Morgari Oddino, il medico socialista di Tropea

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - anno 4 - numero 36 - 7 ottobre 2001

L’on. Oddino Morgari, che era un buon conoscitore degli uomini per la sua ricca esperienza di aver girato in lungo e largo il mondo, ebbe notizia nel 1905 dell’opera del dott. Francesco Mottola, medico chirurgo di Tropea (Cz), a Parghelia che era stata devastata dal terremoto. Questo giovane medico, febbricitante, lasciò in mezzo alla strada la famiglia per organizzare una squadra di soccorso, salvando centinaia di vite tra le macerie. Fu in quella occasione che il deputato Morgari dedicò l’articolo di fondo, nel suo "Sempre Avanti!" di Torino, all’opera filantropica e generosa del giovane medico di Tropea. Francesco Mottola (nella foto) nacque a Tropea nel 1874. A Napoli per gli studi di medicina, maturò le sue esperienze e abbracciò la fede socialista. Notevole fu la sua attività di giornalista e fu anche uno dei principali organizzatori della gioventù universitaria. Nel 1898, il ventiquattrenne studente Mottola, assieme ad altri compagni di fede, durante le dure repressioni del Ministero Pelloux, venne inviato al confino e dopo qualche mese prosciolto. Mottola poté tornare all’Università di Napoli, dove, nel 1901 conseguì la laurea in medicina e chirurgia. Il giovane medico fissò la sua residenza nel paese natio: Tropea.

Nell’agosto del 1901 fondò il giornale quindicinale "La Calabria del popolo". In questo giornale si svolse l’azione più squisitamente politica di Francesco Mottola. Di questa pubblicazione fu scritto che fu un "grido di guerra" quasi inascoltato, perché echeggiante in una provincia ancora asservita al signorotto e al prete, ma sincero, pervaso di pietà, lucido di fede. Francesco Mottola esercitò la sua professione come apostolato, basta ricordarlo a Parghelia nel 1905. Ma egli ripeté l’esperienza col terremoto del 1908 a Palmi. Più tardi, quando scoppiò il colera a Catanzaro, egli comunicò al prefetto la propria disponibilità per la sua opera di sanitario.

Notevole fu il suo impegno nella lotta contro la tubercolosi. Su questo argomento pubblicò importanti monografie che richiamarono l’attenzione delle riviste medico-specialistiche d’Italia. Fu autore del famoso ed apprezzato manuale Hoepli "Come si vince la tisi" con la prefazione del sen. De Giovanni. Tropea, in quegli anni, ebbe il triste primato d’essere fra le località ove si registrò uno dei più alti tassi di incidenza di Tbc. Altri studi impegnarono il Mottola su una rarissima malattia: la leismaniosi.

Tenace fu il suo impegno sociale. Attraverso il suo giornale fu vivacemente polemico col deputato governativo della zona, on. Baldassare Squitti, che lo aggredì senza mezzi termini, specie quando furono quasi dimezzati, dal Governo Giolitti, i finanziamenti per la Calabria. "In che modo lo Squitti intende la sua funzione parlamentare? – tuonò Mottola – "…la terra ha bisogno di bonifiche e rimboschimento. I paesi mancano di acquedotti e fognature… (ma lo Squitti) vende e concede croci di cavaliere, mercanteggia l’affare al prezzo più alto, puttaneggia sul mercato del potere, inquina la funzione della giustizia raccomandando malandrini, comanda giovandosi del nome dell’amico potente, vende impieghi e sentenze, fa riscuotere gratifiche non dovute, ruba danaro agli emigranti. Lo squittismo è la peggiore forma di inquinamento morale della nostra vita politica, immiserisce e condanna i cittadini all’impotenza, toglie loro ogni speranza di bene, li prostituisce innanzi alla dignità e all’onore nazionale". A conferma della realtà di quell’epoca, ho letto il recente libro del prof. Luciano Del Vecchio: "Intonaco del sole", dove vengono raccontati "echi tropeani d’inizio secolo", soprattutto si fa luce sugli avvenimenti politici che animarono la vita a Tropea all’inizio del secolo scorso. "Uno squarcio, quello di Tropea – scrive Alberto La Volpe nella prefazione – dove appaiono i baraccati di un terremoto di anni prima, contadini affetti dalla tubercolosi, sindaci che tutto facevano fuorché gli interessi di chi soffriva, clienti senza scrupoli ‘signori’ dei circoli, deputati che non appena lasciavano la Calabria per arrivare a Roma diventavano a loro volta ‘clientela’ dei circoli della Capitale". Non credo sia stato un caso che l’articolo di fondo apparso sul primo numero di "Calabria del popolo" sia firmato da Gaetano Salvemini e porti il titolo: "Giolittismo meridionale e suffragio universale".

Il dott. Mottola divenne un punto di riferimento per tutta la cittadinanza ma soprattutto per la massa di poveri e disperati verso i quali prestava la sua attività professionale disinteressatamente con grande generosità ed altruismo.

Notevole fu il ruolo di "Calabria del popolo" durante le elezioni politiche del 1913, che vide candidato Francesco Mottola. Non fu eletto, pur tuttavia la sua candidatura servì a spezzare l’isolamento del circondario di Tropea e costituì un elemento di forte novità. Infatti, da allora Francesco Mottola continuò negli anni ad essere punto di riferimento per intere generazioni di socialisti vibonesi e calabresi. Francesco Mottola morì a Monza (Mi) il 10 gennaio 1949. Il figlio Orazio, socialista anch’esso, operò a Milano dove venne eletto consigliere comunale. Alfonso Del Vecchio, dirigente dello Sdi e consigliere provinciale di Vibo Valentia, scrisse recentemente che ricordare Francesco Mottola significa dimostrare attraverso la sua figura "…che un movimento pervaso di pluralismo culturale vitalissimo, da una ricchezza di contributi, di filoni ideali e di pensiero, sia pure diversi tra di loro, come quello socialista, non può esaurirsi frettolosamente, come qualcuno va predicando da tempo, ma costituisce viatico per anticipare la modernità dei tempi venire": Lo stesso compagno Del Vecchio si è fatto lodevolmente promotore affinché da tutti i cittadini e dalle istituzioni pubbliche, il dottor Francesco Mottola possa essere ricordato ed eletto fra coloro i quali, tra i primi concorsero a rendere un insostituibile contributo di ingegno e di fede per l’esaltazione, l’affrancamento e la dignità di un popolo.

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