Lombardi a Piacenza

01 settembre 2005

Incontro coi compagni del 8 marzo 1981

Applausi

grazie compagni
da Torino a Palermo non è una espressione geografica evidentemente è politica, e credo che la federazione di Piacenza abbia fatto bene a indire questa manifestazione pubblica non come corrente ma come partito, aperta perché quello che succede nel partito socialista, come in qualunque dei grandi partiti italiani, non è questione che interessi il chiuso del partito ma interessa tutta la popolazione per il bene e per il male e che quindi dare conto anche dei nostri dissensi è importante è socializzarli è cozzare sul filo di una opinione pubblica avvertita sospettosa e delusa, che si tratta di, in gran parte riguadagnare alla fiducia nella sinistra e nel socialismo.
Compagni non v'aspettate certo che io parli da uomo neutro, sono un socialista, sono un uomo di parte uomo della sinistra socialista e in un momento in cui il dibattito aperto all’interno del partito non ci sono vincoli di disciplina o museruole alla critica bisogna dire le cose come sono esplicitare in termini chiari senza equivoci possibili le nostre intenzioni e i nostri limiti anche e perciò per prima cosa io dico che la ragione per cui noi, sinistra socialista, abbiamo suggerito e ottenuto per primi un congresso a tesi è stato soprattutto una manifestazione di fiducia nel partito, anche nella maggioranza del partito la quale non è fatta solo di alcuni dirigenti ma è fatta di una quantità di compagni , illusi o no i quali hanno creduto di ravvisare in una politica che si prefiggeva e si prefigge essenzialmente utilizzando tutte le tattiche, tutti i pragmatismi e lasciatemi aggiungere tutti gli opportunismi soltanto ed esclusivamente la crescita del partito, sono stati richiamati ad una specie di patriottismo di partito che li induce a solidarizzare con un segretario di partito, specialmente quando quest’ultimo dopo aver dato gomitate a destra e a sinistra e attaccato tutti, si trova ad avere risposte settarie ai suoi attacchi settari, richiamando attorno all’uomo oggetto di una reazione settaria un patriottismo di partito perfettamente comprensibile ma che non risponde affatto secondo il mio parere a una profonda meditazione e un profondo convincimento nella stessa base che oggi maggioritariamente pare appoggi la politica attuale della maggioranza. Io per prima cosa vorrei dire che la scelta che la corrente maggioritaria ha recentemente fatto, della parola riformista non è una scelta indolore compagni , non pensate che io voglia fare una lezione di semantica , no, le parole fanno figli, contrariamente a quello che dicono i nostri compagni toscani, “che le parole non fanno figli”, qualche volta esse sono indice di scelte, e la scelta della parola riformista ha un significato, perché le parole non sono neutre, non sono innocue, sono cariche di una storia del significato che la storia, gli eventi, decenni, anzi secoli dirò, hanno attribuito a queste parole.
Contro chi e da chi si vuol distinguere la maggioranza del partito chiamandosi riformista. Forse fino dal dopoguerra o dal primo dopoguerra ad oggi, la contrapposizione...... ci si chiamava riformisti in quanto non rivoluzionari nel senso classico della parola, nel senso del colpo violento di massa che occupa il potere già maturo nella società.
Allora non c’è partito italiano nell’arco democratico non ci sono i comunisti in tutte le loro correnti e frazioni che abbiano ancora optato per una soluzione rivoluzionaria nel senso classico della parola e quindi il binomio riformismo-rivoluzione ha perso di significato; a cosa si vuol riferire quando tutti sono riformisti nella sinistra italiana, una corrente che si vuol chiamare riformista, evidentemente si riferisce al carico ambiguo se volete che questa parola ha avuto dal cumulo dello spessore che decenni e decenni di lotta hanno dato. Cos’è stato il riformismo, non più la contrapposizione alla rivoluzione, è stato l’emblema di una scelta, la scelta socialdemocratica, con i suoi lati positivi e con i suoi lati negativi con la quale alcune società e alcune sinistre e alcuni partiti socialisti hanno scelto, chiamandola appunto scelta riformista una tattica e una strategia che non contestava al fondo il sistema capitalistico, non pensava di rovesciarlo ma pensava di utilizzarlo, in fondo la parola d’ordine implicita ed esplicita in questa politica , qual’era? lasciamo ai capitalisti il compito della produzione e della distribuzione del reddito e riserviamo allo stato alla socialdemocrazia il compito di meglio ripartire il profitto dei capitalisti sequestriamoglielo in grande parte attraverso l’imposizione, redistribuiamolo in modo equitativo, con una politica largamente assistenziale, il welfare-state la politica assistenziale a beneficio delle classi lavoratrici , il che ha avuto dei grandi momenti compagni specialmente nel paese che meglio ha esplicitato questa politica, la Svezia , ha condotto a una forma di redistribuzione del reddito pur affidato nella sua formazione ai capitalisti, che è ancora un esemplare ineguagliato in qualsiasi società. Ineguagliato di benessere e di uguaglianza fra le classi lavoratrici. Compagni ma questa scelta della parola riformista, avviene proprio nel momento in cui questo tipo di riformismo ha fatto purtroppo, devo dire, il suo tempo, e allora contro chi ce l’hanno compagni? Craxi si richiama a Turati, ma io mi permetto sommessamente di dire che la corrente di Turati non è che si chiamasse riformista, si chiamava critica sociale, e quando Turati ha fatto nel 1922 la scissione dai massimalisti, nel partito socialista il suo partito non si chiamò partito socialista riformista, si chiamò partito socialista unitario, il solo precedente che noi abbiamo nella storia del partito socialista di un partito socialista riformista, è quello fatto figurarsi nel 1911 al congresso di Reggio Emilia mi pare, in cui uscirono dal partito Bissolati Bernini Bonomi, Defelice, perché non erano d’accordo con il partito per la sua opposizione alla guerra di Libia, un precedente non illustre come voi vedete, quindi a cosa si richiama questo riformismo tardivo, questa riappropriazione di una parola che pur se sarebbe innocua perché condivisa da tutti, ma ha il suo significato in questo momento, cioè a dire una scelta tardiva per una politica arretrata, questa è mi pare la scelta che Craxi ha fatto con questa stravagante trovata di ribattezzare la sua corrente come corrente riformista. Di ogni parola, di ogni scelta bisogna sapere contro chi è diretta da chi ci si vuol distinguere, in che modo. Ecco compagni che a questo punto la questione per noi si pone come affrontare questo congresso a te Io devo dire che avendo promesso il massimo rispetto e anche la massima fiducia devo dire, nell’istinto di base che prevarrà nel partito, indipendentemente poi dai numeri e