Fabbri: una vita dedicata ai lavoratori
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - anno 4 - numero 40 - 4 novembre 2001
"Ho appreso con somma tristezza della scomparsa dell’onorevole Riccardo Fabbri, valoroso combattente per la libertà che tanto ha operato nel campo sindacale a tutela dei lavoratori e per l’affermazione dei principi di democrazia". Così espresse le sue condoglianze il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Riccardo Fabbri (nella a foto) nacque a Siena l’8 maggio 1920. Giovanissimo partecipò al movimento antifascista. Combatté come partigiano e per le sue coraggiose azioni venne insignito di decorazioni al merito. Nel 1943, braccato dai nazifascisti fu catturato e sottoposto a torture nella famigerata "via Tasso" di Roma. Durante la Resistenza militò nel Partito d’Azione e, successivamente, nel Partito Socialista Italiano. Riccardo Fabbri subito dopo la Liberazione fu tra i primi fondatori della Camera del Lavoro romana e ne fu il segretario provinciale. L’8 dicembre 1955, al XIII congresso della Federazione italiana Postelegrafonici, Fabbri venne eletto all’unanimità segretario generale. Dopo l’elezione, così si espresse: "…il compito assegnatoci dal grande congresso, è quello di vigilare e di lottare perché i diritti già acquisiti dai lavoratori non vengano menomati; perché le rivendicazioni economiche e normative vengano finalmente realizzate; perché lo sfruttamento e le discriminazioni abbiano termine". Il 18 febbraio 1957 la terza categoria: i movimentisti, i portalettere, gli operai, gli autisti, i guardiafili, inziarono un compatto e memorabile sciopero; fu la loro più grande battaglia. E fu con la guida di Riccardo Fabbri che la terza categoria conquistò la riduzione della giornata lavorativa a sette ore. Riccardo Fabbri fu più volte consigliere comunale della Capitale per il Psi e fu eletto al Parlamento a Roma nel 1958 e riconfermato con larghissima votazione nel 1963. A Montecitorio fu vice presidente della X commissione e poi segretario di presidenza alla Camera. Ma, è doveroso ricordare, che è stato grazie all’impegno che Fabbri, anche come parlamentare, ebbe a svolgere costantemente in favore del sindacato, che i problemi della categoria dei postelegrafonici ebbero una giusta considerazione in Parlamento. Luglio 1960: vi furono momenti cruciali e tensione per la difesa della Costituzione democratica. L’on. Riccardo Fabbri, assieme ad altri parlamentari antifascisti, mentre – come delegazione parlamentare – stavano recando corone alla lapide dei caduti della Resistenza a Porta San Paolo, la polizia caricò i dimostranti. L’on. Fabbri venne colpito dal calcio di un fucile di un agente a cavallo. In conseguenza della brutale carica subita, Fabbri fu costretto a restare per mesi immobile all’ospedale e successivamente ha dovuto portare per sempre un busto ortopedico. Nonostante la gravità del colpo ricevuto, non rallentò mai la sua attività sindacale. Proprio quando i valori delle libertà democratiche, valori per i quali aveva combattuto, furono messi in pericolo dall’infausto governo Tambroni, Riccardo Fabbri non mancò all’appuntamento a Porta San Paolo. A Viareggio nel 1962 e a Rimini nel 1965, cioè negli ultimi due congressi della Federazione, per fattivo impulso di Fabbri, vengono riaffermati: la necessità della contrattazione, a tutti i livelli, dell’organizzazione e della gestione dei servizi; l’adeguamento delle strutture organizzative del sindacato per fronteggiare gli attacchi dell’Amministrazione; l’esigenza del rinnovamento dei quadri con inserimento delle giovani leve; l’esigenza dell’unità sindacale non solo nell’azione ma anche nell’elaborazione rivendicativa. Riferendosi all’unità sindacale, Fabbri, al congresso di Viareggio, disse: "… la nostra preoccupazione, dovrebbe essere questa, liberarci da qualsiasi pregiudiziale partitica, se vogliamo sempre più rafforzare concretamente l’unità della nostra organizzazione. Nostro obiettivo imminente: ricreare l’unità e non la convergenza occasionale, con le altre organizzazioni sindacali esistenti nella categoria". Per dodici anni è stato segretario generale della Federazione italiana Postelegrafonici, ma era anche membro del Direttivo della Cgil e vice presidente dell’Unione Internazionale della Funzione Pubblica della Federazione sindacale mondiale. Pietro Nenni, nel suo messaggio di cordoglio, scrisse fra l’altro: "… il caro Riccardo vivrà nel ricordo di quanti lo hanno conosciuto, nel ricordo dei suoi compagni della Resistenza, nel ricordo dei Postelegrafonici che per lunghi anni lo ebbero alla testa delle lotte sindacali, nel ricordo dai suoi elettori romani e di tutti i socialisti". Anche nell’ultimo periodo della sua vita, già minato dal male che lo doveva stroncare, il suo pensiero, le sue preoccupazioni maggiori erano per il sindacato, per la sua azione, per le vicende della lotta. Fabbri fu senza dubbio, un uomo che al movimento sindacale italiano aveva dato, per lunghi anni e con assoluta dedizione, la propria opera intelligente ed appassionata. Riccardo Fabbri morì a Roma, nella sua abitazione, il 20 ottobre 1967. Aveva appena 47 anni. Centinaia di telegrammi pervenuti da ogni parte d’Italia e dall’estero; un corteo funebre di oltre duemila persone; tanta partecipazione al dolore per la sua morte, fu la testimonianza estrema della stima e dell’affetto generale che, con la sua opera, seppe conquistarsi, perché, Riccardo Fabbri fu un uomo modesto e buono e soprattutto onesto e coraggioso.
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