Jacometti: dette un significato all’essere socialisti

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica – anno 4 – numero 30 – 20 luglio 2001

Alberto Jacometti (nella foto) sull’"Avanti!" del 27 luglio 1948, scrisse: "… Un partito socialista, è un centro motore, una centrale elettrica. È il cuore della vita politica e sociale del Paese. E un Paese non vive soltanto della vita effimera artificiosa falsa di qualche mese di campagna elettorale, assopendosi quindi nel letargo dell’ordinaria amministrazione… ma in periodi come questo, un vero partito ha da funzionare da bussola e da vomere".

Da questa sua incrollabile fede nel socialismo è implicita anche la risposta alla domanda che lo stesso Jacometti si fece in un editoriale sull’"Avanti!" dell’8 agosto 1948: "Perché hai accettato di finire la tua carriera politica come curatore di un fallimento?". Infatti, dopo le elezioni del 18 aprile 1948, che videro la sconfitta del Fronte Popolare, il Psi fu scosso dai risultati e dalla sperequazione degli eletti a favore dei comunisti. Lo stesso Jacometti non venne eletto. Si convocò immediatamente a Genova un congresso straordinario e la corrente di "Riscossa socialista", che aveva in Jacometti e Riccardo Lombardi gli ispiratori, guadagnò la guida del partito. Jacometti divenne segretario, Giancarlo Matteotti vice, e Riccardo Lombardi, direttore dell’"Avanti!". Alberto Jacometti nacque a Grampa, un cascinale della Bassa novarese nel Comune di San Pietro Mosezzo, il 10 marzo 1902. La famiglia era affittuaria della tenuta e il giovane Jacometti, nel contatto col mondo contadino, ebbe i primi stimoli ad interessarsi di problemi sociali. Laureato in scienze agrarie nel 1924, nello stesso anno, si iscrisse al Psu, poco prima del delitto Matteotti. Già nel 1921 collaborò con il "Lavoratore" di Novara e nel 1925 a "La parola socialista" e diede vita ad un foglio clandestino ciclostilato, dal titolo significativo: "Basta!". Nel 1923 pubblicò il suo primo dramma: "Fango nel sole". Nel 1925 subì la prima aggressione squadrista e a Torino, nel 1926, una seconda aggressione fascista. Nel dicembre 1926 lasciò l’Italia diretto a Parigi. Nella capitale francese Jacometti esercitò diversi mestieri: correttore di bozze, insegnante di italiano, viaggiatore di commercio, capo giardiniere, impiegato di banca. Nel 1929 venne espulso dalla Francia e si recò a Bruxelles dove troverà lavoro come chimico presso l’Istituto "M. Chimie". Diventato segretario del Psi in Belgio, non abbandonò mai la sua attività di giornalista, collaborando a giornali e riviste e partecipando al dibattito politico che animava i fuoriusciti italiani. Nel 1937 si recò in missione speciale, inviato dal Psi, a Gandia (Spagna) in piena guerra civile, per via dei contrasti sorti fra comunisti ed anarchici; un preludio della dura repressione comunista di Barcellona, dove trovò la morte il suo caro amico Camillo Berneri. Fallito il tentativo di un possibile imbarco per gli Stati Uniti, Jacometti, che si trovava prima a Bordeaux poi a Tolosa, ritornò in Belgio, che era stato invaso dai tedeschi. Il 24 novembre 1940 venne arrestato dalla Gestapo e tradotto in Italia. Nel 1941 venne assegnato al confino nell’Isola di Ventotene. Dopo la caduta del fascismo, fece ritorno a Novara. Immediata fu la sua adesione alla Resistenza. Partecipò, rappresentante del Psi, alla costituzione del Cln di Arona e poi a quello provinciale. Col nome di battaglia di "Andrea", Jacometti fu tra i protagonisti della lotta di liberazione nel novarese. Dopo la Liberazione fu segretario della Federazione del Psi di Novara e sarà eletto alla Costituente. Quando dopo la disfatta del Fronte Popolare del 1948, Jacometti divenne segretario del partito, in un clima tutt’altro che facile, pose fine all’esperienza del "Fronte", cercò di riordinare le fila dei socialisti attraverso sette convegni tematici, riuscì a far uscire regolarmente l’"Avanti!". Cessò invece la pubblicazione di "Socialismo", la rivista del Partito. Al congresso del maggio 1949 a Firenze, la sinistra (Nenni, Morandi, Basso) riprese le redini del partito e Jacometti venne relegato ad una dimensione provinciale. Divenne segretario provinciale a Novara e rieletto deputato nella II, III, e IV legislatura repubblicana. Accanto all’attività politica e a quella giornalistica, si interessò anche alle tematiche del tempo libero, fondando nel 1954 l’Arci. Jacometti dedicò molte energie ad una vasta attività di scrittore. Scrisse opere letterarie, di narrativa, memorialistica; teatrali e di viaggi.

La linea autonomistica di Jacometti non venne mai meno, anche nel periodo cosiddetto "morandiano" cui venne annullata nel partito ogni dialettica interna. Però era nel contempo preoccupato anche dell’unità delle sinistre.

Nel 1976 la segreteria del Psi venne affidata a Bettino Craxi. Il contrasto fra il giovane leader ed il vecchio antifascista fu totale. Jacometti sosteneva che il Psi, specie dopo la riesumazione del socialismo federalista di Proudhon, non poteva rinunciare alla sua natura di partito marxista.

È di quegli anni anche la lettera che, con tanta amarezza, mi scrisse, domandando e domandandosi: "Che significa oggi essere socialista?". È un interrogativo che è valido in ogni tempo. Certo, non si può ignorare l’evoluzione del socialismo legata al progresso della società ed alle modificazioni del partito nelle diverse fasi di sviluppo del nostro Paese. Ma, forse, Jacometti non voleva riferirsi a questo, la risposta, probabilmente la si potrà ricavare e leggere fra le righe, nel suo testamento spirituale: "Credo di essere stato onesto. Ho creduto nel socialismo che per me ha sempre significato giustizia, libertà, dignità umana. Ho creduto d’essere stato uno scrittore. Se ho avuto qualcosa da dire lo sentenzierà il futuro". Alberto Jacometti morì a Novara il 10 gennaio 1985. Ai funerali di questo "eretico" erano assenti i massimi esponenti del Psi, ma c’era tanta gente e furono i vecchi partigiani a rendere l’ultimo saluto al loro "Andrea". Gaetano Arfé disse: "È stato l’ultimo personaggio romantico del socialismo italiano". Certamente Jacometti, anche attraverso la sua vita avventurosa, ha saputo dare una risposta al significato di essere socialisti.

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