CONVENZIONE NAZIONALE DELLO SDI - 14 e 15 NOVEMBRE 2003 - Intervento di ROBERTO BISCARDINI

14 novembre 2003

Sento il dovere di dare il mio contributo a questa Convenzione affrontando la questione di fondo che sta a cuore a tutti i nostri iscritti. Essa riguarda la prospettiva del partito e le sorti della cultura socialista del nostro Paese.
E’ una questione non estranea a questa Convenzione, che andrà affrontata in un confronto largo e dialettico sia dentro il partito, sia fuori, mettendo in campo tutte le nostre energie, la nostra intelligenza e un po’ di coraggio, ben sapendo che la politica è contemporaneamente l’arte del possibile ma anche l’arte della volontà.

1. Enrico Boselli nella sua introduzione ha precisato che la scelta che dovrà compiere questa Convenzione riguarda l’adesione alla “lista unitaria per le europee” insieme a DS e Margherita come “scelta circoscritta” che lascia quindi ad un altro momento la questione più complessa del partito riformista.
Questa precisazione, che circoscrive lo spazio del nostro dibattito a dimostrazione del fatto che la discussione sul dopo è ancora confusa, può apparire come “un limite” perchè non consente di chiarire quale sbocco politico avrà questa scelta, se lo avrà, e potrebbe confinare questa lista ad una pura e semplice alleanza elettorale. D’altra parte non dobbiamo sottovalutare che la Margherita, rifiutando la proposta del partito unico (che ad alcuni di noi potrebbe persino far comodo), e rifiutando addirittura il termine riformista, toglie allo SDI l’argomento più forte e che è stato alla base della sua adesione e cioè che la lista è riformista ed è il primo passo di un partito politicamente delimitato alla cultura del riformismo.
La lista unitaria, come “scelta circoscritta”, è però per certi versi “meglio” perché ci consente di non dare per definitivo un percorso ma di approfondirlo, verificare nel tempo se ci sono le condizioni per proseguirlo, ci consente di tenere aperte le porte anche per tornare indietro, non perdendo di vista i compiti e gli obiettivi che ci siamo dati in tutti questi anni.

2. Le ragioni fondamentali per cui è nato lo SDI, che abbiamo con insistenza ripetuto in tutti questi anni fino al documento della Direzione del mese di luglio, sono tuttora valide e attuali. Esse sono sempre state sintetizzate intorno alla volontà di costruire una forza autonoma del socialismo italiano nel quadro più vasto della ristrutturazione della sinistra. Una linea che non abbiamo mai pensato di poter perseguire da soli e che sarà vincente solo quando saranno portate ad unità le forze del vecchio e del nuovo socialismo. E’ una linea che personalmente non ho mai creduto potesse identificarsi in una pura e semplice “rifondazione socialista”, così come non credo che la questione socialista sarà risolta quando sarà collocata nel più largo ambito di tutti i riformismi.
Credo invece che lo sviluppo della nostra proposta rimanga quella di portare i riformisti italiani (o meglio quelli che ci stanno e che lo sono veramente) nell’ambito naturale del socialismo europeo. Non si tratta di portare i socialisti nella casa riformista, che peraltro non c’è, ma portare i riformisti nella casa socialista. Non è una questione di lana caprina ma una questione politica.
Questo è il punto che è sembrato, talvolta, dividerci. Ma questa è anche la risoluzione del Congresso di Genova che si è concluso con la proposta della Casa dei riformisti nella prospettiva del socialismo europeo.
Non solo, il nostro obiettivo storico è tuttora valido e attuale ed oggi ci sono migliori condizioni rispetto a ieri per perseguirlo.
Oggi possiamo contare sulla crisi e sui fallimenti di questo bipolarismo, sul fatto che è incominciata ad andare in crisi la cultura dell’antipolitica e che la possibilità di uscire dalla lunga crisi della politica italiana appare sempre più nelle mani della ricostruzione delle grandi tradizioni politiche nazionali di cui il socialismo è una delle espressioni fondamentali. Le condizioni sono migliori di ieri anche rispetto all’esigenza sempre più chiara e sentita (e il dibattito di oggi è già una dimostrazione) di superare ciò che è stato l’Ulivo in questi anni.

3. Il primo impegno che oggi dobbiamo assumerci, tenendo conto che siamo ancora in una fase di transizione, peraltro molto confusa, è quello di tutelare il partito e il lavoro fatto in tutti questi anni.
- Tutelare il partito rispetto a tutto ciò che potrà accadere intorno alla vicenda della lista unitaria da domani in poi. Dobbiamo tenere presente che contro di noi nei prossimi giorni potrebbero esserci molte insidie, la prima fra tutte sarà la proposta di allargamento della cosiddetta lista a tre. Ma la lista riformista, per come l’ha presentata Boselli nella sua relazione, è politicamente cosa diversa dalla lista di tutti i partiti dell’Ulivo che Prodi fin dall’inizio aveva proposto e che in una logica elettorale, dal suo punto di vista, è pure comprensibile. Il cambio del nome da riformista a riformatore non è casuale e bisogna evitare che i riformatori siano l’omnibus per sdoganare nella lista massimalisti, giustizialisti e dipietristi.
- Tutelare il partito rispetto alla prospettiva: se la lista unitaria, come sostiene Amato, è l’embrione di un nuovo partito, bisogna dire con chiarezza che se quel partito non sarà socialista, non sarà il nostro.
- Tutelare lo SDI rispetto all’identità. Nel mandato che questa Conferenza darà al gruppo dirigente è giusto che ci sia quello della difesa dell’identità socialista. L’identità non è una questione del passato ma riguarda il nostro presente e il nostro futuro. Non potrà mai nascere una forza socialista senza un’identità socialista ed è’ un errore sottovalutare il problema. L’identità è poca cosa, anzi talmente poca che si può anche perdere, solo per chi non ce l’ha o per chi l’ha già persa. Nel caso in cui la lista unitaria prenderà corpo, non possiamo permetterci il lusso di non difendere la nostra identità marcando ogni differenza là dove è necessaria.
- Infine bisogna tutelare lo SDI rispetto alla scadenza delle elezioni amministrative, provinciali e comunali dell’anno prossimo. Non dobbiamo mettere a repentaglio il partito e il lavoro che in sede locale i compagni sono impegnati a fare per raggiungere il maggiore risultato ed eleggere il maggior numero di consiglieri provinciali e comunali. Le elezioni amministrative sono per noi un grandissimo banco di prova e su quel risultato saremo misurati dagli alleati come dagli avversari. Per questo la lista unitaria delle europee non dovrà offuscare le liste che presenteremo con il nostro simbolo e non dovrà far venire meno la speranza di successo che è in tutti i nostri militanti.

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