Ciociaria, le lotte socialiste in Ciociaria nel 1919-1920
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 08 settembre 2002 - anno 5 - numero 32
Prima che Frosinone diventasse provincia (1927), la zona, nota col nome di Ciociaria, era composta da due circondari: quello di Frosinone che apparteneva alla provincia di Roma e quella di Sora che apparteneva alla provincia di Caserta. Tale suddivisione seguiva l’antico confine fra lo stato della Chiesa e il Regno delle due Sicilie. Nel 1918, questo territorio si trovò in gravi difficoltà sia per le perdite umane dovute alla guerra, che per l’accentuarsi della crisi economica. Alla fine del conflitto, i soldati smobilitati, quasi tutti contadini, operai ed artigiani, si trovarono di fronte agli stessi problemi di prima della guerra: contratti feudali nelle campagne, supersfruttamento nelle fabbriche, mentre i ceti urbani furono colpiti dallo spettro della disoccupazione. Per gli avvenimenti di quel periodo mi sono valso dell’ottimo lavoro di Maurizio Federico: "Il biennio rosso in Ciociaria – 1919-1920 – il movimento operaio e contadino dei circondari di Frosinone e Sora tra il dopoguerra e il fascismo" (Eda-1985). Da questo agile volumetto, che prosegue quello di Antonio Esta, del quale abbiamo già scritto in altro capitolo, ho potuto ricavare, in necessaria sintesi, le grandi lotte svoltasi in questa regione e con la guida dei socialisti. Le condizioni di vita dei contadini ciociari erano spaventose: patti angariaci, analfabetismo diffusissimo (nelle campagne mancavano completamente le scuole) abitazioni in gravi condizioni igieniche, mancava l’assistenza medica e mancavano le comunicazioni coi centri urbani. Di fronte a tali drammatiche condizioni dei lavoratori ciociari, si riscontrò subito dopo la fine del conflitto, una intensa opera per ridare vita alle Leghe, alle Camere del Lavoro, alle sezioni socialiste, scomparse o quasi durante la guerra, al fine di poter riprendere la lotta. L’esasperato malcontento dei contadini era dovuto non solo al mancato rinnovo dei patti agrari e colonici, ma anche contro il governo per le promesse non mantenute e contro l’aristocrazia terriera assenteista. Nel settore industriale si ebbe il vero e combattivo proletariato, con alcune migliaia di addetti alle cartiere che nella Valle del Liri erano presenti in oltre una ventina di aziende e in altre collaterali. Si trattava perciò della zona Sora-Isola Liri, la più industrializzata della provincia di Caserta, non solo, ma dell’intera Italia centro-meridionale. Memorabile fu la lotta dei lavoratori cartai della Valle del Liri nel 1919, per far applicare il concordato nazionale raggiunto in questo settore fra il sindacato e gli industriali della carta. Ma gli industriali cartai della Valle del Liri non vollero accettare gli accordi nazionali e decisero la serrata. I lavoratori resistettero mirabilmente grazie anche alla solidarietà dell’intera popolazione della zona per le famiglie delle maestranze in sciopero. Infine, il 24 febbraio 1920 si concluse vittoriosamente lo sciopero e i lavoratori videro finalmente accolte le loro richieste. Nell’agosto del 1919, migliaia di contadini, invasero le terre in 40 comuni del Lazio. Si trattava di terre incolte o mal coltivate. In Ciociaria le occupazioni riguardarono diversi centri fra i quali Surgola, Paliano e Anagni. Contemporaneamente, alle occupazioni delle terre incolte si aprirono nel frusinate le vertenze per il miglioramento dei patti colonici da tempo scaduti. Nel Circondario di Frosinone i contadini erano guidati dall’avv. Domenico Marzi (1876-1959) che, assieme ad altri sindacalisti e socialisti fu, nel Biennio rosso, alla testa delle grandi lotte contadine in Ciociaria. Nel novembre 1919 si svolsero le prime elezioni politiche del dopoguerra. Non mancarono, in questa occasione, gli incidenti e le provocazioni contro i socialisti da parte dei nazionalisti e dei sostenitori dei candidati liberali. Il Psi ottenne un risultato lusinghiero in tutti e due i circondari. Furono eletti deputati, l’avv. Domenico Marzi (Frosinone) e l’avv. Vittorio Lollini (Sora).
Nell’autunno 1920 si svolse la campagna elettorale amministrativa per il rinnovo di Consigli comunali e provinciali scaduti, proprio mentre in Ciociaria avveniva la seconda ondata delle agitazioni operaie e contadine. La lotta si fece aspra: padronato ed autorità governative risposero sempre più spesso con denunce, sfratti dei contadini, serrate e licenziamenti nelle fabbriche e col ricorso alle proprie squadracce fasciste assoldate dai padroni e dai conservatori. Malgrado queste difficoltà, le elezioni amministrative in Ciociaria registrarono un grande successo per i candidati nelle liste del Psi. Il Psi risultò il secondo partito ed ottenne la maggioranza in 19 comuni su 43 nel frusinate e in 23 su 40 in quello di Sora. Ancora maggiore fu il successo nelle provinciali dove il Psi divenne il primo partito. Tre socialisti vennero eletti al Consiglio Provinciale di Roma e tre in quello di Caserta. Subito contro i socialisti si scatenò la rabbia degli sconfitti. Le neonate squadre fasciste assalirono i municipi per strappare dai balconi le rosse bandiere. Poi nel 1921, al Congresso di Livorno, avvenne la scissione comunista, anche se in Ciociaria ebbe poco seguito, però il germe della divisione fra i lavoratori fu gettato, poi la crisi massimalista fece il resto. Le violenze contro i Municipi socialisti si moltiplicarono, a Ceccano, Roccagorga, a Piperno, a Fiuggi il sindaco socialista Pietro Martini venne percosso dai fascisti. Si può ben immaginare come andarono a finire le cose e come, attraverso le violenze e gli assassini, il fascismo nel 1922 giunse al potere. Il movimento operaio e contadino italiano, venne sconfitto, e così fu segnata la fine della democrazia in Italia.