dalle conclusioni statistiche del congresso, persuaso come sono che noi batteremo quella politica o comunque la condizioneremo in modo che essa non possa arrivare alle sue conclusioni nocive per il partito, a deformare l’immagine stessa del partito, da questo punto di vista la mia fiducia è credo fondata e non facilmente rimovibile. Compagni noi pensiamo che non si può, appunto perché si ha fiducia nella sanità fondamentale del partito, proporre un congresso con uno scontro frontale. Abbiamo rifiutato il congresso a mozioni, e abbiamo scelto il congresso a tesi non già per attenuare la nostra opposizione, è un’accusa non meritata quella che ci viene attribuita di essere in mezzo fra chi attraverso una mozione, Demartino Achilli, si oppone risolutamente alla politica di Craxi e chi come noi sarebbe appunto perché ha proposto le tesi in una posizione intermedia quasi che si appresti ad un connubio con la maggioranza per cui la sua opposizione sia meno risoluta e meno fondamentale, non è così compagni, la nostra opposizione è risoluta e fondamentale, però è un’opposizione ragionata e un’opposizione che non implica la totalità delle scelte della maggioranza, se noi dovessimo dire che nella maggioranza non c’è niente, proprio niente che possa essere comune alla sinistra dovremmo andarcene dal partito compagni. (APPLAUSI)
Ma noi non reputiamo, noi, che crediamo fondamentalmente nell’unità del partito, e non la vogliamo per nulla compromettere, pur nell’asprezza dello scontro sappiamo compagni che c’è molto ancora, è questo che dà fiducia che non è soltanto residuo di lotta passata, c’è molto nel partito nella cultura stessa della maggioranza che può essere recuperato e in questo sforzo di recupero, in questo sforzo di mettere a galla le energie in gran parte offuscate da scelte momentaneamente sbagliate del partito che consiste la nostra proposta di fare un congresso che non sia di resa dei conti, come in modo insolente il segretario del partito si è affrettato a dire, quando con una mancanza di stile che certamente non apprezzo, a una domanda di non fare un congresso regolatore di conti, ha risposto “io i conti, il regolamento dei conti l’ho già fatto.” Lasciamo stare questa rozzezza a chi la sceglie come propria immagine e come proprio distintivo.(APPLAUSI) Noi vogliamo condurre un congresso in cui siano o no regolati i conti statistici, sia un congresso di dibattito reale, e un congresso di dibattito significa non un congresso in cui si parte da principi o da posizioni incompatibili, ma in cui si parte dal criterio che dovrebbe animare tutti i dibattiti democratici che una parte possa influenzare l’altra, ed esserne a sua volta influenzata, per cui non si arrivi a delle medie statistiche, che non significano niente, ma si arrivi a delle scelte, giuste o sbagliate che siano ma nutrite dall’esposizione dei convincimenti delle diverse parti, esposizioni e convincimenti che anche quando non sono accolti nei documenti conclusivi compagni, non mancano di lavorare nel profondo del partito di lasciare le loro tracce di lasciare dei semi che poi fruttificano se, come è la mia supposizione, la base del partito è ancora un terreno fertile di iniziative e di lotta per il socialismo. Da questo punto di vista io non ho preoccupazioni, ho la preoccupazione sola che il congresso non si riduca a una pura logomachia, a una pura espressione dettagliata o ampia delle posizioni, delle tesi contrapposte che poi sono delle mozioni in realtà, data la loro contrapposizione, senza lasciare tracce che influenzino, che anche ci influenzino, perché non crediamo di essere infallibili cediamo di avere anche qualche cosa da imparare dai compagni oltre che qualche cosa francamente da suggerire, ai compagni che si dicono maggioritari. Da questo punto di vista compagni, qual’è la differenza fondamentale che noi troviamo...... quello che c’è di inaccettabile nelle tesi della maggioranza, anche perché il segretario del partito nel presentarle fra le altre cose come tesi personali, ha fatto uno sforzo per renderle in certo modo commestibili, per attenuare le punte aspre per rinunciare a certi metodi polemici che credo si sia accorto un po' tardivamente non rendono poi quello che egli sperava potessero rendere. Ne4lle tesi ci sono molte considerazioni, se uno le esamina, di comune acquisizione nel partito, ci sono molte cose che non sono soggette a discussione, ci mancherebbe altro che si dicesse che è tutto sbagliato, non è tutto sbagliato, direi che niente è profondamente sbagliato, che quello che caratterizza soprattutto le tesi, specialmente quelle decisive quelle che sono rivolte a stabilire la politica futura del partito, sono tesi che si devono giudicare più per quello che manca, più per quello che si tace, che per quello che si dice. Compagni quando si dice nella seconda o terza tesi che sia quella che riguarda i governi e le alleanze, che poi è la tesi più importante nel complesso delle tredici tesi o le diciassette tesi quante siano, quello che si dice sulle scelte, se uno le legge è indotto alla convinzione che nell’ambito della politica della maggioranza , tutte le soluzioni di governo e di alleanza siano possibili, che sia possibile un connubio permanente con la DC che sia possibile un fronte laico, che sia possibile un ritorno al centrismo o un ritorno al centrosinistra che sia anche perfino possibile perché a un certo punto lo dice, anche l’alternativa di sinistra, tutte le scelte sono in certo modo lasciate sullo stesso piano, perché non c’è una scelta fondamentale cioè la scelta di sinistra la scelta primordiale dell’alleanza a sinistra come scelta decisiva e non compatibile con le altre da parte del partito socialista. Ed è questo il punto nodale, il punto importante. Si dice che il congresso di Torino e all’indomani stesso del congresso di Torino, i compagni della maggioranza si sono affrettati a dire che il congresso di Torino non aveva scelto l’alternativa di sinistra. Certo il congresso di Torino era stato fatto nel nome dell’autonomia e dell’alternativa ma ritenevamo e riteniamo ancora, appunto perché riteniamo valido il congresso di TO, pur non essendo integralmente ripetibile, deve essere perfezionato, riteniamo che l’alternativa di sinistra possa essere scelta dal partito in quanto il partito abbia affermato e consolidato la propria autonomia la quale era posta in dubbio perché i lunghi anni del frontismo, i lunghi anni del centrosinistra avevano finito effettivamente per oscurare questa autonomia del partito che si riteneva ora succube del PCI ora succube della DC con qualche ragione, perché questi episodi di subalternità ci sono stati anche prolungati nel tempo con diversa misura con diverso impegno ma ci sono stati. Una volta ricuperata in modo ostensibile ogni preoccupazione di ritorno a politiche subordinate frontiste ogni preoccupazione di