3 aprile 2004 –- 3° Congresso SDI - Fiuggi - Intervento di Piero Luigi Bianchi Vice segretario regionale della Lombardia
03 aprile 2004
Fiuggi 1998 - Fiuggi 2004: il tempo trascorso ha segnato il valore di una esperienza politica condotta in questi anni nella consapevolezza di aver pagato il più alto contributo all’avvio della seconda esperienza della nostra Repubblica, che ci ha consentito però di costruire una speranza socialista:
per la politica italiana;
per il riconoscimento di una cultura;
per l’espressione intellettuale e politica di cui è connotata l’esperienza mondiale ed in modo particolare quella europea;
Oggi possiamo dire che questi valori sono ben radicati nella politica, ma avrebbero potuto anche non esserlo se quel giorno non ci fossimo impegnati a fondo per sostenerli.
Una presenza politica che nelle Istituzioni, negli organismi di massa, nella società civile e nel confronto tra intellettuali, in mezzo a mille difficoltà, ha saputo mantenere vivo non solo il dibattito su ciò che significa essere socialisti, o quale connotazione dare al riformismo, ma anche viva l’attenzione sul tema di una prospettiva socialista per l’Italia e per l’Europa.
Ebbene, se questo è il tema e se è da qui che siamo partiti, gli sforzi compiuti ci richiamano alla coerente realizzazione di una prospettiva nella quale giungere anche in Italia alla costruzione di un nuovo soggetto politico nel quale ricondurre il valore della nostra esperienza e di una rinnovata tradizione del socialismo riformista.
Quel socialismo riformista che, come è noto, tende a modificare l’ordinamento politico e sociale esistente attraverso l’attuazione di riforme graduali, con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione.
Dare vita a qualcosa di più grande di noi, in cui riconoscersi, passa quindi necessariamente mediante l’apporto sostanziale della nostra identità.
Nel contesto sociale in cui siamo, ciò significa, ad esempio, da una parte combattere i ricorrenti tentativi secessionistici della Lega, dall’altra la logica liberista di Forza Italia.
Ciò diventa un’esigenza irrinunciabile anche per la coalizione che governerà in futuro il nostro Paese. Pensiamo alle tante difficoltà che anche nel centrosinistra emergono nel ricondurre ad una linea unitaria la politica estera del nostro Paese, oppure alla posizione recentemente assunta dalla Margherita sul tema del Welfare State.
Se saremo chiamati a governare questo Paese dovremo impegnarci a risolvere bisogni ed insicurezze che in questi anni sono andate aumentando nel nostro Paese grazie al governo Berlusconi che, con la politica economica di Tremonti, ha messo pericolosamente in discussione la rigorosa politica finanziaria del centro sinistra di Giuliano Amato.
Occorre articolare una risposta alternativa alle politiche attuate dal governo in carica. Si tratta di ridisegnare tutta l'architettura del Welfare State dalle pensioni, alla sanità, alla sicurezza sociale riequilibrando gli oneri che ricadono sulle imprese oggi in difficoltà per concorrenza internazionale.
Tutto ciò si rende ancor più necessario in presenza di un governo che non basterà solo sconfiggere, (perché questo potrebbe anche starci), ma che necessita sostituire con una forza di governo coesa, credibile e innovativa.
E’ un progetto sicuramente ambizioso e la riorganizzazione dell’area riformista del nostro Paese ne è la premessa politica necessaria. Non si tratta solo di perseguire una asettica operazione di laboratorio bensì di dare una risposta concreta ai problemi Italiani: una strategia che risulterà vincente solo se saprà raccogliere e coagulare in un’unica grande forza politica che si riconosce nella socialdemocrazia di stampo europeo tutti i movimenti del riformismo italiano.
Crediamo davvero che ai colossali problemi che l’umanità ha di fronte:
la guerra e la pace;
la povertà;
il neocolonialismo e il nazionalismo;
l’economia globale e il protezionismo delle risorse;
il fondamentalismo ideologico e gli egoismi dei singoli gruppi;
il protezionismo della conoscenza e l’ignoranza scientifica;
la risposta piu’ adeguata possa essere un movimento universale che non si riconosce su di una base ideologica condivisa?
Personalmente ritengo di no e sulla base di queste considerazioni auspico che la lista unitaria, oggi, e il partito riformista, domani, sappiano riconoscersi nel movimento universale della socialdemocrazia.