Bissolati Leonida

20 novembre 2008

Leonida Bissolati nacque a Cremona, il 20 febbraio 1857. Fu uno dei più importanti esponenti del movimento socialista italiano a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Era figlio naturale, con il nome di Leonida Bergamaschi, e poi figlio adottivo dall'età di 18 anni, di Stefano Bissolati (nato nel 1823 a Rivarolo Fuori oggi Rivarolo Mantovano), che era divenuto prete in giovane età, rinunciando poi alla veste talare a 37 anni e divenendo successivamente direttore della biblioteca comunale di Cremona.
Leonida Bissolati si laureò in legge a 20 anni a Bologna, aderì ai movimenti socialisti e fu consigliere comunale a Cremona inizialmente nelle file dei radicali per poi avvicinarsi al movimento socialista. Fu eletto per 18 anni, a partire dal 1880 con incarichi all'Assessorato all'istruzione. Nella sua città natale esercitò la professione di avvocato pubblicando numerosi articoli su riviste e quotidiani. Nel 1885 sposò Ginevra Coggi, morta di tisi nel 1894. In seguito, ebbe come compagna Carolina Cassola, in libera unione fino alle nozze avvenute nel 1913.
Tra il 1889 e il 1895 organizzò le agitazioni contadine e le lotte sociali per una migliore condizione di vita nelle campagne. Nel 1889 fondò «L'eco del popolo», che successivamente divenne l'organo locale del Partito Socialista Italiano e pubblicò una parziale traduzione del Manifesto di Marx e Engels. Nel 1896 divenne direttore de "L'Avanti!", organo ufficiale del Partito Socialista Italiano, lasciandolo nel 1903 per poi riprenderlo tra il 1908 e il 1910.
Nel 1897 fu eletto al parlamento italiano come deputato nel collegio di Cremona. La sua mancata opposizione alla Guerra di Libia provocò le sue dimissioni da parlamentare socialista nel febbraio del 1912 e cinque mesi più tardi fu espulso dal Partito Socialista Italiano. Bissolati non rinunciò tuttavia all'attività politica, concorrendo alla fondazione del Partito Socialista Riformista Italiano insieme a Bonomi e Cabrini e diventando ministro dell'Assistenza nel 1916, nel governo Boselli e in quello successivo di Orlando; in tale ruolo aveva contatti diretti con i generali italiani impegnati sul fronte della Prima Guerra Mondiale. Alla fine del conflitto avallò la delimitazione delle frontiere in accordo coi principi della Società delle Nazioni, ma i contrasti che ne derivarono lo spinsero a dimettersi dal governo e a ritirarsi dalla scena politica alla fine del 1918. Morì nel 1920.

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