Mazzali Guido: la tensione etica
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 22 settembre 2002 - anno 5 - numero 34
Potete immaginare un signore, tutto trafelato e dall’aria distinta, che nel tardo pomeriggio del 25 aprile 1945, circolava impavido per Milano insorta, con una bicicletta malandata e una borsa piena di carte che altro non erano che materiale da pubblicare su un giornale?
Questo signore era Guido Mazzali che attraversava Milano per arrivare al "Corriere della Sera". Il giorno successivo, il 26 aprile 1945, usciva finalmente, dopo vent’anni, il primo numero normale dell’ "Avanti!", alla luce del sole.
Guido Mazzali nacque a Suzzara (Mantova) il 22 aprile 1895 da famiglia contadina. Dopo le scuole elementari, fece il garzone fabbro, poi il commesso e poi l’apprendista tipografo. Nel 1911 divenne impiegato alla Banca Popolare di Suzzara e dal 1913 al ’15 impiegato nella locale Cooperativa di produzione e consumo. Fu un autodidatta e seppe formarsi una cultura economica e filosofica d’alto livello. Cominciò a frequentare la Federazione del Psi di Mantova (all’epoca diretta da Maria Goia) e a collaborare alla stampa locale socialista. Eletto nel 1915 segretario della Federazione giovanile del Psi si distinse nella campagna contro la guerra. Chiamato alle armi nel 1917, partecipò al conflitto e venne smobilitato nel 1918. Resse per breve tempo la federazione mantovana del Psi, quindi si trasferì a Carpi (Mo) per reggere la segreteria della Camera del Lavoro e la direzione del settimanale "Falce e martello". Costretto a lasciare Carpi per l’imperversare della violenza squadristica del fascismo agrario, fu chiamato da Serrati alla redazione dell’"Avanti!". Rimase redattore del quotidiano socialista ininterrottamente, fino al 1926, cioè fino a quando le leggi fasciste soppressero tutta la stampa dell’opposizione. In quel periodo Mazzali collaborò anche con "Rivoluzione liberale" di Gobbetti ed altre riviste di cultura. Sin dai primi scritti, affiorò evidente la personalità di Mazzali e il suo rigore morale. Egli ricordava spesso la riforma protestante. "Dobbiamo combattere – sosteneva Mazzali – come i cristiani veri, non con rassegnazione, ma con la ribellione per il bene". Mazzali avrebbe voluto che si tornasse alla propaganda primitiva per spiegare che cos’è il socialismo, e i sacrifici e la preparazione che bisogna fare per arrivare alla mèta. Già nel corso del primo conflitto mondiale, Mazzali proiettava le sue idee al dopoguerra, a quando sarebbe stato possibile rendere operante un socialismo eticamente riformato. Questa tensione etica deriva dalla necessità di rifondare da un punto di vista teorico e strategico il patrimonio del socialismo italiano. Tutto ciò apparirà sul volume "Espiazione socialista" che Mazzali pubblicò alla fine del 1926. Si trattava di un abbozzo di storia critica del socialismo italiano, il quale veniva ad inserirsi, con indubbia originalità, in quel filone di neorevisionismo socialista. Nel 1926, Guido Mazzali prese le distanze dalle posizioni massimalistiche arroccate in difesa della intransigenza nei rapporti fra i due partiti socialisti separati (massimalista e riformista unitario) e si schierò con un "gruppo d’azione socialista" dove non si respingevano le prospettive di riunificazione.
Con l’avvento del regime fascista, iniziò anche per Mazzali il lungo esilio in patria, senza alcuna possibilità di svolgere la sua attività di giornalista. Nel 1927 assunse la direzione della rivista tecnica di organizzazione aziendale e di pubblicità "Ufficio moderno" e, negli anni successivi, fondò la rivista "Linea grafica" e una casa editrice ad essa collegata. Nel giugno 1940 con l’entrata in Italia nel secondo conflitto mondiale, Mazzali fu internato come antifascista nel campo di concentramento di Istonio (Chieti). Nel 1943 fu con Lelio Basso, Corrado Bonfantini e Lucio Luzzato, fra i fondatori del Mup che, nello stesso anno, confluì nel Psi. Dopo l’armistizio e durante la Resistenza, Mazzali intensificò la sua attività e diresse l’"Avanti!" clandestino milanese che raggiunse una tiratura di 15 mila copie e che aveva un recapito nei caselli daziari di Porta Vittoria. Dopo la liberazione fu chiamato a far parte della direzione del Psi (confermato sino alla morte) e a quella dell’"Avanti!" fino al 1951. Venne eletto deputato nel 1948, nel 1953 e nel 1958. Fu anche assessore al Comune di Milano dopo la liberazione e consigliere e capogruppo Psi successivamente.
Resse anche la Federazione milanese del Psi. Già nel suo intervento al 32° Congresso del Psi (Venezia 1957) Mazzali prevedeva nuove svolte che si sarebbero concretizzate con l’affermazione autonomista di Nenni-Lombardi. Nel suo intervento Mazzali, dopo aver escluso una politica di Fronte popolare e ritenuta insostenibile la formula centrista, dichiarò: "… per superare queste due formule bisogna ritrovare una nuova prospettiva d’azione.
Non un’alternativa di classe proponiamo, ma una alternativa politica che può comandare di assumere responsabilità di governo, come pure può determinare una dura opposizione per creare le posizioni al socialismo italiano di esercitare il potere nel nostro Paese".
Guido Mazzali morì a Milano il 24 dicembre 1960.
Aveva lottato sempre per la causa della classe lavoratrice dalla quale proveniva, per cui mai dimenticò le sue umili origini.