6 / 7 aprile 2002 - CONGRESSO REGIONALE DELLO S.D.I. - Milano - Intervento della Federazione SDI di Pavia
06 aprile 2002
Care compagne e cari compagni,
A nome della Federazione pavese del partito ho il compito di presentarvi un documento approvato dal nostro congresso provinciale, sulla Convenzione Europea o meglio sul tema dell’Unione Europea. L’Europa è stata più volte citata negli interventi sia di Biscardini che in numerosi altri, ma prima dì entrare in argomento permettetemi alcune considerazioni sulla politica italiana. Se oggi la nostra stella polare è la costruzione della casa comune dei riformisti io direi più chiaramente dei socialisti è un dato di fatto che la sinistra, al suo minimo storico di consenso elettorale, è condizionata dal fattore post-comunista come persistente “conventio ad excludendum victoriam”. Inoltre le altre forze che potrebbero creare insieme a noi la casa comune socialista sono: ad un tempo refrattarie alla completa conversione socialdemocratica dimostrandosi viceversa sensibili alle sirene morettismo e del giustizialismo.
Quale può essere allora il nostro contributo all’anoressia ideativa e progettuale della sinistra, associata ad un ossequio tardivo quanto zelante alle regole del mercato. Il nostro ruolo, probabilmente superiore alle nostre forze ma che non per questo .non dobbiamo impegnarci a svolgere, è quello di rafforzare dal punto di vista progettuale di elaborazione politica il vuoto lasciato. E’ quindi sui progetti, sulle proposte il nostro terreno di confronto, sia a livello locale che nazionale, con le altre forze del centro sinistra, ma anche e soprattutto con i cittadini di cui dobbiamo caparbiamente cercare il consenso sulle cose e sulle proposte. Senza un nuovo progetto socialista riformista, capace di aggregare un blocco sociale antagonista a quello di Berlusconi non solo la sinistra ma l’intera alleanza di centro-sinistra rischia di restare assai a lungo soccombente. E’ per rispondere a queste sfide alte che presento, a nome dei compagni di Pavia, un documento che affronta un tema che dovrà diventare una delle bandiere della battaglia socialista in Italia e in Europa: quello degli Stati Uniti d’Europa fondati su una Costituzione che garantisca la democrazia e i diritti sociali in tutti i Paesi aderenti e che serva da modello in tutto il mondo. Storicamente l’idea di creare gli Stati Uniti d’Europa appartiene alla cultura socialista e riformista. Alcuni socialisti, spesso dimenticati, che hanno dato nel tempo un brande contributo alla lotta per l’unità europea intesa come mezzo per superare le guerre fra i popoli e per raggiungere la pace sociale e le riforme in tutti i Paesi del nostro continente. Mi riferisco ad esempio ad Andrea Costa, all’inglese Barbara Wooton, a Eugenio Colorni, martire della resistenza e primo redattore dell’Avanti clandestino nella Roma occupata dai nazisti, Colorni che insieme ad Attilio Spinelli ed Ernesto Rossi, scrisse il Manifesto di Ventotene documento fondante della cultura e dell’azione federalista ed europeista, mi riferisco a Lombardi o a Silone o a Saragat o al compagno Gaetano Arfè. Se le idee e l’azione di questi compagni dimostrano quanto il movimento socialista italiano ha dato prima all’idea e poi alla costruzione dell’attuale Unione Europea. Il nostro compito oggi è quello di portare a compimento quel percorso non solo per dovere storico ma perché gli Stati Uniti d’Europa sono oggi più necessari che mai. Provate a pensare a uno dei temi che avvelena il dibattito politico oggi in Italia:
