Un secolo di socialismo
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 2 marzo 2003 - anno 6 - numero 09
Quando apparve il 25 gennaio 1998 il primo numero del risorto "Avanti! della Domenica - " fu salutato con un augurale bentornato; naturalmente non esistevano più le esigenze di cento anni fa, quando ad opera di un giornalista e di un editore, entrambi socialisti, apparve per la prima volta, nel gennaio 1903, il primo numero dell’"Avanti! della Domenica - ", un settimanale che intese dare una risposta socialista alla stampa popolare borghese. Il rinato settimanale del 1998, intendeva ed intende dare una presenza ed una risposta socialista ai problemi odierni della nostra società; volle essere ed è una testimonianza erede di un più che secolare patrimonio di fede, di storia, di sacrifici e di impegno. Di fronte ad una diaspora socialista, ha voluto e vuole far sentire la sua voce ed assicurare i tanti compagni di ieri e i pochi di oggi, che è ancora vivo, che fa parte dignitosamente e degnamente dell’Internazionale Socialista; che continua, a testa alta, la sua battaglia politica nell’alveo naturale della sinistra del nostro Paese.
In una situazione dove si è potuto constatare tanto smarrimento, il risorto "Avanti! della Domenica - " oltre a ricordare le nostre radici e dare testimonianza di fiducia, si rivolge ogni settimana ai socialisti tutti, ai suoi militanti e a quelli che si sono dispersi in rivoli, tali da alienare il senso classico e storico dell’essere socialisti. Ebbene, anche per questi ultimi vi è un messaggio fraterno di fiducia, affinché, presto o tardi (ci auguriamo presto) si possa contare sul contributo di tutti i compagni, per far forte il socialismo nella sua battaglia di sempre; di ieri e di oggi, e con una forza maggiore e ritrovata, possa esprimere un domani, una presenza decisiva nella società.
Torniamo al gennaio 1903, l’editore fiorentino Nerbini e il giornalista Vittorio Piva, dettero vita, con propria iniziativa, al primo numero dell’"Avanti! della Domenica - ", un settimanale che pur non essendo una pubblicazione ufficiale del Psi, espresse l’esigenza di promuovere la divulgazione culturale fra gli strati popolari e fra i lavoratori; rendere cioè, argomentazioni e temi sull’arte, sulla letteratura, sulle scienze, accessibili ai lavoratori e alle loro famiglie.
Il primo direttore fu Vittorio Piva (1875-1907), figlio del rodigino generale garibaldino Domenico Piva. Aderì, assieme al fratello Gino, giovanissimo al Psi e nel 1897 fu volontario nella guerra greco-turca e fu poi corrispondente dell’"Avanti!" dalla Germania e dal Belgio. Nell’agosto 1903 l’editore Nerbini rinunziò alla proprietà della testata che passò al Psi. Forse è questa la data celebrativa che stabilisce la seconda nascita del settimanale, nella sua naturale casa: il Psi.
La pubblicazione ebbe sin dall’inizio la collaborazione dei migliori artisti del tempo, che illustrarono le copertine del settimanale e delle migliori firme della cultura e del giornalismo della sinistra italiana.
Nel 1907, l’"Avanti! della Domenica - ", sospese le pubblicazioni che vennero riprese solo nel 1912, con una rinnovata veste editoriale e con le copertine a colori. In quello stesso anno il periodico divenne proprietà della Società Editrice Avanti! e venne stampato nella stessa tipografia del quotidiano socialista. La nuova serie del settimanale fu senz’altro migliore delle precedenti, ma non divenne mai una palestra artistico-letteraria staccata dalla realtà e riservata a pochi, essa adempì positivamente al compito che si era assunto fin dal lontano 1903.
L’"Avanti! della Domenica - ", ebbe nei scritti che pubblicò, un linguaggio popolare, in forma chiara ed accessibile in tutte le trattazioni, perciò sviluppò una buona diffusione in quanto si trattava di un prodotto giornalisticamente valido ed il partito, attraverso la sua Società Editrice ne fu coinvolto in prima persona.
Cento anni sono passati e il settimanale socialista, con lo stesso nome, con gli stessi ideali, vive ancora. Certo, non vi sono più le esigenze e le caratteristiche di allora, del resto, quasi tutta la produzione della stampa borghese popolare di quel tempo, è sparita sia per l’impostazione che per le finalità. Ma il nostro settimanale ha un nuovo e preciso ruolo nella odierna realtà, per questo esso vive ancora, perché destinato a rinverdire una idea che non può morire!