Scotellaro Rocco: poeta dei contadini
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 27 ottobre 2002 - anno 5 - numero 38
Ad un anno di distanza dalla improvvisa morte di Rocco Scotellaro, il Psi promosse a Matera, il 6 febbraio 1955, un convegno su "Rocco Scotellaro intellettuale del Mezzogiorno". Al convegno furono svolte le seguenti relazioni: "Vita di militante di Scotellaro" di Carlo Levi; "La poesia di Rocco Scotellaro" di Franco Fortini; "Gli intellettuali e la rinascita del Mezzogiorno" di Raniero Panzieri: quest’ultimo relatore fu l’artefice principale e l’anima del Convegno di Matera. Ai lati del riuscito convegno fu organizzata una mostra di pittura delle opere di Carlo Levi e Renato Guttuso, dedicate al Mezzogiorno e furono anche proiettati dei film: "La terra trema" di Luchino Visconti e "Qualcosa è cambiato nel Mezzogiorno" di Carlo Lizzani.
Rocco Scotellaro nacque a Tricarico (Mt) il 19 aprile 1923, da famiglia di modeste condizioni economiche. Il giovane Rocco primeggiò sempre brillantemente negli studi, anche in quelli ginnasiali presso un istituto religioso (lì mandato dai genitori per ragioni economiche) che fu per il giovane Rocco, una esperienza negativa.
La strada di Rocco Scotellaro "… era – scrisse Manlio Rossi Doria – quella del poeta e di scrittore, non aveva bisogno di cercarla, perché non l’aveva mai lasciata da quando era ragazzo […] le pagine bellissime del suo romanzo autobiografico incompiuto e la raccolta delle sue poesie si vedrà rispetto ai contadini del suo paese, che sono al centro della sua poesia e della esperienza umana, si vedrà come egli si sentisse impegnato da un indissolubile rapporto attivo di fedeltà e di solidarietà".
Sarà stato questo impegno a portarlo giovanissimo alla lotta politica con il Psi nella sua regione e nel suo paese, Tricarico, a fargli accettare la carica di Sindaco; a spingerlo a dedicarsi in seguito con ostinazione alla creazione e al primo difficile avvio dell’ospedale di Tricarico. Il noto economista agrario, Manlio Rossi Doria, anche lui militante nel Psi, accolse con amore paterno il giovane Scotellaro e cercò di aiutarlo a trovare la sua strada di studioso e di intellettuale del Sud. Lasciata Tricarico, Scotellaro accettò il lavoro all’Università agraria di Portici, come studente e come impiegato nell’osservatorio di economia agraria.
Scotellaro sperava di acquistare una formazione e una disciplina che gli avrebbero consentito un giorno di ritornare a lavorare per i suoi contadini con maggiore efficacia e utilità. Si sperava nella costituzione a Portici di un Centro di sociologia rurale e nell’avvio di alcuni studi di comunità rurali, che permettessero di illuminare non soltanto più concretamente la realtà economico-agraria delle regioni meridionali, ma l’umanità stessa e la cultura dei contadini.
Ma la costituzione di tale centro venne sempre rinviata, quando giunse, gradita, la proposta dell’editore Vito Laterza per un libro sulla cultura dei contadini meridionali. Finalmente Rocco Scotellaro sentì di aver trovato la sua strada. Si può tranquillamente affermare che lo Scotellaro fu un esempio della presenza socialista per una spinta verso una nuova cultura.
Egli portò alla luce della letteratura il meridionalismo nella sua essenza popolare pur disponendo quasi solo di mezzi forniti da una cultura elaborata da un’altra classe; era questo il problema, persino un incubo di cui lo Scotellaro, in certa misura, si rendeva conto, se cercava in un libro come "Contadini del Sud" e quello di poesie "L’uva puttanella", di dare voce culturale alle plebi contadine del Sud.
Non mancarono, all’opera di Scotellaro, le critiche negative di ambienti radicali di sinistra, basate su elementi politici, come la scarsa considerazione in "Contadini del Sud" dei contadini attivi, dei contadini rivoluzionari.
Malgrado i condizionamenti organizzativi del neo-capitalismo repressivo, Scotellaro aveva capito, come Vittore Fiore ebbe giustamente a sottolineare, che l’arretratezza contadina meridionale non si risolveva spargendo in quella società delle punte ideologiche avanzate di operai e contadini-operai.
Scotellaro aveva puntato su un movimento popolare che portasse alla luce quello che il mondo da cui proveniva e possedeva: miti, devozioni ancestrali, spinta alla rivolta anarchica, volontà di essere diversi; e se talvolta sbagliava e s’impigliava nei moduli prefabbricati di una cultura che non aveva mai mancato di seduzioni, non di rado viceversa il linguaggio, il veicolo dell’immagine li ricava da quel mondo.
Era la via di Rocco Scotellaro socialista, che testimoniava almeno come quel bagaglio di idee, collegato a certe battaglie da fare, aprisse dei varchi ad una letteratura diversa, prodotta dalla classe e non da essa ricevuta soltanto.
Rocco Scotellaro morì improvvisamente a Portici nel 1954. Non aveva ancora trentuno anni.