Vecellio Silvio: Il sindaco socialista di Auronzo di Cadore

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 09 giugno 2002 - anno 5 - numero 23

È dai ricordi che la professoressa Bruna Vecellio ha pubblicato nel volume "Alle radici del riformismo", edito nel 1992 in occasione del centenario di "Critica Sociale", che ho potuto tratteggiare, in necessaria sintesi, la figura di Silvio Vecellio, nonno paterno di Bruna, che fu un saggio ed illuminato sindaco socialista di Auronzo di Cadore (Bl). Silvio Vecellio (nella foto) nacque ad Auronzo nel 1865 da una agiata famiglia proprietaria di boschi ed esercente di commercio di legname. Il giovane Silvio frequentava l’ultimo anno del Liceo Classico di Venezia e, come studente, aveva dimostrato una intelligenza pronta ma un carattere piuttosto impulsivo. Venne espulso da tutte le scuole del regno per aver malmenato un insegnante. Questo episodio chiuse le aspirazioni del Vecellio che voleva diventare avvocato.
Ritornato al paese, non era certo il tipo di voler occuparsi solo di legname. Uomo di acuto ingegno e di sentimenti democratici, divenne socialista. Nel 1901 fu nominato sindaco di Auronzo, carica che mantenne, salvo due brevi interruzioni, per ben diciotto anni. Fu sicuramente un sindaco che badava al concreto che aveva idee moderne, da tradurre in progetti che precorrevano i tempi. Infatti, questo sindaco che progettava alla grande, un po’ perché di idee socialiste e un po’ per queste sue intenzioni innovatrici, era fortemente osteggiato dalla cricca reazionaria del paese, composta dalla destra liberal-clericale e conservatrice.
Nei primi anni del 1900 si verificarono ad Auronzo periodiche epidemie di tifo, causate, lo pensavano tutti, dal vecchio acquedotto malandato. Nel 1907 il sindaco riuscì a far approvare un nuovo acquedotto tecnicamente molto avanzato, anche se dovette superare l’opposizione di molti consiglieri.
Nello stesso periodo Vecellio volle dotare il paese di una centrale idroelettrica, usufruendo la medesima acqua che alimentava l’acquedotto. Centrale e acquedotto entrarono in funzione nel 1912 e, da quell’anno, scomparvero le epidemie di tifo che fino a qualche anno prima avevano ancora causato numerose vittime. La centrale idroelettrica continuò a funzionare ed a erogare energia elettrica a tutta la popolazione a prezzo bassissimo.
Altro campo in cui il sindaco Vecellio si distinse fu quello dell’istruzione. Auronzo, pur essendo un comune di circa quattromila abitanti, su sempre alla avanguardia per quanto concerne le scuole. Nella seconda metà del XIX secolo, in provincia di Belluno, solo il capoluogo, Feltre e Auronzo avevano un corso elementare completa e maschile di cinque classi. Le scuole femminili erano aperte solo in sedici comuni della provincia, tra cui Auronzo. I maestri che a quell’epoca erano dipendenti dell’amministrazione comunale, percepivano uno stipendio dalle 500 a 700 lire annue, mentre lo stipendio medio in provincia di Belluno era di lire 415. Nel 1906 venne fondato il patronato scolastico; una istituzione che per tanti anni fornirà gratuitamente a tutti gli alunni libri, quaderni e altro materiale scolastico. Nel 1907 il sindaco Vecellio riuscì a far deliberare l’istituzione di una scuola di arti e mestieri. Dopo la morte del pievano di Auronzo, la parrocchia fu retta per due anni dal cappellano che era benvoluto dalla gente. Nel 1907 giunse il nuovo pievano mandato dal Vescovo. Quando il prete andò per prendere possesso della sua parrocchia, trovò la strada sbarrata dalla popolazione del paese che non lo voleva, perché voleva che rimanesse il cappellano. Il nuovo pievano, vista la situazione, si rivolse al sindaco. Vecellio gli disse: "Reverendo, io non sono un cattolico praticante, ma lei è stato nominato dal suo vescovo e ha diritto di avere il suo posto. Venga con me". Così, passando tra due ali di gente ostile, lo insediò nella sua parrocchia. Silvio Vecellio non andava mai in chiesa, ma nel suo comodino teneva un medaglione raffigurante Cristo con la corona di spine.
"Vedi – diceva Vecellio rivolto alla nipote – Gesù è stato il primo socialista, perché aiutava i poveri e i deboli". Nel 1914 venne approvato il progetto per il nuovo edificio scolastico, che a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, i lavori vennero sospesi e ripresi dopo la fine del conflitto. Il centro di Auronzo era prevalentemente costruito dalle caratteristiche case cadorine in legno, con i pittoreschi ballatoi e le scale esterne in legno. Su 276 case solo 27 erano completamente in muratura. Di incendi ve ne furono parecchi, ma il più spaventoso fu quello del 1914 che distrusse buona parte di Villagrande (centro del paese). Il sindaco Vecellio volle dare un nuovo impulso al rinnovamento edilizio con un regolamento che ancor oggi viene apprezzato per la saggezza con cui è stato concepito. Durante la guerra 1915-’18, Vecellio impedì la distruzione dei boschi comunali. Durante l’invasione austriaca fu Commissario prefettizio di Auronzo e del Comelico, prestando alla popolazione il suo aiuto morale e materiale. Fu anche consigliere alla Deputazione provinciale dove tutelò, anche in quella sede, gli interessi generali del Cadore. Nel 1907 fondò e diresse per oltre vent’anni la Cooperativa Auronzana di lavoro, che ebbe notevole attività e procurò occupazione. Purtroppo nel 1920 cominciarono a girare anche ad Auronzo, le squadracce fasciste. Contro di lui vi furono insulti e minacce. La vecchia ostilità alzò la cresta. Silvio Vecellio, cui nessuno usò fargli violenza, si dimise da sindaco nel 1920. Durante il periodo fascista visse appartato e sempre fedele ai suoi ideali di vita e politici.
Alla fine del secondo conflitto mondiale, gli auronzani lo vollero ancora in consiglio comunale, ma fu una elezione simbolica, ormai Silvio Vecellio aveva passato gli ottant’anni. Mi piace alla fine ricordare ancora la nipote Bruna Vecellio che scrisse con candida franchezza: "Se sono socialista, lo debbo al fascino che la figura di mio nonno, Silvio Vecellio, ha sempre esercitato su di me".

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