Chiesa Pietro: l’operaio

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 01 dicembre 2002 - anno 5 - numero 44

Pietro Chiesa nacque a Casale Monferrato (Al) nel 1858, da una famiglia poverissima ed ebbe una infanzia molto travagliata e dovette presto lottare contro le avversità. Fin da giovane prese residenza a Sampierdarena (Ge) dove esercitò il mestiere di operaio verniciatore. Presiedette nel 1892 all’ultimo congresso del Partito Operaio a Genova, congresso che portò poi, il 15 agosto 1892 a quello di Genova dal quale, dopo un dibattito sul programma, uscì vittoriosa l’impostazione di Filippo Turati che consacrò la nascita del partito socialista. Pietro Chiesa partecipò al secondo Congresso del Psi, svoltosi a Reggio Emilia nel 1893. Fu relatore sulle Camere del Lavoro al I Congresso regionale socialista ligure, svoltosi a Sampierdarena nel 1894. Partecipò anche al Congresso del Psi nel 1896 a Firenze. Fu tra i principali promotori della fondazione della Camera del lavoro di Sampierdarena nel 1895 e a quella di Genova nel 1896, tutti e due, questi organismi, sciolti dal prefetto di Genova nello stesso anno. Denunciato con altri esponenti socialisti per attività sediziosa ed eccitamento all’odio di classe, venne condannato a tre mesi di carcere, licenziato dal lavoro e sottoposto a continue vessazioni, nel 1898 dovette riparare all’estero per sfuggire all’arresto.
In Francia, terra d’esilio, lavorò come facchino e poi come operaio verniciatore. Nel 1900, tornato in patria, si dedicò intensamente alla ricostruzione della Camera del Lavoro di Genova e nel giugno dello stesso anno venne eletto deputato per il Collegio di Sampierdarena.
Fu il primo deputato socialista della Liguria e, con Rinaldo Rigola, anche lui eletto deputato nel 1900 a Biella, i primi deputati operai del Psi. Per questo, Filippo Turati, annunciando l’entrata nell’aula di Montecitorio di Pietro Chiesa e di Rinaldo Rigola disse: "Signori, entra il lavoro!…". Sicuramente Turati non si ingannò. Poco dopo il Chiesa fu alla testa dello sciopero generale di Genova (il primo in Italia) che diede il tracollo al Ministero Saracco e proseguì poi in Liguria alla organizzazione proletaria delle Camere del Lavoro.
L’8 aprile 1901 nel corso della manifestazione per la costituzione della Camera del Lavoro di Savona, Pietro Chiesa, salutato da una grande ovazione, nel suo discorso disse fra l’altro: "… anche qui a Savona si è convinti della inanità dei mezzi fin qui seguiti. Con la costituzione della Lega della resistenza e della Camera del Lavoro si può ottenere di più che con le società di Mutuo soccorso. (…) La Camera del Lavoro che rappresenta il fascio della forza operaia di una città può far udire la sua voce nelle alte sfere ed affrettare la compilazione e l’adozione di una legislazione del lavoro ispirata a concetti moderni e pratici; essa difende l’operaio nella controversia col padrone; istituisce gli uffici di collocamento… migliora moralmente e intellettualmente gli operai insegnando loro di essere l’un l’altro affettuosi ed amministrare direttamente le proprie cose. Nel 1903 contribuì alla formazione della Unione regionale ligure delle Leghe delle Cooperative e delle Mutue e alla fondazione del quotidiano "Il Lavoro", due strumenti che stabilirono la direzione riformista sul movimento operaio genovese. Nel 1904 si recò a Milano per sostenere la candidatura autonoma di Filippo Turati che si contrappose alla candidatura del "rivoluzionaria" Arturo Labriola, deliberata dal partito. Questo atto di "indisciplina" causò dei malumori fra i socialisti rivoluzionari liguri, al punto che Chiesa non venne eletto. Egli poté rientrare ugualmente in Parlamento come deputato del Collegio di Budrio (BO) rimasto vacante per l’opzione di Bissolati eletto anche a Pescarolo. Nel 1909 Pietro Chiesa venne eletto sia nel Collegio di Sampierdarena che a Genova I , esso optò per il primo e venne eletto poco dopo, Giuseppe Canepa, direttore de "il Lavoro". Chiesa venne rieletto anche nel1913.
In Parlamento il deputato operaio genovese partecipò validamente ed efficacemente alla discussione dei bilanci dell’agricoltura, dell’Industria e commercio, della Marina. Parlò in difesa delle Camere del Lavoro, sulla Marina mercantile, sull’ufficio del lavoro. Svolse una lunga serie di interpellanze sul porto di Genova, sulla capitaneria di porto di Bari, sugli operai del porto di Genova, su arresti arbitrari in varie località della Liguria, sulle Società di Mutuo Soccorso, ecc.
Dopo l’istituzione del Consorzio Autonomo del Porto di Genova fu rappresentante dei lavoratori nel Comitato Esecutivo. Fu anche Vice Presidente del Comitato permanente del Consiglio superiore del Lavoro.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale nel 1914 seguì la linea indicata dal PSI. Morì a Genova il 14 dicembre 1915.
La qualità principale di Pietro Chiesa fu quella di rimanere, attraverso i tormenti e le incertezze della sua vita di lavoratore e di propagandista, di perseguitato, di uomo politico, di rimanere intimamente operaio.

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