ritorno a politiche subordinate di alleanze privilegiate con la DC , si poneva sul giusto terreno, con i piedi per terra il problema dell’autonomia come fondamento dell’alternativa, ma a questo punto il compagno Craxi e il suo stato maggiore hanno completamente dimenticato la decisione cioè l’alternativa, hanno perfino negato espressamente che nella risoluzione di Torino ci sia una opzione per l’alternativa di sinistra , quando se è vero che la mozione conclusiva di Torino non ha detto esplicitamente, non ha parlato di alternativa di sinistra, non né ha parlato per una semplice ragione, perché se era stata condotta la politica della maggioranza che si formò a TO era stata condotta in nome del progetto socialista, e il progetto socialista era zeppo, pieno trasudava la politica dell’alternativa da tutti i suoi pori anzi era un progetto per l’alternativa di sinistra. Non c’era bisogno di ripetere ad ogni momento, la parola alternativa perché essa balzasse in modo autentico come principale e autentica acquisizione del deliberato di TO. Ora quello che si tende a sequestrare, scusate se io insisto su questo concetto, su cui si è soffermato giustamente bene il compagno Covatta, quello che si tratta di fare al congresso di Palermo è riguadagnare il consenso alla politica di TO non tornare indietro, non tornare a forme che apparentemente possono essere qualificate come forme di autonomia addirittura di indipendenza assoluta, e addirittura di stravaganza di iniziativa e di protagonismo permanente da parte del partito ma in realtà se abbandonassero il filo dello scopo, il filo della politica dell’alternativa finirebbero per rinnegare TO e per lasciare il partito privo di un’ispirazione ideale e di una prospettiva e dotato soltanto di una tattica che finisce come tutte le tattiche in mero opportunismo. Ora compagni l’obiezione che ci viene fatta che la politica dell’alternativa sia una politica per tempi storici, è una obiezione sbagliata, compagni, è una obiezione sbagliata, quando i compagni dicono che l’alternativa è sempre a priori senza bisogno che sia oggetto di una scelta congressuale, lo scopo dei socialisti, certo che è lo scopo dei socialisti, è il socialismo, allora non si sarebbe socialisti, perché è chiaro e che quindi l’alternativa socialista rispetto al dominio capitalistico sia negli scopi storici del partito questo è chiaro, la questione per noi è molto più pressante e molto più imminente e non si risolve in termini di auspici storici ma in termini di scelte politiche attuali che riteniamo mature e che riteniamo non così lontane come perfino fra di noi, fra di noi qualcuno opina. Compagni o ci rendiamo conto che questa situazione di governabilità apparente e di ingovernabilità reale del nostro paese, e non parlo soltanto del nostro paese perché sono fenomeni diffusi in tutta l’area dei paesi capitalistici, a parte la crisi dei paesi cosiddetti socialisti, o noi riteniamo che queste siano risolubili, attraverso i pannicelli caldi o attraverso le scelte dure della vecchia e della nuova destra, parleremo anche di questo più tardi, o noi riteniamo , e riteniamo per fermo che essi abbiano bisogno di una terapia che può non necessariamente essere una terapia d’urto, ma che deve essere una terapia alla quale hanno interesse vitale le sinistre e allora il problema dell’alternativa di sinistra no si pone come uno scopo lontano nel tempo da raggiungere, in tempi storici ma da porre immediatamente in tempi politici, cioè nel senso che non è dietro l’uscio come si dice, che cosa vuol dire che non è dietro l’uscio, se si dice che oggi non c’è una maggioranza parlamentare per un governo di sinistra sono convinto anch’io, che non c’è una maggioranza parlamentare per un governo di sinistra, perché socialisti comunisti anche i piccoli gruppi alla sinistra del PCI anche se ci mettiamo i radicali dentro anche se ci mettiamo alcuni gruppi eventualmente seceduti dalla DC è chiaro che la maggioranza non c’è, tanto più che adesso non sono acquisiti né i socialdemocratici né i repubblicani ma compagni a cui non sono acquisiti neppure i comunisti perché fino a questo momento l’alternativa di sinistra è stata rifiutata dal PCI e la ragione della polemica abbastanza dura che noi abbiamo avuto in questi ultimi tre anni, noi sinistra, a ò parte la polemica del partito che era diversa, ma noi sinistra in questo confronto col PCI, è stata proprio nella contrapposizione fra la scelta nostra dell’alternativa di sinistra e la scelta prevalente del PCI di un compromesso storico che in definitiva si risolveva a negare e anzi veniva negata esplicitamente la possibilità e l’utilità di un’alternativa di sinistra. Che oggi le cose siano cambiate o comincino a cambiare è quello corrobora il mio discorso, ma poi dirò perché come e come è importante è che esse cambino, e come noi non abbiamo fino ad oggi saputo approfittare, saputo utilizzare i sintomi o la realtà di questo cambiamento. Compagni qui il problema di una politica della sinistra si pone in termini effettivi a parte la questione dei numeri, a parte la questione oggi di mancanza di maggioranze parlamentari capaci di domandare oggi un governo della sinistra , compagni ci vuole prima la disponibilità dei partiti maggiori della sinistra cioè del PCI e del PSI non soltanto a proporre la loro candidatura al governo del paese, ma anche a saper dire in mondo comprensibile e credibile che cosa si propongono di fare quando fossero domani al governo, ed è quello che manca compagni, i vari progetti parziali, a medio o piccolo termine. Le varie anche proposte molto pregevoli che vengono e dal PSI e dal PCI su problemi specifici e sulla sanità, e sull’agricoltura e sull’industria e sull’amministrazione delle PPSS, mancano di una sintesi credibile che dica alla gente in modo persuasivo se la sinistra va al governo che cosa si propone di fare di fondamentalmente diverso. La risposta più credibile in questo momento è stata quella morale. Si è detto in definitiva che la sinistra, in questo hanno avuto la parte fondamentale i compagni comunisti, era una politica di buon governo. Un governo corrotto, un governo clientelare, un governo corporativista come quello della DC, un governo che ha inquinato la vita pubblica, e devo dire ha inquinato se stesso e ha contribuito anche ad inizi gravi di inquinamento anche del nostro partito, per imitazione compagni(APPLAUSI) Quindi governare meglio governare più onestamente, ma compagni senza dubbio il governare onestamente, il governare meglio è una cosa importante, ma non è tutto, non è il governo degli onesti che noi oggi possiamo domandare, ci sono degli onesti i quali sono fior di reazionari, anche non è questione di questo(APPLAUSI). La questione che manca nelle tesi della maggioranza, è la scelta dell’avversario fondamentale, ma d quando in qua un partito socialista un partito comunista