Casalini: missionario dell’igiene, medico dei poveri

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 06 gennaio 2002 - anno 5 - numero 01

Aveva solo 15 anni quando si sentì socialista. Certamente non mancò l’influsso di esponenti del disciolto partito operaio e le letture di "Critica Sociale" e della "Giustizia", ma quello che soprattutto determinò le future scelte di questo giovane, fu la visione della vita dei poveri contadini del comasco, tra i quali passava l’estate, cioè, il contrasto tra l’opulenza dei ricchi e l’estrema miseria delle popolazioni lavoratrici. Questo giovane rispondeva al nome di Giulio Casalini (nella foto del 1919), nacque a Vigevano (Pv) il 19 febbraio 1876 da famiglia piccolo-borghese che lo avviò agli studi. A 17 anni (1893) si iscrisse a Torino alla facoltà di medicina e anche al Psi. Nel 1894, per la sua notevole attività nel Psi e durante la reazione crispina, venne condannato al confino di polizia. Collaboratore del "Grido del popolo" organizzò una raccolta di fondi per finanziare la spedizione garibaldina per la libertà della Grecia dai turchi. Egli stesso andò volontario nel 1897 nella Legione di Ricciotti Garibaldi e combatté a Domokos. Per queste sue evasioni dagli studi e dalla disciplina paterna, ebbe contrasti col genitore. Al ritorno dalla Grecia diresse per breve tempo "Il corriere biellese", ma nel 1898 fu vittima della reazione di Pelloux e fu costretto a rifugiarsi in Svizzera per sfuggire all’arresto.
Ancora studente nel 1899 fu eletto nella prima minoranza socialista al Comune di Torino. Uno dei suoi primi atti fu un’inchiesta personale sulle abitazioni dei lavoratori a Torino, nella quale chiedeva abitazioni più accoglienti e a buon mercato. Le tematiche e i risultati di tale inchiesta diverranno i temi dominanti della sua tesi di laurea; laurea che otterrà a 23 anni e, pur restando a Torino, continuò a dirigere il "Corriere biellese", riducendosi a studiare di giorno e lavorare di notte, per vivere, avendo il padre cessato ogni aiuto finanziario. Poi, col raggiungimento della laurea, cessarono anche le preoccupazioni paterne. Trasferitosi a Biella, continuò la sua attività di giornalista e di medico. Nel 1902 venne eletto consigliere comunale a Biella e provinciale a Novara. Continuava nel frattempo, la partecipazione al Consiglio comunale di Torino andandovi, per scarsità di mezzi, in bicicletta (170 Km andata e ritorno). Sempre nel 1902 divenne collaboratore assiduo (e lo sarà per vent’anni) di "Critica Sociale". Vi pubblicò, oltre ai molti articoli politici, studi anticipatori di problemi concreti. Ricordiamo per titoli le maggiori monografie: "Case igieniche a buon mercato"; "La politica scolastica del Comune moderno"; "La legge del lavoro risicolo"; "L’azione educativa del socialismo belga"; "Le pensioni di invalidità e vecchiaia"; "Lo zucchero a buon mercato"; "Il Comune e la difesa igienica della prima infanzia". Piero Gobetti su "Rivoluzione liberale" lo definì: "Il missionario dell’igiene; il medico dei poveri che lavorando nel suo comune esauriva tutti i suoi ideali filantropici". Ritornato nel 1906 a Torino, Casalini creò degli ambulatori popolari socialisti, attorno ai quali si raccoglievano gli infermi delle classi meno abbienti e presso ai quali prestavano gratuitamente la loro opera i medici progressisti. Nel 1907 venne nominato direttore de "Il grido del popolo" e nel 1909 eletto deputato nel terzo collegio di Torino e riconfermato sino al 1924. Nel 1905 aveva cooperato alla creazione del primo dispensario italiano per lattanti. Nel 1910 chiese, in un apprezzato discorso alla Camera, l’obbligatorietà delle assicurazioni per la vecchiaia e invalidità. Nel 1911 creò la rivista "Il comune moderno". Fu contro la guerra in Libia e neutralista nel 1914. Nel 1921 divenne vice presidente della Camera dei deputati. La frazione comunista che divenne maggioranza nella sezione di Torino, pur riconoscendo a Casalini le sue benemerenze, non lo propose per le elezioni amministrative, perché "non d’accordo con Mosca". Casalini accettò con disciplina la decisione e, all’indomani, portò alla redazione di "Ordine Nuovo" un articolo di appoggio alla lista cui era stato escluso. Qualche giorno dopo Gramsci gli offrì la candidatura, aggiungendo: "Abbiamo capito che senza il tuo nome perderemo". Casalini rispose: "Non posso diventare vostro prigioniero: bisognerebbe rivedere programmi e uomini e ormai è tardi". Al Comune tornò l’amministrazione clerico-liberale. Nel 1922 aderì al Psu di Turati e Matteotti. Nel 1925, per ragioni di salute e di famiglia, si ritirò a vita privata.
Dal 1943 al ’45 partecipò alla Resistenza ed ebbe per questa sua attività ampi riconoscimenti. Dopo la liberazione venne nominato, per conto del Psi, vice sindaco di Torino ed Assessore all’Edilizia. È doveroso ricordare che Torino fu la prima (ed allora l’unica) città italiana a costruire, senza aiuti statali, case popolari per circa due miliardi di lire.
Giulio Casalini morì a Torino il 15 maggio 1956. Egli cooperò alla nascita ed all’affermazione di un vasto movimento socialista; ha potuto, con la parola e con gli scritti (oltre cento, fra opuscoli e libri), contribuire ad una larga educazione dell’animo popolare, senza secondi fini, senz’altra ambizione che non fosse quella di cooperare alla realizzazione di un mondo libero, più giusto e fraterno.

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