Bonfiglio Sebastiano: vittima degli agrari mafiosi
04 agosto 2004
di Giuseppe Manfrin
da Avanti della Domenica - 12 gennaio 2003 - anno 6 - numero 02
Erice e Valderice, in provincia di Trapani, attualmente due distinti Comuni, erano due località che forma che formavano un unico comune: quello di Monte San Giuliano. Nell’antico centro urbano di Erice risiedevano i proprietari terrieri, il clero e i "galantuomini", che esercitavano da sempre il potere, mentre il vasto contado abitava nelle borgate rurali dell’agro, per cui esisteva un forte distacco, geografico e sociale, fra le borgate rurali e il capoluogo del comune. In una di queste borgate rurali, la San Marco, nacque il 23 settembre 1879, Sebastiano Bonfiglio (nella foto). Il padre Nicolò aveva fatto parte nel 1893 del locale Fascio dei lavoratori, disperso poi dalla reazione crispina. Sebastiano Bonfiglio dovette interrompere le scuole elementari per andare a lavorare in una bottega di falegnameria, quindi aderì giovanissimo al movimento socialista. Nel partito era indubbiamente un quadro dirigente d’azione; l’artigiano-contadino che, attraverso lo studio autodidattico, conquistò una certa conoscenza tecnica e politico-sindacale dei problemi agrari. Infatti, da solo, riuscì negli studi, a conseguire prima il diploma di insegnante elementare, poi quello di perito agrario (o ingegnere agronomo come a quel tempo erano chiamati).
Ciò consentì a Bonfiglio di assumere nel movimento socialista posizioni rappresentative e di prestigio. Sebastiano Bonfiglio partecipò attivamente alla ricostruzione del movimento socialista. All’inizio del XX secolo, si fece promotore di un nucleo di operai che, dopo poco tempo, diverrà sezione socialista. Inviò articoli al giornale di Cammareri-Scurti, "Il diritto alla vita" contro l’amministrazione comunale ericina e la famiglia Fontana, che deteneva il potere da quindici anni, basti pensare che un terzo dei consiglieri comunali e tre su cinque membri della Giunta, appartenevano al clan famigliare del latifondista di Erice. Negli articoli, vi era la denuncia dei comportamenti e dei metodi medioevali invalsi nella politica amministrativa dei Fontana e dei rapporto con i lavoratori dipendenti assoggettati dal bisogno economico. Nel 1901 si svolse nella zona un compatto sciopero agricolo che obbligò i Fontana a scendere a patti con i socialisti che organizzano il movimento contadino.
Nell’interessante pubblicazione: "Sebastiano Bonfiglio - Biografia e testimonianze a cura di Salvatore Costanza (edito nel 1979 dal Comune di Valderice) è stata ampiamente descritta la ostinata resistenza dei proprietari terrieri e le pressioni fatte presso l’on. Nunzio Nasi per un intervento di forza contro gli scioperanti. Ma, tale richiesta, vene vanificata dal proclamato atteggiamento dell’on. Giolitti, di neutralità nei conflitti sindacali. Tale atteggiamento consentì agli organizzatori dello sciopero di ottenere sensibili miglioramenti sui prezzi dell’affitto dei contadini e sui salari dei braccianti. La partecipazione di Bonfiglio allo sciopero agricolo del 1901, segnò l’inizio della sua attività di dirigente e nel 1902 assunse la guida della federazione provinciale del Psi di Trapani e nel 1903 del giornale "La voce dei socialisti". Nel 1904 Bonfiglio lasciò improvvisamente la Sicilia e si trasferì a Milano, dove trovò lavoro nella fabbrica di mobili Stigler. A Milano, prese contatti con sindacalisti ed esponenti del Psi (Lazzari, Turati, e altri). Ritornò in Sicilia nel 1906, ma dopo poco tempo, accogliendo l’invito di suoi parenti, si recò negli Stati Uniti d’America. Bonfiglio, assieme ad altri compagni, organizzò la sezione socialista di Brooklyn e una cooperativa di consumo (1909). Nel 1911 venne chiamato a dirigere il giornale "La voce dei socialisti" di Chicago. Tornato in Sicilia nel 1913, Bonfiglio condannò la scissione riformista (Bissolati) nel Psi e venne incluso nel Comitato promotore per il rafforzamento del partito in Sicilia. Sempre nel 1913, guidò lo sciopero dei contadini. Venne arrestato e condannato a cinque mesi di reclusione. Uscito dal carcere nel 1914 si schierò decisamente contro i fautori della guerra. Con il primo conflitto mondiale; Bonfiglio fu arruolato nel Corpo sanitario ma, a causa delle sue idee sovversive, venne trasferito a Cirene (in Libia), dove dette un segno tangibile della sua solidarietà internazionalista e anticolonialista, aprendo una scuola per bambini arabi. A guerra finita, ripresa la sua attività politico-sindacale fra i contadini e la guida del Psi nel trapanese.
Il 3 ottobre 1920 i socialisti vinsero clamorosamente e in maniera schiacciante le elezioni amministrative a monte San Giuliano e Sebastiano Bonfiglio venne eletto sindaco.
Seguace della linea massimalista (Serrati-Baratono) al Congresso nazionale di Livorno del 1921, venne nominato membro della Direzione del Psi.
Il 10 giugno 1922, mentre Bonfiglio tornava, assieme ad un compagno, dalla riunione della Giunta municipale, venne colpito a morte, da un sicario appostato dietro un muretto, da due colpi di fucile.
La mafia, in difesa degli interessi dei latifondisti ed agrari, era già intervenuta con ferocia, la dove più acuti furono i conflitti agrari: a Salemi, Castelvetrano, Paceco, nell’Agro Ericino, uccidendo capilega e dirigenti di cooperative. Alla schiera di questi martiri, il 10 giugno 1922 si aggiunse quello di Sebastiano Bonfiglio, indomito combattente socialista, sindaco di Monte San Giuliano e membro della Direzione del Psi.