Cammareri Scurti: un perito agrario nella lotta al latifondo

04 agosto 2004

di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 11 maggio 2003 - anno 6 - numero 19

Il movimento socialista siciliano venne represso prima da Crispi, poi da Di Rudini, ma, dopo il 1901 cominciò un periodo di vigorosa ripresa e di ritrovata attività. Il movimento sindacale delle leghe contadine e quello della cooperazione agricola e del lavoro, si riorganizzò in tutta la Sicilia. In questo movimento si distinsero i vecchi condottieri dei "Fasci": Barbato, Montalto, Panepinto, Cammereri Scurti, Verro, Alongi ed altri. Il congresso socialista siciliano del 1903 che si tenne a Caltanissetta, segnò la diritta via che fu poi seguita da "La Sicilia socialista". Fu in quel periodo che si ingaggiò la coraggiosa lotta rivoluzionaria delle cooperative agricole contro il latifondo.

Senza aiuti la cooperazione siciliana seppe compiere dei miracoli, specialmente dell’Agro Ericino, a Paceco, nel marsalese, a Corleone, a Santo Stefano, a Prizzi, nel siracusano e nell’Ennese. Interprete principale di questo movimento di rigenerazione fu Sebastiano Cammareri Scurti (nella foto), anche con i suoi preziosi studi pubblicati su "Critica Sociale". Sebastiano Cammareri Scurti, nacque a Marsala il 27 marzo 1850. Figlio di un gestore d’una bettola, riuscì, con sacrificio, a studiare e conseguire il diploma di perito agrario. Agronomo di valore, il giovane Sebastiano attraverso un grande impegno tecnico, ebbe una profonda conoscenza della struttura economica del trapanese e dell’intera Sicilia occidentale. Si dedicò, fra l’altro, allo studio dei problemi della viticoltura, resa, all’epoca, di attualità circa lo sviluppo della zona e della questione del suo rapporto con le colture e grano. Il suo "Saggio sulla questione enologica in Italia" del 1890, si rivelò una indicazione decisiva sulla questione agraria. Ma l’opera del giovane perito agrario si scontrava con la realtà della rendita fondiaria parassitaria e della speculazione degli usurai e dei "gabellotti".

Nella sua opera entrò in diretto contatto con le misere condizioni dei contadini del trapanese ed è in questi anni che approderà al socialismo. Nel 1896 iniziò la sua collaborazione a "Critica Sociale" e nel 1897 assunse la direzione del quindicinale socialista di Trapani, "Il diritto alla vita", sulle cui colonne svolse una appassionata campagna elettorale a favore di Nicolò Barbato.

Cammareri Scurti divenne studioso anche delle questioni sociali e fu uno degli animatori del movimento contadino nella zona del latifondo. "In Italia – sostenne il nostro agronomo – il problema sociale si identifica con quello del possesso della terra, perché tutta la vita italiana piglia alimento dalla produzione agricola e sono scarse le industrie e commerci".

Cammareri Scurti, in polemica anche all’interno dello stesso partito, sosteneva la validità della "lotta contro il latifondismo, dal quale nascono: la povertà, la insalubrità delle campagne, i dazio affamatore sul pane, il servilismo delle plebi", era quindi un impegno pressante, tanto che al Congresso del Psi di Bologna (1897), presentò una mozione per la nazionalizzazione della terra che, non venne presa in considerazione. Però il concetto della nazionalizzazione della terra venne approvato nel Congresso costitutivo della Federterra del 1901, e il nostro perito agrario salutò con viva soddisfazione questo evento che lui, mai aveva abbandonato.

Nel corso di tutta la sua milizia socialista, Cammareri Scurti rimase fedele alle posizioni del riformismo turatiano. Nel 1908 venne eletto a far parte della Direzione nazionale riformista del Psi.

Dopo aver tentato invano di far passare le proprie posizioni all’interno del partito, restrinse nettamente la sfera del suo intervento politico, dedicandosi, quasi esclusivamente, all’organizzazione di cooperative nell’Agro Ericino del trapanese. I successi più notevoli, oltre che a Paceco, si ebbero a Monte San Giuliano, la cui cooperativa diretta da Cammareri Scurti, riuscì ad avere, al momento della sua massima espansione, in affitto ben 28 feudi per complessivi 5.057 ettari.

Molte delle indicazioni e direttive del nostro agronomo di Marsala, furono prese dai bissolatiani nel 1912, che ebbero in Sicilia una certa base elettorale di massa.

A quel punto Cammareri Scurti aveva già terminata la sua opera di socialista singolare, di organizzatore e di vigoroso cooperatore, morì a Santo Stefano di Quischina (Ag) il 13 agosto 1912.

In quella località aveva assunto la direzione della cooperativa fondata da Lorenzo Panepinto, che era stato ucciso nel 1911 dalla mafia agricola dei feudi. "… Le cooperative terriere proletarie dell’Alto trapanese – scrisse Filippo Turati a commento della attività di Sebastiano Cammareri Scurti – furono insieme una splendida pagina della sua operosità e dovevano fornire insieme una parziale riprova della bontà teorica e pratica della sua concezione del problema siciliano e meridionale".

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