I patti di Corleone e i Fasci siciliani
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 04 agosto 2002 - anno 5 - numero 31
Nel maggio del 1892 si svolse a Palermo il 18° Congresso delle Società Operaie affratellate che concluse i suoi lavori con un ordine del giorno favorevole al collettivismo e alla lotta di classe e fu con questo congresso che il socialismo siciliano, superato il lungo periodo infantile, entrò a gonfie vele nella storia del movimento operaio italiano. Qualche mese dopo nacque a Genova il partito socialista. Col sorgere dei Fasci dei lavoratori avvenne un salto di qualità nel movimento operaio e contadino siciliano, dal quale si concretizzò la maturazione socialista della Sicilia nella maniera rapida e singolare di questa nuova forma di organizzazione popolare e di classe. Fra i primi Fasci, figura quello di Corleone (Pa). "…pochi giorni di vita conta questo Fascio, e già i contadini corrono a centinaia ad iscriversi, scoprendo in una forte organizzazione popolare la loro ancora di salvezza". Così scrisse nel settembre 1892, Bernardino Verro, animatore e organizzatore del Fascio di Corleone. Bernardino Verro (nella foto) nacque a Corleone il 3 luglio 1866. Rimasto orfano di entrambi i genitori venne accolto dal nonno. A 18 anni trovò impiego come contabile al Monte frumentario e, dopo 4 anni, venne assunto come impiegato comunale. Appena furono note al padronato agrario le idee di Verro, venne convocato il Consiglio comunale che deliberò il suo immediato licenziamento. Ma l’animoso organizzatore dei fasci di Corleone, divenne ben presto uno dei maggiori dirigenti del movimento.
L’anno 1893 fu l’anno dei Fasci, cioè del più grande movimento di massa del socialismo italiano. La milizia di Verro acquistò rilievi nazionali e internazionali in seguito al Congresso dei Fasci della provincia di Palermo, che si tenne a Corleone il 31 luglio 1893 ove venne approvata la proposta di nuovi patti agrari, detti appunto "Patti di Corleone". Il movimento organizzato dei contadini poté dimostrare quindi di aver così raggiunto un grado di maturità tale da riuscire ad elaborare e presentare in modo organico e solenne le proprie rivendicazioni. Il Congresso decise di far valere nei confronti dei proprietari terrieri, il seguente Patto: "… 1) stabilità come base la mezzadria e abolito il terratico, la terra è sempre apprestata dal proprietario, come anche le sementi, a fondo perduto; 2) se la coltivazione della terra viene fatta col lavoro umano, l’intera produzione viene divisa a metà tra colono e proprietario, senza tener conto della qualità della terra; 3) se la coltivazione della terra viene fatta con l’aratro l’intera produzione viene divisa a metà, ma il colono deve compensare il concedente con tumuli sei di frumento prelevato dalla sua parte". Seguono altre normative circa altre coltivazioni agricole. Verro venne arrestato per incitamento alla violenza (aveva illustrato in una conferenza i Patti). Liberato dal carcere, divenne l’anima e la mente di un imponente sciopero agrario che dilagò in tutta la Sicilia occidentale e che si concluse quasi ovunque con la sottoscrizione di patti agrari migliori. È stata giustamente ritenuta, dopo la "Boje" del mantovano, la più ampia agitazione contadina mai vista. In quello stesso anno il rapido sviluppo dei Fasci in Sicilia, arrivò sino a 300 mila membri. L’on. Giolitti, all’epoca Presidente del Consiglio, preferì non adottare verso il movimento, misure speciali, ricorrendo alla normale persecuzione poliziesca che, naturalmente scontentò conservatori e proprietari. Nel dicembre del 1893 con l’arrivo del Governo Crispi, la repressione contro i Fasci si inasprì fino a culminare il 3 gennaio 1894, alla proclamazione dello stato d’assedio nell’Isola e allo scioglimento dei Fasci. Ciò avvenne dopo un mese di scontri fra dimostranti e forza pubblica e con il bilancio di 92 morti tra i lavoratori. I Capi dei Fasci vennero arrestati e condannati a pene durissime dal Tribunale militare di Palermo. Bernardino Verro venne condannato a 16 anni di reclusione e £. 500 di multa. In quel processo gli imputati poterono riaffermare la loro fede socialista, trasformando quella severa aula in una tribuna di propaganda. Il processo fu seguito con grande interesse in tutta Italia, suscitando le proteste di molte organizzazioni socialiste ed operaie. Caduto il governo Crispi, i socialisti siciliani vennero amnistiati e rimessi in libertà. Verro tornò a Corleone e si mise subito all’opera per costituire la Federazione della terra. Essendo ancora sotto il giogo del decreto di scioglimento, Verro fu condannato a sei mesi di reclusione. Non intendendo tornare in galera, prese la via dell’esilio e si recò negli Usa a far propaganda socialista fra gli emigrati siciliani. Fece ritorno in patria e a Corleone organizzò nel 1901 uno sciopero agricolo ancor più imponente di quello del 1893. Perseguitato dalla Magistratura e dalla polizia, costretto a battersi contro gli agrari latifondisti e contro la mafia, onde evitare una ulteriore condanna per diffamazione a mezzo stampa, riprese la via dell’esilio. Lo troviamo nel 1903 a Marsiglia e nel 1904 a Tunisi, dove fondò un giornale in lingua italiana "Il socialista". Nel 1906 rientrato in Sicilia scontò un anno e mezzo di carcere. Fu, per conto del Psi, fra i soccorritori a Messina e Reggio Calabria colpite dal terremoto del 1908. Nel 1911 viene nominato segretario della Cdl di Reggio Calabria.
Nelle elezioni amministrative del 28 giugno 1914, la lista socialista conquista la maggioranza a Corleone e Verro nominato sindaco. Il 3 novembre 1915 Verro venne ucciso davanti alla sua abitazione, da sicari rimasti sconosciuti. I socialisti a ricordo, eressero, in una piazza di Corleone, un busto in bronzo con questa dedica: "A Bernardino Verro sindaco socialista i municipi socialisti d’Italia. I Maggio 1917. I contadini ricordano che da lui ebbero la prima luce di pensiero, il primo sentimento della dignità di lavoratori. Per l’ideale della umana fratellanza soffrì carcere esilio miseria". Ma si infierì ancora contro di lui anche in effige. Il busto venne nottetempo trafugato.