Guglielmo Canevascini . un socialista svizzero seguace di Turati
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - anno 4 - numero 28 - 15 luglio 2001
Il ticinese Guglielmo Canevascini (nella foto) cittadino svizzero di lingua italiana, militante socialista, cresciuto ed educato alla scuola di Filippo Turati, ha tutti i meritati titoli per essere degnamente incluso in questi appunti della nostra storia, strettamente riguardanti fatti e personaggi del socialismo italiano. Basterebbe leggere la motivazione del "Premio Mazzali 1967" assegnato alla memoria di Guglielmo Canevascini (nato nel Canton Ticino nel 1886 – morto a Lugano nel 1965) per avere una parziale idea della figura di questo grande socialista e di quanto i socialisti e i democratici debbano a lui. Di Guglielmo Canevascini, nella motivazione del "Premio Mazzali 1967", assegnato alla sua memoria, è scritto: "… fu pioniere ed organizzatore del movimento operaio e socialista del Canton Ticino, una delle più notevoli personalità della politica svizzera degli ultimi cinquant’anni. Figlio di contadini indipendenti, a dodici anni, finite le elementari, intraprende il lavoro dei campi e milita nella gioventù socialista. Nel 1906, a 19 anni, viene nominato segretario della Camera del Lavoro del Canton Ticino. Nel 1913 fondò il giornale socialista "Libera Stampa" di cui rimase direttore fino al 1922, anno in cui viene eletto deputato nel parlamento svizzero e membro del Consiglio di Stato, che più volte presiedette. Promotore e presidente della Società Cooperativa editrice operaia, organizzatore e animatore di numerosi comitati di solidarietà operaia. Canevascini frequentò a Milano non solo i corsi dell’Umanitaria, ma partecipò alle discussioni di casa Turati, dove conobbe Treves, Mondolfo, Majno, la Kuliscioff, Cabrini, ecc. Durante l’intero periodo fascista, Canevascini lottò con successo contro tutti i movimenti di penetrazione fascista nel Canton Ticino e diede la sua generosa collaborazione all’opposizione antifascista operante in Italia e all’estero, favorendo collegamenti, organizzando espatri clandestini e azioni di soccorso. Negli anni duri della guerra e della lotta partigiana la casa di Canevascini a Lugano fu sempre base e rifugio per i compagni impegnati direttamente nella Resistenza; dopo Turati, Serrati, Treves, Nenni, Rosselli, Bassanesi, venne il turno di Morandi, Greppi, Favarelli, Santi, Beltramini, Gasparotto, i Vigorelli e tanti altri compagni noti e ignoti, che trovarono sempre ospitalità, conforto ed incoraggiamento".
"Guglielmo Canevascini – ha scritto Pietro Nenni – ha avuto una parte importante nella nostra battaglia antifascista. Egli non fu per noi soltanto un sicuro punto di riferimento a Lugano a due passi da Milano, ma visse la nostra battaglia, la considerò come cosa sua, dette ad essa un contributo importante di azione". "Per tutto il periodo dell’esilio – prosegue Nenni – l’avevamo sempre fra gli amici migliori. Fu con noi nella liberazione, con noi nelle prime esperienze politiche del post-fascismo, con noi nella svolta degli ultimi anni per preparare lo spostamento a sinistra dell’asse politico italiano e la conquista del diritto di presenza dei socialisti e dei lavoratori nella direzione dello Stato. In tutto questo egli non fu testimone ma un militante impegnato a fondo con l’animo di un socialista che amava di eguale amore il suo Ticino natale, la sua patria Svizzera, l’Italia che voleva libera democratica socialista". Fernando Santi, che più di tutti fu vicino a Canevascini, lo ricordò su "L’avvenire dei lavoratori". "Per noi Canevascini – scrisse Santi – non era un socialista svizzero o ticinese. Era un socialista, semplicemente, uno dei nostri semmai, perché di più di molti di noi era partecipe attivo dei nostri drammi, delle nostre lotte, della nostre attese". "Dire che molte migliaia di rifugiati politici – proseguì Santi – di profughi razziali, di sbandati militari, di partigiani feriti o ammalati, di prigionieri alleati fuggiaschi devono a Canevascini la vita, è ancor dir poco. Perché Canevascini diede a tutta questa sconvolta umanità, qualcosa di più; diede un conforto più alto e persuasivo. Diede ad ognuno ed a tutti la certezza che la solidarietà e l’amore degli uomini non era parola vana, che il mondo non era finito e che la lotta per la libertà riacquistava tutto il suo valore e profondo significato di una rinnovata tensione ideale. Conoscendo Canevascini, molti scorsero per la prima volta il volto umano del socialismo". Scorrendo l’agile volumetto scritto da un giornalista e socialista ticinese, Dario Robbiani: "Socialisti e italiani in Svizzera" (Ed. Azione Comune, 1968) vengono descritte le grandi lotte sociali che investirono il Canton Ticino e dalle quali emersero chiaramente le affinità e le solidarietà tra il movimento sindacale e socialista e quelle italiane, sia con la nascita della Camera del Lavoro di Lugano agli inizi del secolo scorso che alle lotte successive e gli scioperi, non mancò, l’attività dei profughi politici italiani, soprattutto socialisti, i quali collaborarono efficacemente a riorganizzare i lavoratori ticinesi e i loro connazionali emigrati.
Sono pagine di storia del movimento operaio ticinese sul quale primeggia la figura di Guglielmo Canevascini, alle quali non mancò l’attiva opera dei socialisti italiani. Seppe contrastare la reazione capitalista e, nel contempo, riassorbire le impazienze estremiste, che rischiavano di rovinare il lavoro di anni di battaglie socialiste per inseguire il mito del bolscevismo. Il 20 luglio 1965 moriva a Lugano Guglielmo Canevascini. Aveva rifiutato importanti onori, riconoscimenti ufficiali, compresa la medaglia d’oro per il suo contributo alla Resistenza italiana. Era, per suo carattere, lontano da qualsiasi atto di vanità. Ma è giusto sapere quanto i socialisti italiani, e non solo loro, devono a questo stupendo cittadino elvetico di lingua italiana.