Rondani Dino: Il commesso viaggiatore del socialismo

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 22 dicembre 2002 - anno 5 - numero 47

Qualcuno, scherzando, disse di Dino Rondani, che egli è come il commesso viaggiatore del partito socialista. Infatti, Rondani, fu senz’altro il propagandista più in movimento e il conferenziere più fecondo. Lo si poteva trovare nello stesso giorno a Roma e a Firenze e il giorno dopo nel Veneto. Viaggiò tutta l’Italia, tenendo in media una conferenza al giorno, dalla Sicilia, in Calabria, in Campania, in Toscana, nell’Elba, in Liguria, a Venezia, a Vicenza, nel Polesine, in Carnia, in Cadore. Tenne cicli di conferenze in Emilia e in Romagna. Assistette i più lunghi scioperi: quello dei carbonai di Genova; quello dei cavatori di Canosa; quello dei tessitori di Biella. Presiedette i congressi del Partito a Ferrara, Novara, Arezza e San Sepolcro e di altre organizzazioni operaie di categoria. Fece propaganda in Sardengna, in Trentino e nel Tirolo, nella Svizzera di lingua tedesca e in quella francese, fu persino a Tunisi. Dino Rondani nacque a Sogliano al Rubicone (Fo) il 20 gennaio 1968. Aveva 20 anni quando si trasferì a Milano dove il padre era impiegato all’ufficio delle Finanze. Conseguì la laurea in legge all’università di Torino. Nella capitale lombarda si avvicinò al movimento socialista. Partecipò al congresso costitutivo del partito socialista a Genova nel 1892, rappresentando la società braccianti della provincia di Milano. Segretario della Lega nazionale delle Cooperative, dal 1892 al 1896 e membro dell’ufficio centrale del Psi dal 1895 al 1898. Fu tra i promotori della fondazione del "Corriere Biellese" avvenuta il 15 agosto 1895 sul Monte Rubello di Biella, nello stesso luogo dove Fra Dolcino, l’eretico agitatore delle plebi medievali, venne sopraffatto dagli armati del vescovo di Vercelli. Rondani venne eletto nel biellese deputato nel 1897, ma l’elezione venne annullata non avendo Rondani i trent’anni di età richiesti. Filippo Turati, scriveva di Rondani a Napoleone Colajanni nel 1899: "… vedrai che invidiabile tipo, sono tre settimane che tiene quattro conferenze al giorno ed è fresco come una rosa!".
Con i fatti del 1898 a Milano, malgrado i tentativi di pacificazione, compiuti con Turati e Dell’Avalle, venne condannato in contumacia a sedici anni di reclusione dal Tribunale militare. Rondani fu in quel periodo esule in Svizzera, Germania, Inghilterra e infine negli Stati Uniti d’America dove diresse il giornale degli emigrati italiani "Il proletario". Eletto deputato nel collegio di Cassato (Biella) nel 1900 tornò in Italia e venne assolutamente coinvolto nelle indagini per l’assassinio di Umberto I, col pretesto che si era trovato a Patterson contemporaneamente a Bresci. Fece in quel periodo un giro di conferenze in tutta Europa, da Lugano a Zurigo, da Copenaghen a Stoccolma, da Amsterdam a Londra. Con tutta la sua attività Dino Rondani trovò il tempo di assistere spesso ad importanti sedute alla Camera e di svolgere interpellanze e di interrogazioni sullo scioglimento di una pubblica riunione a Quistello (Mantova); sulle proibizioni a Biella e a Massacarrara sugli espulsi nel Transvaal; sull’afta epzotica, unendosi all’interrogazione di Bissolati, per chiedere al ministero dell’Agricoltura un’indennità per quei poveri contadini che dalla legge sanitaria si trovavano espropriati del loro bestiame colpito.
Fu continuamente rieletto fino al 1921 e alla Camera dei deputati dove intervenne su molti argomenti, fu sempre breve ed esatto. Rondani era anche direttore del Consorzio per la tutela dell’emigrazione temporanea, fondato nel 1905 dall’Umanitaria. In tutta l’attività politica, Rondani espresse coerentemente la sua fedeltà alla tendenza del riformismo turatiano.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale, il suo impegno politico fu particolarmente rivolto ai doveri elettorali e dagli incarichi di natura sociale svolti per l’Umanitaria, e rivolti all’assistenza ai disoccupati, e a guerra finita, al rimpatrio dei profughi e dei prigionieri.
Con l’avvento del fascismo, Rondani, si trasferì nel 1926 a Nizza. Nel 1927, organizzò con il giovane Sandro Pertini, a Nizza, un ufficio di assistenza legale per gli emigrati e, dello stesso Pertini, fu avvocato difensore nel famoso processo del 1929 (radio clandestina). Rondani divenne presidente per la regione delle Alpi Marittime, della Lega italiana dei diritti dell’uomo (Lidu) fondata da Luigi Campolonghi ed entrò, quindi, nella Concentrazione antifascista. Nel 1937, un po’ amareggiato per le discordie che dividevano il fuoriuscitismo antifascista, rallentò la sua attività. Rondani lasciò la Lidu e quando il regime di Visky sciolse d’autorità le autorizzazioni politiche, era segretario della sezione socialista di Nizza.
"Prudentissimo ma dignitoso nel riaffermare i suoi ideali socialisti", così lo ricordava Giorgio Amendola che lo conobbe a Nizza nel 1942. Proprio verso la fine del ’42, Rondani, settantacinquenne e semicieco, affrontò la durissima ed umiliante estradizione nell’Italia fascista. Rondani fu di nuovo libero dopo il 25 luglio 1943, ma ormai era irrimediabilmente minato nella salute. Dino Rondani si spense a Nizza il 24 giugno 1951

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