il conflitto di interessi. Se fossimo in uno Stato federale europeo questo problema non sarebbe mai esistito perché la legislazione comune a tutti gli Stati membri avrebbe previsto per tutti gli Stati regole comuni che avrebbero escluso come avviene negli altri Paesi democratici europei la possibilità di una simile anomalia. L’ordine del giorno che Vi presento è quindi volto a rafforzare il ruolo dell’Attuale Convenzione Europea, di cui il compagno Amato è vicepresidente, affinché scriva finalmente la Costituzione dell’Unione Europea. Così potremo ottenere un’Europa democratica in cui le forze socialiste e riformiste unite potranno dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini europei perché il lavoro e le sue regole sono un problema europeo, perché la sicurezza è un problema europeo, perché l’Europa deve garantire la democrazia. Occorre che poi la Costituzione venga sottoposta direttamente alla ratifica dei cittadini europei mediante referendum, e possa entrare in vigore fra un primo gruppo di Paesi favorevoli. Questa proposta che solo dieci anni fa poteva apparire banale è oggi in Italia lo spartiacque fra la linea dei partiti riformisti e quelli della conservazione rappresentanti in gran parte dal centro destra che governa il nostro Paese. Non dimentichiamoci che il massimalismo e la grettezza di Bossi su questi temi discriminanti hanno portato al licenziamento di un ministro degli Esteri che si era permesso di condurre una pur timida politica europeista. Il falso federalismo leghista, buono ormai solo come vuoto slogan elettorale imbonitore e supplente di programmi e proposte, il nazionalismo della destra, il conservatorismo economico legato a Confindustria che vuole tornare a uno Stato sociale in cui i lavoratori sono solo strumenti di una catena produttiva possibilmente senza diritti. Per questo Vi chiedo di approvare questa mozione che impegna il nostro Partito, il Compagno Amato a lavorare per un’Europa democratica, fondata su una Costituzione approvata dal voto dei cittadini perché su questo tema come su altri dovremo confrontarci nei prossimi due anni con le forze della reazione e conservazione in Italia 2004. Noi dobbiamo essere pronti a farlo e su questo terreno chiederemo il consenso ai cittadini Italiani che io credo non mancheremo di riconoscere il nostro piccolo granello di sabbia di riformisti ma soprattutto di socialisti.
DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER UN’AZIONE A FAVORE DI UNA RIFORMA ISTITUZIONALE DELL’UNIONE EUROPEA.
I. Premessa
I recenti successi del processo d’integrazione europea segnati dal traguardo della moneta unica. dalla creazione di un unico mercato aperto a 300 milioni di cittadini, dalle prime ancor timide iniziative per rispondere con progetti unitari alle sfide della criminalità internazionale e del terrorismo, come pure il crescente peso delle decisioni comunitarie all’interno delle legislazioni nazionali impongono a ogni forza politica di sviluppare analisi e proposte su due dimensioni parimenti importanti: la nazionale, e l’europea,. In vista del prossimo allargamento ad est, l’Unione deve riformare il funzionamento delle proprie istituzioni in vista di due obiettivi fondamentali:
consentire l’ingresso dei nuovi paesi senza compromettere i risultati finora raggiunti e avvicinare l’Unione ai cittadini, creando un governo europeo democraticamente eletto.
Il. Una Costituzione per avvicinare i cittadini all’Europa.
Tempi troppo lunghi d’approvazione delle proposte legislative e limitato accesso ai lavori del Consiglio dei Ministri nelle sue varie formazioni sono alla base della crescente diffidenza dei cittadini verso le istituzioni comunitarie. La semplificazione dei meccanismi dell’unione dovrebbe essere la regola da seguire per rilanciare l’immagine e le politiche dell’UE.
L’applicazione del principio della divisione delle competenze a livello comunitario e l’attuazione del principio di sussidiarietà tra i diversi livelli politici dell’Unione (UE e stati membri) deve consentire ai cittadini di individuare le responsabilità politiche dietro l’adozione o la mancata adozione di ogni provvedimento. Per rendere trasparente il sistema occorre chiarire cosa fa l’Unione, ridefinendone i campi d’intervento. Il controllo del rispetto di tale divisione di competenza tra il livello comunitario e il livello nazionale va attribuito a una Corte di giustizia, che 2iudicherà sulla base di principi raccolti in un testo vincolante (Costituzione o nuovo trattato) appositamente preparato.
