La vecchia lotta politica in Romagna
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 20 aprile 2003 - anno 6 - numero 16
In occasione del 19° anniversario dell’assassinio di Pio Battistini (nel disegno dell’epoca), si svolse la commemorazione a Cesena, presso il Teatro Giardino, il 7 settembre 1910. L’oratore fu un giovane predappiese, appartenente all’ala della sinistra rivoluzionaria del Psi e, a quell’epoca, leader dei socialisti romagnoli: Benito Mussolini. “… Pio Battistini è troppo vivo – disse Mussolini – è troppo vicino a me, a noi a voi tutti. Pio Battistini è ancora vivo che parlando di lui le passioni, le nostre passioni, le più intime, le più segrete, prorompono, né forza umana potrebbe contenerle e costringerle al silenzio. (…) Per ricostruire l’ultimo trentennio della storia romagnola e per mettere nella sua vera luce il sacrificio di Pio Battistini, bisogna familiarizzarsi con la tragica e ancora non cessata contesa fra mazziniani e socialisti”. Quella celebrazione avveniva in un momento critico dei rapporti fra socialisti e repubblicani per via della guerra per le trebbiatrici, della scissione sindacale tra rossi e gialli (socialisti e anarchici i primi e repubblicani e cattolici i secondi) e dei recenti e luttuosi fatti di Voltana.
In due occasioni analoghe, ai funerali di Piccinini a Lugo nel 1872 e a quelli di Battistini a Cesena nel 1891, Mussolini sfoderò la sua retorica e abilità oratoria e, contrariamente a Costa, fu eccitatore di animi ancor più di quanto non fossero nella congiuntura di quel periodo. Per meglio capire la fisionomia della lotta politica in Romagna dall’Unità d’Italia alla “settimana rossa”, bisognerà approfondire l’insanabile contesa fra repubblicani ed internazionalisti bakuninisti prima, fra repubblicani e socialisti e, in campo sindacale, fra rossi e gialli, dopo. Furono lotte talvolta cruente, per l’egemonia politica sull’elettorato e sui lavoratori; per la direzione della cosa pubblica municipale che i repubblicani detenevano in questa regione e che non intendevano cedere a nessuno; per il potere sindacale ed organizzativo. Sembra quasi impossibile che la Romagna, oggi una delle Regioni italiane più avanzate sul piano delle conquiste sociali e civili, potesse aver avuto, un tempo, la fama di zona dove la gente era rissosa, ribelle, in genere rivoluzionaria e dove il gusto per la passione politica potesse spesso intrecciarsi con risse, revolverate e pugnalate, con inevitabili tragiche conseguenze. Le prime contese dei repubblicani furono rivolte contro gli internazionalisti, ma, ancor più accese furono quelle rivolte contro i socialisti i quali, a differenza dei vecchi internazionalisti che erano astensionisti, ricorsero all’arma del voto per la conquista dei pubblici poteri. Malgrado tutto, socialisti e repubblicani, in perenne clima di odio-amore, alternavano a lotte furibonde, accordi unitari. Infatti questi amici-nemici furono assieme con i volontari che nel 1897 andarono in Grecia a combattere per la libertà di quel popolo; furono insieme per strappare le maggioranze municipali ai clerico-moderati o liberali; insieme nelle agitazioni sindacali e per sostenere le candidature-protesta, come quella di Amilcare Cipriani e quelle dei condannati per i Fasci Siciliani; assieme ancora nelle manifestazioni contro la guerra in Libia o nella memorabile “settimana rossa” del 1914. Malgrado tutto ciò, tra un momento unitario e l’altro, si poterono riscontrare grandi contrasti, non solo verbali, ma di scontri armati, agguati e, ogni tanto, ci scappava il morto. Il 7 settembre 1891, nel clima che abbiamo brevemente descritto avvenne un altro delitto politico: l’uccisione a Cesena di un pioniere del socialismo locale, il consigliere provinciale Pio Battistini, albergatore. I preliminari e la meccanica di questo delitto, sono stati descritti, anche nei particolari dal compagni Sigfrido Sozzi nella descrizione della storia della sua città. Pio Battistini ebbe il torto di aver denunciato energicamente l’irregolare modo con il quale veniva amministrata la cosa pubblica a Cesena; ebbe l’ardire di dimostrare che membri facinorosi del partito repubblicano, avevano ucciso a scopo di rapina il conte Neri, ma, soprattutto, Battistini rappresentava quel nuovo partito che minacciava sempre più apertamente la posizione di potere municipale e di egemonia fra le masse popolari che a Cesena e in tutta la Romagna, furono sempre appannaggio dei repubblicani. Con il brutale assassinio di Battistini, qualcosa si stava modificando profondamente nel costume dei romagnoli; si ruppe l’assurdo cerchio dell’omertà e della paura e, questo tragico fatto, fece letteralmente “saltare” il partito repubblicano a Cesena e, una buona volta, finalmente, mandanti e sicari furono assicurati alla giustizia e severamente condannati. Dopo che fu sciolto il Consiglio comunale, nel luglio del 1892 si svolsero a Cesena le elezioni amministrative cui prevalsero i liberali. Un mese dopo da quelle elezioni, nell’agosto del 1892, a Genova si costituiva ufficialmente il partito socialista. Ma a Cesena, per i socialisti, persino questo grande avvenimento storico, non riuscì a compensare la perdita di Battistini. Infatti, nelle elezioni amministrative di Cesena del luglio 1892, i socialisti non si presentarono ed anche il loro elettorato si astenne dal recarsi alle urne.