un partito della sinistra che abbia anche quella parte della analisi marxista che non è refutabile, a parte la parte caduca, e quindi con un metodo di analisi che comporta scelte , scelte anche ideologiche pregiudiziali, ha trascurato di stabilire qual’è il suo avversario principale, certo in una società pluralistica come la nostra avversari o almeno concorrenti sono i tutti, tutti i partiti esistenti, altrimenti sarebbe un solo partito non ci sarebbe a sinistra diversi partiti, siamo concorrenti e diversi, e quindi in certo modo avversari anche, ma qual’è l’avversario principale del PSI e l’avversario principale del PSI se si dimentica che non può che essere la DC analogamente a quello che avviene sotto diverse denominazioni in altri paesi. Un grande partito a carattere popolare anche ma fondamentalmente moderato ed occasionalmente quando i tempi lo comportano reazionario, è la DC compagni. Cosicché anche se la DC diventasse quel partito pulito, non clientelare alieno da abusi che io mi auguro in una democrazia, non cesserebbe per questo di essere l’avversario storico del PSI non cesserebbe di essere l’avversario da battere, non da battere perché sudicio ma da battere anche perché pulito e anche essendo pulito amministra in modo più credibile la società borghese, la società che noi vogliamo fondamentalmente cambiare. Compagni questa è la questione fondamentale. La mancanza di questa scelta che pure emerse in modo fondamentale al congresso di Torino, quello che l’avversario l’avversario principale l’avversario contro cui puntare sia la DC manca nelle tesi, o comunque è sottolineato in modo così ambiguo e così occasionale che esso non persuade nessuno. Si può che ci sia una scelta ambivalente addirittura in certi momenti, non nelle tesi ma nella propaganda e nella pubblicistica a cui la nostra maggioranza volentieri si dedica, sembra alle volte che l’avversario principale non sia la DC ma che diventi addirittura il PCI. Addirittura si ha l’impressione che per certi nostri compagni la evoluzione in casa nel PCI, della quale si può dire quello che si vuole, che sia incompleta che sia tardiva che sia lenta, tutto quello che si vuole, ma che è reale è innegabile, sia guardata con sospetto e certo quasi si preferirebbe un partito ostinatamente stalinista perché sarebbe un avversario di comodo più facilmente da battere, e dispiace a certi compagni che i comunisti siano avviati su una strada aspra certo difficile e qualche volta contraddittoria, di autonomia rispetto ai vincoli internazionali, e di scelte democratiche all’interno del (nostro) partito perché questo non può essere più riguardato come un avversario, ma anzi è l’alleato principale al quale noi auguriamo che compia e faccia una evoluzione che noi apprezziamo profondamente e di cui appunto perché non neghiamo la difficoltà e le asprezze apprezziamo il coraggio con cui molti nel partito comunista si dedicano a che il processo sia irreversibile. Ora la mancanza di scelta di questo avversario, compagni finisce per stravolgere completamente le proposte della maggioranza del partito al congresso di Palermo. Una maggioranza che non sceglie l’avversario principale, che non indica, che sceglie una polivalenza di tasti da premere, che sceglie come avversari tutti e nello stesso tempo nessuno, che quindi si presta alle coalizioni alle intese e alle alleanze più ambigue e più contraddittorie lasciando quindi all’arbitrio della direzione che sarà eletta a Palermo il compito che è stato largamente sfruttato in questi anni di scegliere in modo autonomo e autarchico io direi in modo piuttosto imperiale la politica del partito…. Questo non lo possiamo consentire e la prima battaglia la battaglia più importante da fare a Palermo, e credo che sia una battaglia che su questo punto noi vinceremo, è da non lasciare che le conclusioni del congresso di Palermo, siano tali che lascino alla direzione del partito e alla segreteria del partito che ne usciranno libertà di scelta per qualunque politica per le politiche più contraddittorie compagni.
E’ questo l’impegno che noi abbiamo, un impegno che non riguarda soltanto il partito ma che riguarda tutta la sinistra riguarda tutta la società italiana. Compagni la situazione della non scelta degli avversari conduce a queste aberrazioni, che si propongono.

Vorrei ricordare due episodi abbastanza vicini nel tempo che valgono a caratterizzare la nostra posizione e la posizione della maggioranza.
Ricordo che non più tardi dell’anno scorso, quando ancora vigeva nel pci la strategia del compromesso storico, avemmo un dibattito a cui non partecipava soltanto la sinistra del psi c’eravamo io e Tamburrano, quindi un craxiano c’erano Chiaramonte e altri del pci, abbiamo avuto un dibattito molto franco e ad un certo punto i comunisti difendevano ancora il compromesso storico perché non si era arrivati alla svolta di Genova e poi alla svolta di Salerno erano fermamente arroccati ancora sul compromesso storico e noi che eravamo contro il compromesso storico e noi che volevamo invece la partecipazione del pci al governo, come legittimazione anche, che precludesse alla piena integrazione in un governo democratico in un governo di sinistra abbiamo osservato ai comunisti in questo modo; voi comunisti ricercate la collaborazione con la dc per andare al governo rifiutando l’alternativa di sinistra, in sostanza perché avete la preoccupazione che senza la dc voi non siate sufficientemente garantiti rispetto all’opinione pubblica sulla vostra autonomia e sulla vostra democraticità, avete bisogno in certo modo del connubio dell’ombrello protettivo e legittimante della dc quasi che sia la dc al governo a garntire che voi non prevaricherete. Ora noi che riteniamo invece che il pci ha tutti i numeri per partecipare al governo dichiariamo in modo… ( badate bene che è importante che questa affermazione l’abbia fatta io ma l’abbia condivisa anche Tamburrano) dichiariamo che voi comunisti sarete a nostro avviso completamente legittimati alla politica di governo il giorno in cui dichiarerete di essere disposti a governare non insieme alla dc ma anche senza e contro la dc (applausi) è da quel momento che la vostra scelta diventa credibile, dal momento in cui rifiutate la balia che garantisce che farete dei passi conformi alla democrazia e alla indipendenza del nostro paese. Bene compagni quel momento è arrivato e non ce ne siamo accorti o almeno qualcuno nel partito ha finto di non essersene accorto. Il momento in cui questo auspicio di allora che i comunisti dichiareranno di essere disposti a governare senza e contro la dc è arrivato.
Si può dire che sia ambigua la decisione di Salerno si può dire che siano equivoche le interpretazioni che sono nate, ma non c’è dubbio che il pci ha detto che esso si propone come forza garante di un governo senza la dc di un governo cioè contro la dc.
