Dal "Martinett" a Mathausen
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 07 luglio 2002 - anno 5 - numero 27
Il "Martinett", così è chiamato dal popolo il celebre orfanotrofio milanese di antiche tradizioni risorgimentali. Umberto Recalcati nacque a Milano il 26 aprile 1887, rimase presto orfano di padre e venne accolto al "Martinett". Fece le scuole elementari ed apprese il mestiere di incisore e cesellatore, che esercitò con perizia per tutta la vita. Uscito a diciotto anni dal collegio andò a lavorare in un laboratorio milanese di incisione; poi si occupò presso una ditta di argenteria ad Alessandria, nel 1909. In quest’ultima città aderì al Psi e si mise in contatto con i maggiori esponenti socialisti locali.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale, Recalcati manifestò chiaramente e in diverse occasioni, nelle riunioni, nei comizi e sul giornale socialista locale "L’idea nuova", le sue precise idee antibelliciste. Perciò, si trasferì a Sampierdarena (Ge), dove trovò lavoro come operaio nello stabilimento siderurgico "San Giorgio", ottenendo così l’esonero dal servizio militare.
Ma anche durante il periodo bellico, l’attività politica contro la guerra di Recalcati non si arrestò, nel contempo svolse un intenso lavoro sindacale che gli fece conquistare una grande influenza fra gli operai.
Finita la guerra ritornò a lavorare presso la vecchia ditta di Alessandria, dove ben presto divenne caporeparto e, per la sua esperienza di lavoro sindacale, venne nominato membro della Commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Alessandria.
Intanto, in tutti questi anni passati e con non pochi sacrifici, Recalcati riuscì ad arricchire il proprio patrimonio culturale. In questi anni svolse ad Alessandria intensa attività politica, partecipando ai Congressi provinciali e al dibattito interno nel partito socialista. Nel 1919 partecipò al Congresso nazionale di Bologna su posizioni rigidamente massimaliste e, nello stesso anno, fu candidato nelle elezioni politiche ed eletto deputato con oltre quattordicimila voti di preferenza. Partecipò attivamente al Congresso provinciale del Psi di Alessandria sulle posizioni di Serrati e Baratomo che si contrapponevano a quelle dei riformisti e dei comunisti. Fu delegato al Congresso nazionale di Livorno del 1921. Non venne rieletto al Parlamento. Nel 1922 fu eletto Consigliere provinciale per il collegio di Ovada.
Anche con l’avvento del fascismo, Recalcati continuò una intensa attività quale dirigente sindacale e riuscì persino nel 1926 ad organizzare ad Alessandria uno sciopero degli operai argentieri per il ripristino del sabato inglese. In seguito a tale agitazione, Recalcati venne licenziato. Ma egli era un operaio provetto e grazie alla sua abilità, continuò a lavorare in proprio per diverse ditte alessandrine, fino a raggiungere una discreta posizione economica.
Però il regime fascista non tollerò l’attività politica e sindacale di Recalcati che lo fece oggetto di ripetute perquisizioni da parte della polizia e di aggressioni di squadracce fasciste, che lo costrinsero ad abbandonare Alessandria e ritornare a Milano.
Durante il regime fascista, Recalcati fu in contatto con i gruppi socialisti clandestini del "centro interno" di Rodolfo Morandi e con Lelio Basso, con quest’ultimo partecipò alla Costituzione del Movimento di Unità Proletaria (Mup). Dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943), Umberto Recalcati rappresentò il Psi nel ricostituito organismo dirigente della Camera del Lavoro di Milano.
Dopo l’8 settembre 1943, dopo l’occupazione germanica dell’Italia, venne individuato dalle truppe tedesche, arrestato ed inviato prima a Fossoli poi in Germania nel campo di sterminio di Mathausen, dove morì il 12 dicembre 1944.
Quando a Milano rinacque l’Avanti! nell’aprile del 1945, attorno a Mazzali, Morigi, Sacerdote, Albini, Schiavi, a quelli del giornale clandestino, ed altri, idealmente furono compresi nella redazione anche coloro che nella battaglia antifascista e nella Resistenza caddero. Morti e vivi presenti in questa rinascita. Quindi anche Umberto Recalcati (di cui pubblichiamo una sua foto del 1919), venne ricordato come spesso si recasse al giornale del Psi, per intrattenere i compagni redattori sui problemi del lavoro che gli stavano particolarmente a cuore.