Vernocchi Olindo: il romagnolo dalla voce di tuono

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 08 dicembre 2002 - anno 5 - numero 45

E’ noto che il trasferimento dell’"Avanti!" da Roma, dov’era nato nel 1896, a Milano, avvenne nel 1911. Rievocando con alcune note, la vita della redazione dell’"Avanti!", ricostituita a Roma nel 1917, uno dei redattori, Italo Toscani, illustrando il lavoro e i sacrifici che otto persone, per fare un quotidiano di quattro-sei pagine, affrontarono, descrisse su "La Giustizia" del 16 febbraio 1957, alcuni dei colleghi che all’epoca lavoravano alla edizione romana dell’"Avanti!". Ricordò Eugenio Guarino: "… un giornalista perfetto nel senso professionale della parola (…) Olindo Vernocchi (nella foto del 1923), il romagnolo della redazione, dalla voce di tuono e dal cuore di fanciullo, era un po’ come il sottoscritto – scrisse il Toscani – il tappabuchi della situazione. Politica interna ed estera, capocronaca, articoli d’arte, di scienze, di lettere, di storia politica e di organizzazione sindacale, erano il nostro campo e il nostro compito". Eppure questo romagnolo dalla voce tonante, fece parte del triunvirato che con Nenni e Momigliano, nel 1924 diresse l’"Avanti!" e fu, nel 1925, l’ultimo segretario del Psi, prima dell’avvento del fascismo.
Olindo Vernocchi nacque a Forlimpopoli (prov. di Cesena Forlì) il 12 aprile 1888. Figlio di un medico condotto, era ancora uno studente in Legge quando aderì al movimento socialista, svolgendo in tutta la Romagna, una intensa propaganda come brillante conferenziere. Nel 1910 e poi anche nel 1914, venne eletto nel consiglio comunale di Forlimpopoli.
Fu membro del comitato promotore dello sciopero per la "settimana rossa" svolgendo un’opera di mediazione per attenuare gli aspetti estremistici. Delegato nell’aprile 1914 al Congresso nazionale del Psi (Ancona), svolse le mansioni di segretario. Sul finire del 1914, diresse il foglio dei socialisti forlivesi "La lotta di classe".
Chiamato alle armi nel giugno 1915 fu assegnato a Forlì, dove, ben presto, a causa della sua attività politica, venne trasferito ad Agrigento.
Nella città siciliana svolse una intensa attività propagandistica, per la costituzione di leghe operaie e di mestiere, della camera del lavoro e di circoli socialisti. Presiedette il primo congresso provinciale del Psi di Agrigento. Finita la guerra fu subito congedato e quindi assunto al giornale "Avanti!", redazione romana e partecipò attivamente alla Unione romana del Psi, che diresse fino allo scioglimento del partito.
Partecipò al Congresso di Livorno (1921) a quello di Roma (1922) e a quello di Milano (1923), nelle quali Assise dette prova di radicato unitarismo, infatti fu deciso oppositore della scissione comunista prima, dell’espulsione dei riformisti poi, ma soprattutto si manifestò decisamente contrario alla prospettata fusione con il Pci, decisa a Mosca, che, praticamente, liquidava il Psi. Tuttavia sostenne nel 1924 la costituzione di un fronte unico elettorale dei partiti della sinistra, in funzione antifascista.

Con Pietro Nenni e Riccardo Momigliano, diresse l’"Avanti!" nel 1924 e nell’aprile del 1925, in sostituzione del dimissionario Tito Oro Nobili, divenne segretario del Psi. Fu pertanto l’ultimo segretario del Psi, prima dell’avvento del fascismo come regime e dittatura.
Invano Vernocchi cercò di impostare, all’interno del partito, un processo di revisione programmatica e di riorganizzazione interna che mirasse a fornire il Psi di una piattaforma politica capace di superare la concorrenza a destra dei riformisti e l’erosione a sinistra dei comunisti.
Ma, tutto finì con la promulgazione delle leggi eccezionali.
Nel 1927, dopo il fallito tentativo di espatrio clandestino, fu sottoposto ad un particolare regime di sorveglianza. Nel frattempo rimase in contatto epistolare con esuli socialisti in Francia.
Proposto per il confino nel 1928, venne subito prosciolto per intervento di Mussolini, probabilmente il regime voleva far credere, lasciando in libertà il segretario politico di uno dei maggiori partiti della disciolta opposizione, che in Italia fossero ancora possibili forme di lotta politica e di confronto di idee.
Come impiegato prima e come ispettore poi, di una compagnia di assicurazione, poté svolgere una certa attività e mantenere contatti e collegamenti col movimento clandestino di ispirazione socialista. Il 22 luglio 1942, nel suo studio romano, Oreste Lizzadri, Giuseppe Romita, Nicola Perotti ed Emilio Canevari, si riunirono per stillare il documento con il quale si sancì la volontà di ricostituire il Psi.
Con Giuseppe Romita rappresentò il Psi nel Comitato delle Opposizioni che il 26 luglio 1943 chiese a Vittorio Emanuele III, di sciogliere il Partito Nazionale Fascista e ripristinare le garanzie democratiche e la libertà di stampa.
Nell’agosto del 1943 venne eletto nella direzione del Psiup e riconfermato a tale incarico, anche dal Consiglio Nazionale del Psi del 1945. Dopo la scissione di Palazzo Barberini (1957), Vernocchi propose che il Psiup riprendesse il vecchio e glorioso nome di "Psi".
Nominato Presidente dell’Istituto Nazionale Luce, venne progressivamente riducendo la sua attività politica.
Olindo Vernocchi morì a Roma il 24 dicembre 1954.

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