A questo punto noi avremmo dovuto richiedere che cosa? Avremmo dovuto richiedere come psi, una segreteria responsabile una direzione reale avrebbe dovuto richiedere al pci un incontro per definire i termini di un progetto comune per poter avvalorare questa ipotesi per poter spingerla avanti per poter utilizzare questa piena disponibilità del pci che invece è stata vista con un sospetto ingiustificato autorizzando anche possibili ritorni di fiamma che io non mi auguro ma che purtroppo un partito che si trovi frustrato o che si vuole spingere alla frustrazione come il pci per cui le sue scelte non sono mai credute le sue scelte di autonomia sono sempre messe in dubbio gli si vuol fare sempre la lezione e intendiamoci bene di lezioni abbiamo tutti da riceverne di lezioni i comunisti hanno bisogno di riceverne e anche noi abbiamo bisogno di riceverne, non è che io idealizzi ne il psi ne il pci, non idealizzo nessuno compagni. Ma altro è la lezione scambievole nel dibattito democratico altro è la minima soglia di credibilità democratica che io credo in questo momento i partiti della sinistra abbiano pienamente acquisito. Ed è questo evento che noi ora sfruttiamo. Per cui quindici giorni fa in un dibattito che la sinistra socialista ha organizzato, in cui c’erano due relatori uno socialista Salvadori e l’altro comunista Paolo Spriano con la partecipazione di Ruffolo mia e di Signorile da parte della sinistra socialista e la partecipazione di compagni comunisti, è stata rilevata questa anomalia è stata rilevata in modo espresso. Non mai come in questo momento se ci si riflette bene i termini ideali direi e di scelta strategiche almeno sulla carta e la carta conta, del pci e del psi , almeno quelle enunciate, sono state più vicine, ma compagni quante cose sono state superate il pci si è reso indipendente da Mosca in eventi importanti di cui anche le ultime vicende moscovite sono la testimonianza. Ha rifiutato il compromesso storico, ha scelto l’alternativa democratica, si tratta di vedere l’alternativa democratica, sino a che punto possa coincidere con l’alternativa di sinistra ma questo è il dibattito, non è nessuno che lo possa definire a priori , ha persino messo in discussione la pratica del centralismo democratico, almeno nelle sue forme aberranti, il giorno in cui il pci , almeno ripeto nelle dichiarazioni ufficiali che contano in un grande partito, si è avvicinato su un terreno in cui addirittura si confondono ,(almeno ripeto sulla carta)
Le ipotesi del pci e del psi,. In questo momento il psi si tira indietro, e invece di sollecitare il confronto, invece di perfezionare questo processo in modo da utilizzarlo nell’interesse della democrazia e del socialismo nel nostro paese, il psi si mostra diffidente mal disposto a confronti di questo genere, disposto soprattutto a una critica distruttiva e ad un processo alle intenzioni che non ha senso perché il processo alle intenzioni dei comunisti può avere la sua legittima ritorsione in un processo alle intenzioni socialiste e quindi si perde un’occasione storica, e non è la prima delle occasioni storiche che noi abbiamo perduto. Ebbene noi a Palermo intendiamo che questa occasione storica non ancora perduta, sia ripresa che il vecchio progetto del programma comune, compagni , … un giornale ha scritto che io sono ossessionato dal programma comune, io può darsi che sia ossessionato però non mi arrendo facilmente compagni, e credo che alla fine alla fine si arriverà a tutto questo, il giorno che si riprende un progetto comune che rende credibile la proposta della sinistra e in cui si finisca compagni questo stato lacrimevole, non mi accusate di volere le elezioni anticipate non mi accusate di volere destabilizzare la democrazia italiana, dico che mi ripugna questa preoccupazione della sinistra, che delle elezioni anticipate siano un pericolo per la democrazia. Alle elezioni ci dovremo arrivare, arrivarci un anno prima o un anno dopo poi non è che sia…..con questo io non auspico affatto la soluzione delle elezioni anticipate oggi, ma io temo le elezioni anticipate o no, con una sinistra che ancora non abbia fatto un progetto per poter porre la sua candidatura in sede elettorale, al governo del paese compagni, io lo temo perché la mancanza di una sinistra forte e risoluta e credibile è quella che determina il vero pericolo dello destra, lo rilevava Covatta ma lo ripeto anch’io, quando si parla di nuova e di vecchia destra e dirò quanto questa nuova destra non è poi tanto nuova, ma non è altro che una vecchia destra imbellettata compagni, il vero pericolo per la democrazia italiana, non è il lupo della destra dietro la porta è l’agnello della sinistra che si fa agnello perché non sa misurare le sue forze, perché non le sa unire, (applausi) non sa proporre un suo progetto, in una società che ha bisogno, non di utopie, ma ha bisogno di proposte credibili, e suscettibili di sollecitare il consenso delle masse, ora io in questo stato di sfiducia che c’è nell’opinione popolare verso la sinistra di cui una delle manifestazioni è l’assenteismo elettorale nelle ultime elezioni, in questo momento in cui sono in crisi i partiti e i sindacati, cioè la nostra base sociale, non credo affatto crisi irreversibile, ma crisi ci sono, derivate da incertezze di strategia, derivate da incertezze di sintesi, da incertezze di proposte sintetiche e che indichino la via, quando si tratta di progetti non si tratta di stabilire progettualmente punto per punto, si tratta di stabilire la via il filo rosso che lega una proposta politica e questo chi lo può fare se non la sinistra compagni,e badate bene la sinistra in un momento in cui in Italia e fuoric’è bisogno di una proposta di sinistra, altrimenti le forze di destra che sono già in predominio prevarranno davvero, e cosa vuol dire, altro che pensare che la minaccia di destra sia il sig. Visentini o il Corriere della sera, o che so io, che cosa vuol dire oggi che dovunque nel mondo c’è un’insorgenza di politiche vecchie, una reinsorgenza di politiche di destra, Reagan in America Barre e Giscard in Francia, la signora Tatcher in Inghilterra, perfino alcune pressioni sul governo socialdemocratico liberale in Germania, si apprestano ho hanno già iniziato politiche di destra, e badate politiche di destra che sono la negazione, della politica assistenziale, della politica del welfare state, quella politica socialdemocratica che o sotto il nome socialdemocratico, o sotto altro nome è prevalso in Europa durante tutto il periodo che va (con alterne vicende) dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi.
Compagni la forza di queste insorgenze di destra… che cosa dicono in sostanza, in soldoni questa gente…. Voi fino ad oggi, voi socialisti democratici avanzati, socialdemocratici, in tutti i paesi capitalistici avete sfruttato il progresso economico nel senso di aumentare il prelievo sui guadagni della borghesia, per una redistribuzione di redditi sotto forma assistenziale, la politica dell’assistenza dalla culla alla tomba, le pensioni l’assistenza sanitaria l’assistenza ai vecchi ,l’assistenza all’infanzia la cultura diffusala solarità prolungata sono tutte acquisizioni importanti, nel nostro paese, non abbiamo avuto neanche questo perché non abbiamo avuto neanche questa politica se non sotto forma di elargizioni clientelari, ma in altri paesi questo c’è stato, questo è entrato in crisi compagni ma la crisi è reale, se noi sinistra dicessimo che l’offensiva di destra non ha base, sbaglieremmo, l’offensiva della destra esiste perché a sinistra sta mancando la base economica per proseguire questa politica, e questo spiega la crisi verso sinistra che in questo momento pervade tutti i partiti socialdemocratici in Europa, cioè se questa politica di assistenza , questa politica di welfare state alimentata dalla politica Keynesista, va avanti essa non riesce più ad alimentarsi, in Francia, e credo che la situazione in Italia sia piuttosto analoga è stato calcolato questo, che se la politica assistenziale dei governi precednti continuasse indefinitamente con la sua curva ascendente entro dieci anni la totalità del reddito fiscale prelevato dai francesi basterebbe appena per le opere assistenziali. E’ chiaro che una società non può vivere di sola assistenza è chiaro che ci sono problemi che si aggravano, quello che gli economisti britannici chiamano la crisi fiscale, esiste, l’insufficienza delle risorse una volta che siano concomitanti tre fenomeni, uno, una crisi produttiva e di produzione che non è affatto provvisoria e che continuerà, due, il fatto che i metodi tecnologici e di informatica che si estendono nell’industria tendono ad espellere dalla produzione una buona parte di uomini e donne e quindi riducono la forza lavoratrice, terzo, che la sanità, l’assistenza, aumenta il numero dei vecchi, rispetto a quello dei giovani, e la stessa crisi della natalità fa sì che la popolazione invecchia quindi ci troviamo già in questi anni in una situazione in cui grande parte della popolazione che tende ad essere maggioranza (oggi i più che sessantenni sono quasi la maggioranza nel nostro paese, lo diverranno fra poco) dovranno essere mantenuti da una massa di giovani in gran parte tenuti lontani dalla produzione o perché mantenuti nell’ambiente scolastico o perché non trovano lavoro, e questo in un periodo di mancata crescita della produzione, è chiaro che una società non può reggere, deve ad un certo punto abbandonare l’assistenza o mutare sistema compagni ecco la crisi della società socialdemocratica, con tutti i suoi fulgori compagni. Io non sono di quelli che usa la parola socialdemocratico in senso sprezzante, anche se qualche volta in Italia abbiamo avuto ragione di usarla in questo modo (applausi)…………… nella sua eccezione classica e capitalistica il compito di produrre, e al governo il compito di distribuire il reddito non regge più, le basi economiche mancano, e allora bisogna cambiare sistema e allora bisogna intervenire nella produzione stabilire che cosa come e per chi si produce con quali intendimenti con quali rapporti, e allora si muta il processo cumulativo in modo da rendere possibile il proseguimento dell’opera assistenziale con una società più sobria con una società che consumi di meno beni necessitanti energie e consumi di più servizi beni culturali, tempo libero musica scolasticità, attività artistiche ed estetiche. Oggi il paradosso qual è, che le risorse produttive di beni necessari per i bisogni non soltanto minimi ma anche per i bisogni superflui degli uomini e delle donne sono più che perfettamente acquisibili con l’attuale apparato produttivo. Eppure non riusciamo appunto perché non interveniamo nell’apparato produttivo, a regolarlo in modo che esso produca quello che è necessario, e lasci le risorse necessarie per migliorare quello che si dice modo di vita.
