Dugoni Eugenio: come un uomo del rinascimento
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 15 settembre 2002 - anno 5 - numero 33
Eugenio Dugoni nacque a San Benedetto Po (Mn) il 24 marzo 1907. Era figlio dell’on. Enrico Dugoni, uno dei pionieri del socialismo italiano. Aderì giovanissimo al Psi e già nel 1921 iniziò la sua attività antifascista. Però nel 1926 fu costretto, un po’ per la sua attività e per il nome che portava, fuggire in Francia. A Parigi continuò i suoi studi e alla Sorbona, si laureò in scienze politiche, successivamente, nell’ateneo torinese, conseguì anche la laurea in giurisprudenza. Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, Dugoni intensificò la sua attività politica e nel 1942 venne arrestato e liberato nel settembre dell’anno successivo. Collaborò attivamente col movimento clandestino. Raggiunse il fronte alleato e si fece paracadutare nella Francia occupata dai tedeschi e si unì alla Resistenza armata francese (Maquis). Dugoni aveva avuto un incarico estremamente delicato, di natura quasi diplomatica, riguardante le trattative coi francesi sulla sorte, a guerra finita, della Valle d’Aosta. Tornato in Italia, fu catturato dalla famigerata "Banda Koch" e condannato a morte. Tuttavia, dopo una lunga prigionia, fu liberato per uno scambio di prigionieri. Nel 1945 morì il padre Enrico che, alla Liberazione, era stato nominato segretario generale della Lega Nazionale delle Cooperative.
Dugoni riprese l’attività nel Psi e il 2 giugno 1946 fu eletto deputato alla Costituente per la Circoscrizione di Mantova. Alla Camera si distinse ben presto come economista. Rieletto il 18 aprile 1948. Nel giugno del 1948, dal Congresso straordinario di Genova, venne chiamato a far parte della Direzione del Psi con l’incarico di segretario amministrativo. In una situazione assai difficile, dopo la sconfitta del "fronte", per la sua capacità organizzativa ricevette consensi e riconoscimenti da parte dei dirigenti socialisti e dalla base dei compagni. Nel 1953 fu rieletto deputato a Mantova e senatore nel collegio di Crema (optò per la Camera) e dopo le amministrative del 1956 fu eletto sindaco di Mantova con una giunta socialista minoritaria. Nel 1957, per incompatibilità con la carica di sindaco, rinunciò al mandato parlamentare.
Personalmente ricordo Eugenio Dugoni, sindaco di Mantova, quando venne a Fratta Polesine (Ro), per la commemorazione di Giacomo Matteotti nel 33° anniversario del suo sacrificio. Era la domenica 9 giugno 1957 e fu una grande commemorazione e manifestazione di popolo e di lavoratori.
Lo storico Rinaldo Salvadori, così scrisse di Eugenio Dugoni: "… quando assunse la carica di sindaco aveva sulle spalle una esperienza politica ed economica notevole, oltre che essere stato parlamentare, conosceva bene il mondo dell’economia e delle imprese. Dalla sua intensa esperienza partigiana aveva tratto solidi legami a livello internazionale… Dugoni portava anche una vera e propria specializzazione in campo finanziario. Non bisogna poi dimenticare il carattere dell’uomo; non che fosse un avventuriero, ma nella sua azione sapeva usare coraggio, fantasia e spregiudicata volontà di realizzazione. L’assunzione della carica di sindaco non poteva essere ignorata dalla stampa nazionale. In seguito egli fu molto più noto come ‘sindaco di Mantova’ che non come politico, che pure aveva sulle spalle un curriculum di tutto rispetto". Gianni Usvardi fece delle rapide annotazioni sull’attività di Dugoni sindaco. Nei quattro anni di sindaco, Dugoni portò a termine l’attuazione del piano di risanamento del centro e dell’ex ghetto. Altra opera di particolare impegno e risonanza fu la sistemazione della Valletta Belfiore. Sensibile ai problemi artistici lo dimostrò con la grande mostra del Mantegna e la soluzione del Teatro Scientifico. Ma l’attività di Dugoni fu quella di attuare a Mantova cospicue iniziative industriali, da lui sempre volute. Infine dobbiamo ricordare la stupenda piscina comunale (che porta ora il suo nome) e l’apertura di due circonvallazioni e il progetto di nuove scuole.
"La Giunta Dugoni – scrisse ancora Salvadori – ha saputo affrontare i problemi con originalità ed una certa audacia… La mostra del Mantegna fu contemporaneamente un grande fatto culturale, uno sfruttamento tempestivo nell’incipiente turismo di massa ed una manifestazione della diffusa motorizzazione che allora iniziava la sua ascesa. Si trattò non di una aristocratica iniziativa, ma di una moderna e geniale prova culturale". Il 24 agosto 1960, Eugenio Dugoni moriva tragicamente in seguito ad un incidente d’auto.