Sessantotto. Dialogo tra un padre e un figlio su una stagione mai finita
di Glucksmann André - Glucksmann Raphaël
Allo scadere del quarantesimo anniversario del '68 è interessante leggere questa ricostruzione di André Glucksmann dialettica e provocatoria rispetto a una sinistra nella quale non si riconosce più e a una destra di Sarkozy che si trova a votare e a sostenere. Che cosa resta, quarant’anni dopo, del Sessantotto? Valori o macerie? L’evento fondamentale di quegli anni che si vogliono formidabili sono state le manifestazioni in Francia, in Italia, nei campus americani, o piuttosto i carri armati russi che hanno schiacciato nel sangue la Primavera di Praga? E la sinistra ha finito, al fin della sentenza, per morire avvelenata di Sessantotto? Ogni nuovo libro di André Glucksmann è sempre un evento. Ma, controcorrente e illuminante come sempre, questo nuovo lavoro sorprende anche per la sua forma: un dialogo tra un grande filosofo e un giovane intellettuale. Tra un uomo maturo che ha combattuto il totalitarismo sovietico ed è stato protagonista degli avvenimenti del Maggio ’68 e un ragazzo cresciuto in un mondo che ha visto crollare il muro di Berlino. Tra un padre e un figlio. Uno scambio appassionato, appassionante, lucidamente provocatorio sull’eredità del Sessantotto e sulle conseguenze, in Europa e nel mondo, di quella stagione contraddittoria. Feconda e impotente. Generosa e tragicamente narcisistica. Ipocritamente smemorata eppure indimenticabile
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