8 marzo 2003 - Contributo di Clara Lazzarini Responsabile pari opportunità dello SDI Lombardia
08 aprile 2003
Nell'occasione dl questo 8 marzo 2003, ho letto su diversi giornali che la "festa della donna” prende origine e commemora un incendio avvenuto a New York nel 1910 in cui morirono 129 operaie.
Credevo che fosse ormai patrimonio comune il risultato delle meticolose ricerche pubblicato più di dieci anni fa in due interessanti libri, uno canadese “Verità storica della misteriosa origine dell'8 marzo” di Renèe Còté; e uno italiano “8 marzo - Storie, miti e riti della Giornata Internazionale della Donna” di Capomazza e Ombra.
Secondo questi testi, la verità storica è un’altra.
Durante la conferenza di Copenaghen del 26-27 agosto 1910, l’internazionale Socialista delle Donne, su proposta della sua presidente Clara Zetkin, adottò una risoluzione in cui ci si impegnava a celebrare l'8 marzo dì ogni anno la "Giornata internazionale della donna” al fine di rivendicare parità di trattamento rispetto agli uomini ed in particolare l’estensione del ‘voto politico alle donne in ogni Paese
Cioè una “giornata politica”, non rituale ne commemorativa ma, al contrario, progettuale e critica, E con una specifica rivendicazione delle donne: VEDERE REALIZZATI I LORO DIRITT[ CIVILI E POLITICI cioè il diritto di eleggere e di essere elette, di essere sovrane del proprio destino senza delegare il potere di scelta agli uomini,
E perché proprio I’8 marzo?
Con ogni probabilità la scelta é stata fatta per ricordare il più grande sciopero, cui seguì una manifestazione tutta al femminile, avvenuto negli Stati Uniti (1848, 8 marzo) alla quale parteciparono trentamila donne dell’industria dell’abbigliamento di New York. Le scioperanti chiedevano la riduzione dell’orario di lavoro, un giorno di riposo, un regolare contratto con retribuzione rispondente agli accordi sindacali fra padroni e lavoratori ed il diritto dl voto.
La “Giornata internazionale della Donna” si radicò subito in tutti i paesi industrializzati e nei paesi dove erano presenti e forti le organizzazioni socialiste democratiche. Accadde che nella giornata internazionale della donna - che si festeggiava anche in Russia, dove erano ancora forti l'organizzazione e le sezioni del Partito Socialista Democratico - le lavoratrici di Pietrogrado, da vere protagoniste, decisero di scioperare, contro il parere degli stessi uomini, proprio nella “giornata del proletariato femminile” rivendicando "pane e pace".
Era il 23 febbraio 1917 (in piena I guerra mondiale) che, secondo il calendario allora in vigore in Russia, corrispondeva al nostro 8 marzo.
La grande rivoluzione ebbe inizio con una grande, spontanea manifestazione di donne scese in piazza, l’inizio di uno sconvolgimento che portò alla fine di un mondo e di un ‘epoca.
Ma come , quando e perché negli anni seguenti la storia fu riscritta?
Il come e quando non è difficile da ricostruire.
- il 7 marzo 1952 il settimanale bolognese” La lotta” scrive che la data dell’8 marzo vuole ricordare l’incendio scoppiato in una fabbrica tessile di New York in cui morirono 129 operaie.
- Nel 1978 il “Secolo 19v” di Genova riporta l’episodio come avvenuto a Chicago, con 129 operaie morte.
- Nel 1980 “ La Repubblica” parla dì un incendio a Boston ma datato 1898.
- Nel 1981 “Stampa Sera” parla di un incendio dei primi del ‘900 in un luogo imprecisato degli USA con 146 vittime,
- Nel 1982 “Noi Donne” parla di Boston nel 1908 e di 19 vittime,
- Nei vari siti visitati sì parla di Cotton ma anche dell’Inghilterra. si descrivono addirittura i funerali o le vertenze con le compagnie di assicurazioni, sempre riferendosi allo stesso fatto.
Eppure sulla stampa statunitense di quegli anni non esiste notizia di nessun incendio né di simile avvenimento.
Ma perché i sindacati, i politici, le stesse organizzazioni femminili e poi i giornali hanno accettato, diffuso e trasmesso questa versione “storica”?
A mio parere, all’origine può esservi stata la necessità di riscrivere la storia:
- una certa retorica poteva accettare come vera e tramandare la memoria solo della rivoluzione che portò al potere i bolscevichi ( quella di ottobre). Bisognava perciò cancellare ogni ricordo dì una rivoluzione anomala anticipata dalle donne nella loro giornata per cancellare anche la storia imbarazzante della emarginazione, oppressione ed eliminazione dei dirigenti del Comitato Esecutivo del Soviet che avevano cominciato une rivoluzione con caratteristiche socialiste e democratiche.
Ma per far questo occorreva nascondere le origini, gli effetti e le finalità dì un appuntamento, l'8 marzo, che ormai era radicato nel mondo occidentale e nella cultura progressista.
Così si cancellò la storia delle donne,
Ma questa versione sembra anche fatta su misura per un inconscio collettivo (di uomini ma ahimé anche di donne) che ha bisogno di una immagine femminile oppressa e perdente.
Perciò vanno bene le 129 operaie morte in un incendio che non ci fu.
Vanno bene queste 129 donne che, nel momento stesso in cui sono protagoniste e non più corrispondenti al ruolo loro assegnato per l’equilibrio sociale, muoiono: la società ha bisogno di martiri, di testimoni e di simboli, non di donne vere.
Ancora oggi si tende a rimuovere la poco rassicurante memoria di donne e socialiste che con lucidità rivendicano i propri diritti. Di donne e lavoratrici organizzate che provocano i veri “giorni che sconvolsero il mondo”.
E se divenissero un esempio?
Ecco perché oggi è diventato ancora più pericoloso per l’equilibrio del potere non rimuovere, soprattutto dalle coscienze femminili, la consapevolezza che le donne tutte insieme dispongono di un enorme potere politico. Soprattutto dopo le modifiche apportate alla Costituzione che dovrebbero garantire la parità nelle candidature elettorali.
Ho poi un altro sospetto. Anche questa “giornata internazionale della donna”, nata come rivendicazione del riformismo socialista, può essere ricaduta nell’operazione di “pulizia storica”. di “damnatio memoriae” avvenuta nel nostro Paese cui sono state sottoposte negli ultimi dieci anni le proposte, le conquiste, le realizzazioni politiche dei Socialisti. Mi auguro di sbagliarmi, ma sarebbe davvero sconfortante dover rilevare che nella avanzata democrazia italiana funzionano i metodi da “Grande Fratello”, (quello di Orwell per intenderci).
Invece vorrei che oggi, come nel 1910 volevano lo donne dell’Internazionale Socialista, l’8 marzo serva per rivendicare - e verificarne ogni anno l’attuazione - i nostri diritti civili e politici di donne italiane e del mondo, diritti che possono essere garantiti solo da noi stesse.