Lo stile di vita della popolazione, è qui la grande svolta è qui che la politica socialdemocratica finisce e finisce nobilmente anche, finisce per l’esaurirsi delle condizioni che l’hanno resa possibile. E’ qui che la grande ipotesi socialista nasce. Interveniamo nella produzione non con forme statizzate ma con forme anche in parte statizzate in parte autogestionali. Con un progetto nuovo, è questo il progetto a cui io chiamo i compagni comunisti, a fare insieme che sia credibile (applausi) perché è possibile compagni. Non perché sia un frutto della fantasia o dell’utopia ma perché è possibile perché è necessario perché le risorse ci sono soltanto sono mal regolate, è qui che si apre la prospettiva, ma chi ha detto che il socialismo è ormai scomparso dalle prospettive che si tratta di un’idea invecchiata che nessuno sa più definire in modo credibile altro che come vaga aspirazione sentimentale all’uguaglianza e alla giustizia compagni.
Oggi siamo all’apertura di una situazione in cui o si trova una soluzione socialista oppure siamo alle barbarie compagni questa è la realtà delle cose (applausi).
Altro che abbandonare il socialismo come un’utopia desueta come un’eredità dei nostri padri che noi amministriamo stancamente, da eredi qualche volta fedeli qualche volta infedeli. Non abbiamo da amministrare la fotografia abbiamo da rinnovarci, abbiamo da capire che la condizione del socialismo oggi non sono più quelle di ieri, che non è più il socialismo che poteva essere introdotto con la semplice acquisizione del potere pubblico o della proprietà pubblica e della proprietà privata, non è più……….. il socialismo che oggi ha un rapporto enorme ………….chi può stabilire un rapporto con il terzo mondo, un rapporto che non sia soltanto un rapporto imperialista per aprire dei mercati ma c’è una politica europea da fare da parte dei socialisti una politica europea sul serio io prego i compagni di guardare con qualche attenzione la parte delle nostre controtesi dedicate alla politica internazionale. Io non ho esitato a rivendicare la politica neutralista compagni, io non dico che oggi bisogna uscire dall’alleanza atlantica , perché purtroppo l’alleanza c’è come purtroppo c’è il blocco di Varsavia e le uscite unilaterali non giovano a nessuno, ma una politica di non allineamento progressivo si compagni alla fin dei fini se perfino nel blocco sovietico la Romania fa una politica di non allineamento, mantiene la sua rappresentanza politica non ha rotto i rapporti diplomatici con Israele, non ha mandato i carro armati a Praga non ha contribuito se non in misura ridotta all’impegno per l’accumulazione per la crescita degli armamenti, che cosa ci impedisce, pur nella fedeltà alla alleanza atlantica e agli impegni, a stabilire la stretta delimitazione territoriale di questi impegni, a rifiutare allineamenti globali con la politica americana la quale avrà le sue ragioni buone o cattive che siano ma che globalmente non può coincidere affatto ………(che cosa significa questa indecente corsa a guadagnarsi la benedizione di Reagan)o del generale Haig per (applausi) manifestare fedeltà e richiedere preferenze e non c’è anche su questo terreno la possibilità della nascita di una grande politica europea che stabilisca un sistema non di sfruttamento ma di reciproca cooperazione col terzo mondo. Non c’è un grande internazionalismo, oggi che tutti gli internazionalismi classici sono in declino, l’internazionalismo classico della II° internazionale, quello pacifista, purtroppo tramontò alla 1° guerra mondiale, l’internazionalismo proletario della III° internazionale, è tramontato come tutti sappiamo e perché compagni non c’è un nuovo internazionalismo, che cosa vuol dire oggi essere internazionalisti e se socialisti e comunisti non sono internazionalisti che cosa sono, sono una varietà di partito nazionale? una varietà di partito per cui la ragion di stato nazionale è imperativa? se non hanno questo afflato internazionalista dove va a finire la nostra progettualità, il nostro respiro più ampio, dal superamento degli interessi perché…….. ci si offre un compito immenso compagni, stabilire con il terzo mondo rapporti cooperativi reali in cui mutiamo il nostro modo di produrre in modo da renderlo compatibile con la crescita dei paesi sottosviluppati. Abbiamo la forza materiale, progettuale e culturale per poterlo fare compagni e noi soli l’abbiamo e sottrarre questi paesi alla concorrenza fra Russia e America che si fanno per acquisire non il dominio del loro sviluppo ma per acquisire il dominio delle loro politiche e la mobilitazione di questi paesi a difesa dell’uno o dell’altro blocco compagni, stabilire un rapporto cooperativo che dimentichi così le cause del conflitto, voi mi direte che io navigo nell’astrattezza compagni, può darsi , un qualche cosa di astratto di utopico c’è sempre e guai se non pensassimo al paradiso in fondo per chi ci crede e al socialismo per chi non ci crede,(APPLAUSI) ma un pizzico di utopismo, che sia soltanto il sale e non l’alimento. La politica che proponiamo è una politica realista difficile dura, scelte…… piena di rischi anche, e forse che la politica che facciamo oggi non ha rischi compagni, ma c’è qualcuno che può supporre sul serio che il mondo anche se ricominciasse (molti si augurano che la crisi finisca) che si ricominci a produrre a gettito frenetico compagni questo è impossibile, guardate dalla fine della guerra, e nei primi trent’anni il reddito e la produzione di beni dei paesi sviluppati nel complesso è stato a tale ritmo che ogni 15 anni la produzione veniva raddoppiata ora pensate se si riprendesse (una cosa inaudita nella storia dell’umanità) in cui i progressi sono stati sempre …….. il reddito veniva raddoppiato ogni 100 anni pensate se si riprendesse……..una politica che ha consumato risorse senza fine……….per una politica in cui in 50 anni poi il reddito sarebbe moltiplicato mi pare 150 volte o qualche cosa del genere, una volta ho fatto il calcolo adesso non lo ricordo, una moltiplicazione senza fine delle risorse energetiche delle risorse di materie prime, nelle risorse di territorio nelle risorse di acqua nelle risorse di aria, ma voi pensate sul serio che questo sia possibile, disseccare completamente le risorse del mondo per una produzione di beni per ¾ superflui o eccedentari, o che lasciano nella fame lo stesso il terzo mondo, ma ci pensiamo che fra dieci anni abbiamo 5 miliardi di uomini di cui 4 miliardi alla fame e 1 miliardo che mangia troppo compagni, e questa gente non ci permetterà di vivere sfruttandola compagni(applausi) altro che barbarie sono cose lontane sono cose utopiche non si può cominciare subito ma non c’è un rapporto Brandt che indica la via sia pure graduali per cominciare subito?
