Comuni, l’inizio difficile dei socialisti nei comuni.
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 26 maggio 2002 - anno 5 - numero 21
Quando nel 1882 si costituì a Milano il Partito Operaio, un partito di soli operai, si approvò un programma che fra l’altro sosteneva che: "… all’accentramento del governo, negazione d’ogni libertà, nei Comuni sia sostituito il decentramento amministrativo e quindi si chiede la completa autonomia comunale". Già nel 1878 il toscano Giovani Rossi (Cardias) pubblicò l’opuscolo "Il Comune socialista" e sull’"Almanacco Popolare" del 1881, Andrea Costa pubblicò "Un sogno". Nel primo caso si trattò di un bozzetto utopistico, mentre Andrea Costa affermò d’essersi proposto, con "Un sogno", di "rappresentare quel che poteva divenire una città di Romagna, quando il socialismo fosse attuato". Ma, al di là dell’esperienza letteraria utopistica, ad Andrea Costa va il merito di aver per primo affermato l’esigenza di costituire una organizzazione politica autonoma e moderna e di aver sostenuto, all’indomani della famosa svolta del 1879, la partecipazione dei socialisti alle elezioni amministrative. "… impadronirsi dei comuni sosteneva Costa – e trasformare a vantaggio del popolo e dell’autonomia comunale, l’attuale ordinamento amministrativo, impegnando all’occorrenza la lotta contro lo Stato". L’idea della partecipazione dei socialisti nella vita pubblica e politica si fece strada lentamente. Maurizio Degl’Innocenti, in un ottimo saggio ha descritto cosa ha rappresentato nella storia del socialismo italiano, l’autonomia locale. "… se la nascita di una ‘coscienza amministrativa’ – scrisse Degl’Innocenti – all’interno del socialismo italiano si verificava in occasione dell’allargamento del voto politico nel 1882 e della riforma amministrativa del 1888, tra il 1889 e il 1900 i socialisti acquistarono le prime amministrazioni locali, per lo più in alleanza con le forze democratiche a partire dai piccoli e medi centri urbani, specialmente nella Padana. L’insieme delle esperienze maturate in quel decennio confluì nel programma minimo amministrativo, discusso tra il 1895 e il 1897 ed infine rettificato al Congresso nazionale del Psi di Roma del 1900". Nonostante le modifiche alla Legge comunale e provinciale del 1888, rimase, nel suo complesso, ancora una legge reazionaria, in quanto ogni tipo di abuso e sopraffazione erano possibili per il governo. Infatti nel dicembre del 1889, Crispi destituì i sindaci di Città di Castello e di Umbertide, solo perché avevano pubblicamente affermato la loro fede repubblicana. Inoltre, nella nuova Legge venne creata la Giunta Provinciale Amministrativa, la quale venne investita di giurisdizione per decidere, in primo grado, sui ricorsi contro deliberazioni ed atti amministrativi che non fossero di competenza dell’autorità giudiziaria. Nei primi congressi del Psi, pur manifestando la loro volontà di conquistare i poteri pubblici, prevalsero, negli aspetti tattici della lotta elettorale, la volontà del partito ad agire da solo, ripudiando le eventuali combinazioni e compromessi con altri partiti. Questa linea di intransigenza non fu gradita a Filippo Turati, ma fu il VI Congresso del Psi (Roma 1900) che delineò con maggiore chiarezza la tattica nei riguardi degli Enti Locali, questa volta però con dei contenuti politici e programmatici, indicati nel cosiddetto programma minimo amministrativo che conteneva la riaffermazione dell’"autonomia comunale, la riforma tributaria fondata su criteri di progressività e la graduale abolizione delle tasse indirette. Conteneva inoltre obiettivi di democrazia avanzata come il referendum, l’istruzione laica, l’incameramento dei beni delle Opere Pie ed altre istanze per il miglioramento del tenore di vita materiale e culturale dei lavoratori fino all’esigenza del rafforzamento delle istituzioni sindacali e cooperative.
Nel 1889 venne conquistato il Comune di Imola e Andrea Costa eletto consigliere comunale e provinciale. A Milano, sempre nel 1889 elessero Osvaldo Gnocchi Viani e Vincenzo Corneo, consiglieri comunali; Filippo Turati ed Enrico Bertini, consiglieri provinciali. Sempre in quell’anno, Gregorio Agnini eletto consigliere comunale a Modena, Agostino Berenini a Parma, Jacopo Danielli a Firenze e tanti altri esponenti socialisti in altre località.
Sono i primi passi dei socialisti negli Enti locali. Ma in quel periodo, proprio dei primi passi, dell’ultimo decennio del diciannovesimo secolo, fu un periodo difficile e drammatico per il movimento dei lavoratori. Il Psi venne sciolto d’autorità ben due volte, nel 1894 e nel 1898. Furono momenti di dure repressioni, eccidi, giornali soppressi, scioglimento del Psi e delle Camere del lavoro, stati d’assedio, processi e dure condanne, migliaia di persone in carcere, al confino e a domicilio coatto. Eppure, malgrado ciò, il movimento socialista non si arrestò, anzi, progredì. Nel 1893 Imola viene riconquistata e Andrea Costa eletto sindaco. Sempre nel 1893 i socialisti conquistano la maggioranza a Concordia e Novi (Modena); nel 1894 a Guastalla (Reggio Emilia), nel 1895 a San Remo (Imperia) e a Canneto Pavese (Pavia). Purtuttavia furono tempi duri per i socialisti. Organizzare il proletariato e proclamare le proprie idee socialiste, per molti era rischioso; significava perdere l’impiego. Il maestro elementare Ferruccio Orsi di Sesto Fiorentino, fu licenziato nel 1891 da direttore didattico perché organizzatore socialista. Nel 1894 Vittorio Gottardi, socialista, viene destituito da direttore delle scuole di Rovigo. L’amministrazione comunale di Russi (Ravenna) nel 1895, licenziò il dott. Ilo Gherardini, perché socialista. Prima delle sanguinose repressioni dei Fasci di Sicilia, gli organizzatori e gli iscritti vennero subito allontanati dagli impieghi pubblici. Bernardino Verro venne destituito dall’impiego municipale di Corleone; Francesco Bilà da quello di Mazzara; Pietro Giusto da quello di Santa Croce Camerina; Vincenzo Consiglio destituito da ufficiale di completamento. Sono solo alcuni esempi ma sufficienti per capire in quale clima i socialisti operarono per la conquista dei comuni. Nei primi vent’anni del XX secolo si potrà assistere ad una grande affermazione del Psi negli Enti locali. Ma per intendere cosa sia stato il riformismo socialista per lo sviluppo delle autonomie locali, cioè quello che venne definito il "socialismo municipale", lo illustreremo in altro capitolo.