplomazia segreta, le potenti organizzazioni padronali, i partiti borghesi, la stampa capitalista, la Chiesa". Accusava i vari partiti socialisti di aver misconosciuto dall’inizio della guerra i loro doveri e concludeva con la parola d’ordine: "… la pace senza annessioni, né indennità di guerra… Al di sopra delle frontiere, al di sopra dei campi di battaglia, al di sopra dei campi e delle città devastate", gridò al proletariato mondiale: "… in piedi sul terreno della lotta di classe, per l’emancipazione dei popoli e delle classi oppresse!". La guerra è venuta dall’imperialismo e ormai – si sostenne a Zimmervald – i veri moventi della guerra sono apparsi da quando i veli sono stati squarciati. Sarà il proletariato di tutti i paesi che sopporterà il peso della guerra. Miseria e privazioni, disoccupazione, caro-vita, questi saranno i veri risultati. A buon diritto dunque, la parola di Zimmervald, è stata quella di denunciare il primo responsabile dell’immane carneficina, nel regime capitalista.
Non fu cosa facile – in una situazione di guerra che aveva, da un anno, investito diversi paesi – preparare la riunione di Zimmervald che, per una sua validità aveva bisogno di qualificate adesioni. Il convegno non divenne seriamente possibile, se non quando si dichiararono pronti a parteciparvi gli "indipendenti" tedeschi, i laburisti inglesi e i sindacalisti francesi. Tant’è vero che, in definitiva, il successo del convegno fu determinato proprio dall’intesa separatamente fatta fra francesi e tedeschi. A Zimmervald venne designata una Commissione per cooperare al "redressement" dell’Internazionale, composta dagli svizzeri Grimm e Naine e dagli italiani Morgari e Angelica Balabanoff. Questa commissione organizzò la conferenza che si tenne a Kienthal (Svizzera) il 24-25 aprile 1916. Zimmervald fu come un raggio di luce che squarciò il tragico buio cui era avvolta l’Europa. Nel 1918 finiva quella guerra che era costata 30 milioni di morti (di cui 652.000 italiani) e duemila miliardi di denaro (di cui 96 miliardi all’Italia). Di fronte a queste cifre riecheggiavano nel mondo le terribili parole di Anatole France: "Si crede di morire per la patria, si muore invece per un pugno di industriali".