Ma quello che manca è una politica socialista, e manca una politica della sinistra che si faccia carico di questi problemi, non si faccia carico dell’opportunismo quotidiano, perché anche noi delle volte siamo opportunisti, eccome compagni che non si faccia carico soltanto dell’opportunismo quotidiano, ma si faccia carico di un respiro più ampio che è il più realistico compagni. Non è realismo quello di non saper guardare lontano, è irrealismo il guardare da miopi compagni la presbitia è una malattia ma la miopia compagni lasciate a un miope di poterlo dire non è una brillante condizione tanto è vero che la correggiamo. Ecco compagni che noi abbiamo delle grosse responsabilità sul terreno delle scelte nazionali sul terreno delle scelte di politica estera, delle scelte di politica internazionale delle linee tendenziali che dobbiamo stabilire e in gran parte ci sono già nel progetto e delle linee applicative per cui quando si dice che dal progetto vogliamo passare al programma si dice cosa giusta, ma quello che io nego è che questo programma oggi allo stato in cui sono giunti i rapporti sociali la crisi economica le difficoltà del nostro e degli altri paesi, possa essere raggiunto da un partito o da un altro partito, o tutta la sinistra si assume questo compito, senza sudditanze compagni, io credo che nessuno mi farà il torto di pensare che io sia un frontista accanito o che sia succube della politica comunista, ai compagni comunisti ho sempre parlato chiaro essi hanno parlato abbastanza chiaro anche a me, abbiamo avuto polemiche senza fine, abbiamo avuto momenti di contatto, momenti di collaborazione, compagni credo che così siano da amministrare con reciproca lealtà e senza sprezzanti autoritarismi i rapporti alla sinistra, troppe volte noi, e questo un po’ ha motivato la reazione di Craxi, siamo stati trattati specialmente durante il periodo della solidarietà nazionale e del rapporto privilegiato con la dc con una sufficienza……(quando ci si scandalizza io sono fra quelli che si scandalizza) dai vertici dei segretari di partiti che regola le azioni di governo compagni, non posso dimenticare che ancora fino a due anni fa il vertice della maggioranza avveniva tutti i giorni attraverso i contatti di Digiulio con il segretario di Andreotti non è che siano delle novità compagni(applausi). Parliamoci francamente, fra persone oneste e leali fra compagni che vogliono lavorare insieme ma che non intendono adularsi compagni, non è che noi siamo tutta la ……. e voi siete tutta la sanità, compagni comunisti, siamo su un terreno in cui la fallibilità i difetti ci sono, quando io dico che è necessario che i due partiti cambino un po’ la faccia ma tutti e due non uno solo compagni, non credo di dire una cosa aberrante, abbiamo bisogno di riassumere non soltanto un volto e un aspetto ma di assumere una sostanza progettuale una credibilità che soltanto insieme possiamo fare compagni. Io non so quale sia il destino, se questa politica dell’unità a sinistra, senza subordinazioni reciproche fallisse compagni, noi, il psi ritornerebbe ad una sudditanza di fatto dalla dc e coi partiti borghesi i comunisti guadagnerebbero voti probabilmente, ma sarebbero in condizione di isolamento e di mancanza di capacità o attendibilità governativa che li spingerebbe inesorabilmente lo vogliano non lo vogliano, e non lo vogliono verso un arroccamento simile a quello del partito comunista francese. Non è nell’interesse di nessuno che questo avvenga, questa sarebbe la distruzione della sinistra, una sinistra o confusa o impotente compagni, impotente magari per eccesso di forza perché ove mancasse un psi in una soluzione di sinistra, e questa fosse affidata soltanto al pci, che non si illuda non avra mai il consenso a governare insieme con la dc da sola, la dc ha le sue caratteristiche, sono caratteristiche di potere insormontabili, possono fare tutte le concessioni di questo mondo compagni, ma non pensate che ci siano delle scorciatoie non pensate neppure, in un certo momento avete sospettato che ci fossero, ma per fortuna mi pare che abbiate mutato già opinione, che fosse una scorciatoia la proposta di Visentini, la proposta di questo mitico governo dei tecnici, in cui i partiti c’entrano e non c’entrano, in cui presidente del consiglio si presenta alle camere scelto dal presidente della repubblica, ottiene la fiducia, e la fiducia su cosa? Su quale programma, sulla sua persona, perché è bello? O perché è biondo o perché è bruno. Deve pure presentare un programma e poi una volta che gli si approva la fiducia lui fa il governo e fa il programma sul quale programma poi volta a volta su una cosa la camera dice di si, su un’altra cosa dice di no ma c’è qualche cosa di sensato, a parte la sensatezza della posizione da cui parte, cioè di questo arbitrio e soverchieria dei partiti, c’è senso comune in un governo che si faccia senza programmi affidato alle scelte del presidente della repubblica che può essere la scelta più luminosa di questo mondo ma un programma deve pur presentarlo per avere la fiducia, eppoi compagni la politica internazionale, ma un governo di questo genere come potrebbe almeno su un punto dovrebbe essere d’accordo , sulle linee fondamentali della politica estera, ora io …….affatto, mi spiace di prendere ancora qualche minuto di tempo compagni, ma lasciatemi dire che questa fola che da qualche anno è prevalsa, da due anni a questa parte, come residuo del periodo di cosiddetta solidarietà nazionale che i partiti italiani fossero unificati nella politica estera, perché ci sono state due mozioni di politica estera approvate all’unanimità, salvo i fascisti compagni, come se la politica estera di un paese sul serio ci fossero comunisti socialisti democristiani d’accordo sulla politica estera, ma ha senso comune questo, non c’era e non c’è, tanto è vero che alla prima occasione cioè a dire allo sme oppure alla faccenda dei missili l’accordo è saltato e nessuno più dice oggi, io mi ricordo un dibattito molto amichevole, molto fraterno che abbiamo avuto all’igpec all’epoca in cui appunto i comunisti si vantavano di questa acquisizione universale della politica estera, ma voi vi fate delle illusioni compagni, la politica estera di un paese non si modifica da un giorno all’altro, questa è una politica di sudditanza verso gli usa, lo è stata e lo è e probabilmente lo sarà non c’è nessuna modificazione di fatto, le parole che si auspica di distensione, vabbè