Santin Giustino: l’operaio cadorino
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - anno 4 - numero 39 - 28 ottobre 2001
Era un muratore e frequentò solo fino alla terza elementare, ma con il suo fermo carattere e la sua ferrea volontà, riuscì, più tardi, a completare la sua formazione culturale. Nel 1895 si iscrisse alla sezione del Psi di Forno di Zoldo (Belluno) che era poi la località dov’era nato il 16 aprile 1871. Ben presto Santin divenne uno dei più attivi propagandisti ed organizzatori del movimento socialista del bellunese.
Agli inizi del 1900, per mancanza di lavoro, fu costretto ad emigrare in Germania, poi in Austria ed infine e Rheinfelden (Svizzera) dove venne segnalato dalla locale polizia come "sovversivo", addirittura "anarchico". Nella suddetta località svizzera, Santin fu molto attivo per il partito ed intervenne spesso ai convegni tenuti dal Comitato per l’emancipazione proletaria. Nelle elezioni politiche del 1913, Santin venne designato come candidato socialista nel collegio di Pieve di Cadore.
Tale candidatura venne fatta nello spirito delle decisioni del Congresso del Psi di Reggio Emilia (1912), cioè di candidature autonome in cui si rifiutavano convergenze con candidature di altri partiti.
"L’avvenire", foglio socialista che usciva a Feltre, scrisse: "… Giusto Santin, umile, oscuro operaio, che della vita del proletariato ha provato e prova tutt’ora gli stenti, le fatiche, le miserie, le umiliazioni, saprà portare alla Camera la voce sincera dei bisogni delle classi povere, calpestate e derise".
Nelle elezioni del 1913 (sistema uninominale) Santin non ce la fece, pure nelle elezioni provinciali del 1914 nel collegio di Longarone, non venne eletto.
Fu tenace oppositore dell’impresa libica, e, allo scoppio della prima guerra mondiale, si impegnò a fondo nella difesa della scelta neutralista del Partito Socialista italiano. Negli anni della guerra, Santin rimase in Svizzera. Ritornato definitivamente in Italia nel 1919, venne inserito nella lista dei candidati socialisti per le elezioni politiche che si svolsero quell’anno, col sistema proporzionale a scrutinio di lista, nella Circoscrizione Udine-Belluno.
L’operaio Giusto Santin venne eletto con 3.512 voti preferenziali. Alla Camera intervenne più volte sui problemi concreti e urgenti, in quel particolare momento, che erano quelli riguardanti le province venete e friulane, che furono in gran parte teatro della guerra.
Le sue interpellanze e interrogazioni, oltre a denunciare i gravi episodi squadristici, di marca fascista, che incominciarono a manifestarsi, mirarono a sollecitare il governo per una rapida risoluzione delle terre liberate e danneggiate dall’immane conflitto e a denunciare costantemente i molti abusi, irregolarità, corruzioni che si verificarono nell’opera di ricostruzione del dopoguerra. Santin fu ancora candidato nelle elezioni politiche del 1921, ma non venne rieletto. Trovò un impiego come ispettore per la provincia di Belluno delle Assicurazioni contro la disoccupazione, invalidità, vecchiaia. Di tale impiego – secondo un rapporto della Prefettura del 1923 – il Santin abusava per – come recitava testualmente quel rapporto prefettizio "… continuare a fare tra la classe operaia della propaganda sovversiva e antinazionale". Infatti il 1° maggio 1925 fu arrestato per un tentativo di sciopero. Nel 1926 si trasferì a Belluno e incominciò ad allontanarsi gradualmente dall’impegno politico.
Giusto Santin, un autentico operaio, che conobbe direttamente, sulla sua pelle, le ristrettezze economiche, la disoccupazione, la miseria. Conobbe anche l’avvilente condizione dell’emigrato. Non fece nulla di eccezionale, ma quest’uomo, questo operaio, in tutta la sua vita, in tutta la sua attività politica, ha sempre cercato di collegare le sue dure esperienze di lavoro e di sacrifici, ai temi di lotta che il movimento socialista indicava al proletariato.
Per questo motivo Santin, pur avendo una limitata cultura, dimostrò di possedere un’innata intelligenza nel capire e far capire ai lavoratori, quelle intuizioni e quelle lotte per l’emancipazione e le rivendicazioni del proletariato. Per questi motivi la figura di Giusto Santin è ancora ricordata fra la gente delle contrade cadorine, dove un tempo risuonò la sua voce e dove svolse la sua attività politica.Morì a Belluno il 25 novembre 1945.