Lombardi Riccardo politico integerrimo
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 19 gennaio 2003 - anno 6 - numero 03
"Il movimento operaio e la democrazia perdono in Riccardo Lombardi uno dei loro combattenti più onesti, più coraggiosi e più intelligenti". Così disse il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, nel 1984, dopo aver reso omaggio alla salma del leader socialista spentosi a 83 anni in una clinica romana. Riccardo Lombardi (nel bel disegno di Nani Tedeschi) nacque a Ragalbuto (Enna) nel 1901. Il padre era un ufficiale dei Carabinieri inviato in Sicilia da Milano, la madre era siciliana. Fece il liceo a Catania, poi, nel 1919 si trasferì a Milano dove si iscrisse a Politecnico e si laureò in ingegneria. Lombardi in quel periodo, anche se non iscritto, fu vicino ai giovani cattolici di sinistra che riconoscevano nel loro leader l’on. Miglioli, deputato del partito popolare ed organizzatore dei contadini nel cremonese. In quel periodo il giovane Lombardi partecipò a diversi scontri contro i fascisti. Durante il regime fascista partecipò al movimento "Giustizia e Libertà". Nel 1930, venne arrestato dopo che fu operato un lancio da alcuni taxi in corsa, di volantini antifascisti, il cui testo fu da Lombardi redatto. Dalle percosse ricevute nella sede del fascio, subì una lesione al polmone, mai più rimarginatasi. Nel 1942 partecipò con Ferruccio Parri, Ugo La Malfa, Leo Valiani ed altri, alla costituzione del partito d’Azione. Il Comitato di Liberazione Alta Italia, il 25 aprile 1945 lo designò prefetto di Milano.
All’alba del 26 aprile 1945 con Milano insorta, Lombardi entrò, alla testa delle Guardie di Finanza, al Palazzo della Prefettura ed occupò l’incarico che gli fu affidato dal Cln Alta Italia e al quale dimostrò notevoli capacità. Nel dicembre del 1945, per il partito d’Azione, divenne ministro dei Trasporti nel I Governo De Gasperi. Conseguita la vittoria per la Repubblica, non volle più fare il ministro per dedicarsi, da allora, all’attività politica e legislativa. Era ancora ministro quando ad un giovane amico e compagno, che si affacciava a responsabilità in una amministrazione locale, rivolse queste parole: "… ricordati sempre che l’uomo politico è oggetto di attenzione ed anche di tentativi di corruzione se non altro per comprometterlo e poterlo ricattare al momento opportuno, se cedi una volta sola la tua libertà è finita per sempre".
Nel marzo 1947, si sciolse il partito d’Azione che, in gran parte, confluì nel Psi. La scelta socialista avvenne in un momento critico. Nel Psi vi era stata la scissione di Saragat che Lombardi vedeva come una evoluzione moderata di filoamericanismo, ma vedeva anche con apprensione e pericolo per la democrazia italiana nella politica frontista di Nenni.
Lombardi nel Psi, non fu certamente un dirigente politico facile, ma fu destinato ad un grande magistero politico e morale. I lettori mi scuseranno se sono costretto ad una rapida sintesi per un personaggio che meriterebbe più spazio. Riccardo Lombardi fu tra i primi a portare nella sinistra una cultura economica e a capire l’importanza dell’integrazione europea.
Lombardi fu un pacifista, ma non a senso unico. Fu contro il Patto Atlantico perché quel trattato sanciva la divisione del mondo in blocchi contrapposti. Fu anche nella presidenza del Consiglio mondiale per la pace, ma non esitò ad uscirne polemicamente quando constatò che si era trasformato in uno strumento della propaganda antiamericana dell’Unione Sovietica. Ma la maggiore caratteristica di Lombardi fu quella della sua assoluta onestà, non solo delle idee, ma personale. Entrò nel partito in una fase complessa, caratterizzata dal tentativo morandiano di imporre un ritmo organizzativo ed una tensione ideologica di tipo leninista. Dopo la sconfitta del Fronte popolare, Lombardi, su quel tema, direttore dell’"Avanti!" (1948-’49) svolse un’aspra polemica con Rodolfo Morandi. Fu pertanto un protagonista dell’autonomismo socialista dopo gli anni bui del frontismo al quale, quasi da solo, s’era opposto. Indicativo a questo riguardo il suo intervento al Congresso di Venezia (1957), ma la sua relazione al Congresso di Napoli (1959) rimane uno dei documenti più importanti della storia socialista del dopoguerra. La versione lombardiana del centro sinistra era fortemente impregnata di riformismo ma venne a consumarsi soprattutto dal fallimento della politica economica e dai presenti vincoli e ritardi posti alla politica delle riforme delle resistenze democristiane, nonché indebolita da una opposizione comunista senza tregua. Da questa esperienza, Lombardi cominciò a parlare – osteggiato da tutti, compreso il Pci – dell’Alternativa, cioè di quella politica che investe due principali nodi irrisolti della riflessione ideologica dell’intera sinistra, cioè il problema di definire i lineamenti di un modello di sviluppo economico e civile socialista e quello dell’organizzazione di questo nuovo modello, ossia il problema delle istituzioni. La corrente della nuova sinistra capeggiata da Lombardi era seguita entusiasticamente da molti giovani che lo seguivano e lo applaudivano. Ma Lombardi sapeva benissimo che nel Psi gli applausi non fanno politica. Moltissimi furono i dirigenti socialisti passati per la corrente lombardiana, ma molti furono coloro che si allontanarono da essa, al primo soffiar di nomine. Purtuttavia Lombardi per gli amici ebbe sempre grandi premure; ascoltava i loro problemi, consigliava, cercava di risolverli, ma talvolta fu di estrema durezza. Non esitò infatti di stroncare la carriera politica di un giovane compagno che stimava moltissimo per la sua intelligenza politica, quando seppe che aveva aderito alla Loggia massonica di Gelli, la P2. Quel giorno Lombardi era angosciato e disse che la coerenza morale, in politica, viene prima di ogni altra considerazione. Quel giovane "piduista" dopo un periodo, non lungo, di quarantena, riemerse al punto di diventare ora un autorevole dirigente parlamentare del centro destra, rivelando appieno il suo vero volto di come ha concepito il "far politica". Così venne perpetrata l’ultima offesa alla memoria di Riccardo Lombardi, il politico integerrimo che dimostrò d’essere il contrario degli uomini di potere