chi dice che vuole la guerra, chi dice che non vuole la distensione, tutti sono distensivi, salvo distendere l’avversario però(applausi) e lasciarlo inanimato, non c’era, e difatti alla prima prova queste cose……….. Come pensare che ci siano governi che si presentano sotto forma di governo degli onesti, o sotto forma di governo dei competenti con una politica estera, almeno quella comune, non parlo poi della politica economica, delle scelte fondamentali di politica economica, sulle quali il dissenso non può che essere altrettanto grave, cari compagni io credo di avere concluso delle moltissime cose che si possono dire sulla politica economica, sulla politica internazionale e sulla politica amministrativa, mi pare perfino superfluo ricordare l’impegno della sinistra perché le giunte di sinistra siano non soltanto mantenute ma estese dovunque esse sia possibile dalle giunte che non sono affatto dalle giunte che cancellano l’autonomia del partito socialista e in cui anche la competizione, anche il dibattito con il pci non deve assolutamente essere obnubilato. Io sono sempre dell’opinione che tanto più dei partiti sono vicini e tanto più in questo momento diciamo sulle scelte fondamentali socialisti e comunisti sono teoricamente almeno vicini, tanto più le differenze devono essere accentuate per non confondersi perché c’è un patrimonio, ma non inventare le divisioni che non esistono , ma quelle che esistono realmente si devono manifestare, perché altrimenti l’unità resta impoverita non rafforzata, due partiti come il psi e il pci che collaborino oggi nelle amministrazioni comunali e provinciali e regionali, domani al governo insieme compagni, a parte la gamma enorme delle istituzioni sociali in cui collaborano, ma ci mancherebbe altro che rinunciassero alle loro differenze, ne risulterebbe impoverita non arricchita la collettività. Ma vi accorgete quando i cattolici e i protestanti accentuano il processo ecumenico le chiese che tendono subito a riaffermare in modo più deciso le loro differenze. Vi sembra che sia occasionale il culto mariologico del papa riescogitato proprio nel momento in cui sa che questo è uno dei fondamentali distintivi con le chiese cristiane evangeliche con cui il progetto ecumenico deve realizzarsi non c’è sudditanza di nessun genere ma c’è un comune impegno a sapere nel reciproco rispetto compagni che la vecchia formula di Leon Blum non possiamo vivere insieme e non possiamo vivere divisi cioè non possiamo governare insieme e non possiamo amministrare il paese divisi è sbagliata rispetto ai comunisti io credo che questa pregiudiziale sia caduta è stata lenta a cadere, il recupero dell’autonomia da parte del psi il recupero dell’indipendenza e dell’abbandono di alcuni miti del pci che lo relegavano fuori dalla possibilità di governo e rendevano difficile o impossibile una collaborazione di governo sono caduti o sono prossimi a cadere totalmente quindi non è vero più che non si può vivere ne insieme ne disuniti cioè che si è condannati alla passività si può vivere insieme pur non essendo identificati questa è la realtà delle cose italiane ed è la realtà delle cose della maggior parte dei paesi di pari civiltà e di pari struttura sociale e politica e quindi io non so se voi mi domandate come finirà il congresso di Palermo, se avremo il 30 o il 20 o il 15 o lo 0% cosa che mi interessa molto è importante, certo è importante, mi interessa molto che il dibattito non sparisca, che la sinistra conservi immutate e devo dire accentuate appunto perché minacciate, e minacciate da una offensiva globale e non sempre leale, lo sottolineo, con metodi di gestione sconosciuti nel partito fino ad oggi e contro le quali dovremo reagire con aperte e franche denunce, che la sinistra che la sinistra riesca a condizionare largamente a regolare questo processo che non è di decadenza del partito socialista, ma è di effettiva propensione a sottrarre il partito all’area della sinistra per collocarlo su un’area di terzaforzismo desueto tardivo, senza base e senza avvenire su questo io credo che noi ancora abbiamo dietro di noi espressa o non espressa la maggioranza schiacciante del partito che poi si riconosca o non si riconosca nelle tesi, e che dobbiamo sollecitare mettendo in chiaro le cose e mettendo in chiaro che noi non abbiamo mai contato sinistra socialista sul numero, abbiamo passato periodi in cui eravamo niente nel partito, statisticamente eravamo il 2% all’epoca dell’unificazione con i socialdemocratici alla quale eravamo i soli ad opporci e il compagno Demartino che oggi capeggia una frazione intransigente che si dice oggi a sinistra (applausi) (voglio molto bene al compagno Demartino) ma come campione della opposizione alla dc non lo so proprio vedere, comunque tutte le modificazioni di atteggiamento sono sempre apprezzabili purché non siano presuntuose compagni, voglio dire in quell’epoca avevamo pochissimo potere nel partito ma ne avevamo tanto fuori del partito è in quell’epoca che abbiamo promosso alcuni processi, quella ristrutturazione della sinistra che lentamente hanno operato, è in quell’epoca che abbiamo contribuito nella misura delle nostre forze, ma contribuito alla crisi degli organismi collaterali della dc, alla scelta socialista delle acli e la scelta della acpol per i cattolici, non è stata una scelta da niente anche se non è stata coronata da un successo elettorale forse prematuramente domandato compagni, non dico che abbia introdotto un processo di autonomizzazione dei cattolici, rispetto alla sudditanza obbligatoria alla dc, ma certo l’ha favorita per opera anche del compagno Santi ricordiamolo, i coraggiosi interventi ai congressi delle acli fra cui quello memorabile di Vallombrosa, abbiamo favorito noi, abbiamo forze sufficienti e ideali in ogni caso, lasciatemelo dire con una punta di immodestia, superiore alla nostra forza numerica compagni, se questa forza serve e ci viene e viene a corroborare e a rendere più efficace una forza che fino ad oggi si è rivelata debole quando si è autoconsiderata troppo forte compagni, a un certo momento ci siamo illusi di essere il 50% del partito ed abbiamo sbagliato tutto.(Applausi)
Mi auguro di essere più forti non troppo, però compagni, non troppo perché la forza, l’eccesso di forza porta all’abuso di potere e spero che tutti voi compagni di Piacenza ci aiuterete in questo compito grazie. APPLAUSI

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