Luciano Della Mea. Giornalista militante. Scritti 1949-1962 a cura di Paolo Mencarelli
Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2007, pp. 309, euro 18
Luciano Della Mea ha rappresentato una figura a suo modo esemplare di un certo socialismo di sinistra a cavallo tra gli anni '50 e '60. Nato a Torre Alta (Lucca) nel 1924, dopo un'infanzia difficile Della Mea interruppe gli studi per partecipare come volontario alla seconda guerra mondiale. Dopo l'8 settembre, partecipò alla Resistenza con una brigata GL. Nel dopoguerra fu redattore dell' "Avanti!" e di "Mondo operaio", poi, dopo la sua uscita dal PSI, collaborò con i "Quaderni rossi" e con "Il potere operaio". E' morto a Firenze nel 2003. Nell'ampia introduzione (pp. 15-114) a questa sua antologia di scritti dal 1949 al 1962, Paolo Mencarelli ne ricostruisce con passione e attenzione il percorso intellettuale e politico, basandosi anche sulle carte di Della Mea, custodite a Firenze presso la Fondazione Turati. Ne deriva l'immagine di una complessa figura di intellettuale militante, tra aspirazioni letterarie (le raccolte di racconti Vita da Tobia, 1954 e Il Colonnello mi manda a dire, 1958; cfr. anche il bellissimo articolo in ricordo di Cesare Pavese, riprodotto a p. 122-125 di questa antologia) e impegno politico, che prenderà presto il sopravvento, al punto da tradursi, nella recensione al libro di Franco Fortini Dieci inverni (10 dicembre 1957, qui alle pagine 142-145), in un'appassionata difesa della politica morandiana degli anni precedenti e della sua impostazione del problema del ruolo degli intellettuali (la recensione non piacque per nulla a Fortini, cui Della Mea era legato da un'affettuosa amicizia, al punto da spingerlo a lasciare il PSI). Nel suo lavoro di cronista ciò si era concretizzato in una serie di articoli (pubblicati sull' "Avanti!" a partire dal 1953) di denuncia delle contraddizioni sociali di una città come Milano che, da lì a poco, diventerà la capitale del miracolo economico e, soprattutto, nella rubrica di dialogo con i lettori "Arrivi e partenze", tenuta in un arco di tempo (dall'11 novembre 1954 al 14 settembre 1958) ricco di importanti avvenimenti politici interni ed internazionali che sposteranno gradualmente l'attenzione di Della Mea dai temi di carattere sociale (la scuola, il lavoro) a quelli più dichiaratamente ideologici, cercando sempre di rifuggire dalla retorica di partito (in un articolo del 1951 scriveva che "anche scrivere pace con la lettera minuscola è già lotta per la la pace"). In definitiva, Della Mea mantenne il proposito "di trattare degli argomenti che i lettori pongono con la massima chiarezza e semplicità a me possibili, evitando sia la saccenza didattica (l'andare verso il popolo armato di pazienza e di pillole di cultura), sia la pedanteria (che è tipica del burocrate), sia il sentimentalismo (parlare con il cuore in mano)" (Esprimersi con semplicità, "Avanti!", 4 dicembre 1954). L'interruzione della rubrica (anche per le critiche dello stesso Nenni alle posizioni assunte da Della Mea, vicino a Raniero Panzieri nel tentativo di delineare una uscita "da sinistra" dallo stalinismo, attraverso le "tesi sul controllo operaio") segnerà il suo passaggio dall' "Avanti!" a "Mondo nuovo", organo della corrente di sinistra del PSI. Pur nella comune critica all'ipotesi di formazione di un governo di centro-sinistra, l'atteggiamento di Della Mea (e di Bosio, Panzieri, Pirelli) è differente da quello filocomunista di Valori e Vecchietti, i leaders della sinistra socialista che daranno poi vita allo PSIUP: Gaetano Arfé ha scritto giustamente, a questo proposito, di un "autonomismo di sinistra", per indicare una ricerca teorica che cercava di mettere insieme (generosamente, ma anche, spesso, confusamente) Rodolfo Morandi e Mao, Gramsci e la Luxemburg, la critica al concetto di stato-guida e quella alla democrazia rappresentativa. Anche nella collaborazione a "Mondo nuovo" (e nel lavoro editoriale con le Edizioni Avanti!, ricostituite alla fine del 1953 su iniziativa di Gianni Bosio: nel 1964, staccatesi dal partito, assunsero il nome di Edizioni del Gallo) l'interesse principale di Della Mea sarà quindi rivolto alle trasformazioni del capitalismo e alla condizione operaia: un'attenzione che lo porterà a partecipare alla fondazione dei "Quaderni rossi", sia pure con una posizione differente (per quanto riguarda i rapporti con i partiti della sinistra) da quella di Panzieri e, soprattutto, di Mario Tronti. Con il trasferimento di Della Mea a Pisa, si apriva per lui una nuova stagione, quella della partecipazione al "lungo sessantotto"; valgono davvero per Della Mea, nella sua difficile vita, quanto scrisse dalle colonne dell' "Avanti!" il 1 febbraio 1955, in risposta ad un lettore: "Quando l'amarezza e la tristezza assalgono, perché la lotta è aspra, perché il mondo è ingiusto, perché si ha a che fare con viltà e slealtà di ogni sorta, non conviene dirsi, a mò di rassegnazione, "Buongiorno tristezza", bensì "Buongiorno resistenza". E così salutare un nuovo giorno di lotta". Giovanni Scirocco Università di Bergamo
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