III. Un governo per la democrazia europea.
Il Consiglio europeo di Laeken ha attribuito a una Commissione ad hoc (Convenzione) l’incarico di individuare soluzioni per garantire il funzionamento delle istituzioni comunitarie in un’Europa allargata. Lo Sdi intende fornire un contributo ai lavori della Convenzione affermando il seguente principio fondamentale: se l’Europa vorrà giocare un ruolo nella regolazione dei fenomeni che ormai sfuggono al controllo delle politiche dei singoli stati (tutela dell’ambiente, lotta alla disoccupazione, salvaguardia dei diritti dei lavoratori, aiuti ai paesi in via di sviluppo e alle aree depresse del vecchio continente, gestione dei flussi migratori, lotta alla criminalità internazionale. tutela dei diritti delle minoranze) dovrà trasformarsi in una Unione politica. L’euro da solo non basta a dare un ruolo all’Europa nell’epoca della globalizzazione. Lo stesso successo dell’esperimento della moneta unica dipenderà dall’instaurazione di un governo europeo dell’economia, autonomo dai governi nazionali. Appare quindi necessario rilanciare il ruolo esecutivo della Commissione, trasformandola in governo dell’Unione, attraverso:
a. l’attribuzione esclusiva del potere di iniziativa legislativa;
b. una rappresentanza della Commissione negli organismi internazionali;
c. l’inserimento dell’Alto rappresentante per la PESC nell’organico della Commissione. Le funzioni di Alto rappresentante per la PESC e di Commissario responsabile per le Relazioni esterne dovrebbero confluire ed essere affidate al Vicepresidente della Commissione. In questo modo la Commissione potrebbe mettere a disposizione della politica estera europea la sua rete diplomatica di delegazioni.
d. chiariti gli ambiti d’intervento dell’Unione occorrerà fornire alla Commissione i mezzi di raggiungimento degli obiettivi proposti con la creazione di un sistema di risorse proprie decise democraticamente; ovvero l’attribuzione di tali risorse dovrebbe essere decisa, su proposta della Commissione, dal PE.
e. Il problema del deficit democratico dell’Unione potrà essere risolto con l’elezione da parte del PE del presidente e del vice presidente della Commissione. Le coalizioni politiche europeo dovranno indicare i loro candidati durante la campagna elettorale per il rinnovo del PE.
Andranno ridefiniti i rapporti tra gli organismi comunitari: al Consiglio Europeo spetterà la definizione degli obiettivi strategici annuali dell’Unione e — all’apertura di ogni legislatura — di quelli pluriennali. L’esigenza di democrazia, largamente sentita al livello comunitario, implica il rafforzamento del ruolo di controllo del PE attraverso:
a. l’introduzione di una discussione annuale sullo stato dell’Unione, in cui il Consiglio e gli Stati membri sarebbero sul banco degli imputati analogamente alla Commissione;
b. l’approvazione dei programmi annuali, di legislatura delle richieste finanziarie della Commissione per la realizzazione dei diversi aspetti del piano.
Rafforzamento e trasparenza degli organi legislativi richiedono prioritariamente la riduzione del Consiglio dei ministri a seconda camera con competenze puramente legislative e del tutto identiche a quelle del PE. Le sedute e i protocolli del Consi2lio dovranno essere pubblici. Per garantire il funzionamento dei Consigli deve necessariamente essere introdotto il principio della decisione a maggioranza, passando però attraverso una semplificazione del meccanismo per l’adozione di decisione di maggioranza qualificata.
IV. L’impegno dello SDI per l’Europa
Il futuro dell’Europa dipenderà dalle scelte che verranno compiute. L’alternativa è tra una riforma coraggiosa che dia all’Unione una sola, chiara voce in campo internazionale e la paralisi decisionale cui conducono la prassi intergovernativa, il diritto di veto e lo scontro tra gli interessi nazionali. Lo Sdi darà il suo contributo per la realizzazione della prima alternativa, per un’Europa più forte, efficiente e democratica, ma l’ultima parola dovrà spettare ai cittadini europei. che dovranno essere chiamati ad esprimere, tramite referendum, il loro assenso o il loro rifiuto al corpus organico delle riforme fondamentali proposte dalla Convenzione prima che la Conferenza intergovernativa ne approvi ufficialmente l’entrata in vigore.