22 giugno 2002 - riceviamo e pubblichiamo un documento firmato dai compagni SDI e Ds di Segrate
22 giugno 2002
PER IL RILANCIO Di UNA PROSPETTIVA LAICA, SOCIALISTA E RIFORMISTA ANCHE A SEGRATE
Questo è il momento in cui tutti i riformisti socialisti, laici e cattolici - a livello politico e culturale, sindacale e sociale - debbono scendere in campo aperto per rendere forte, chiaro e visibile il senso della loro lotta per far vincere le ragioni del dialogo e delle riforme che rendano possibile la conciliazione tra modernità e giustizia.
L’assassinio di Marco Biagi ,un uomo del dialogo, un riformista, è l’estremo tentativo di inquinare il conflitto politico e sociale con l’odio, con la violenza, con il sangue
La migliore replica del riformismo sindacale alle difficoltà e alle sfide del presente, alle chiusure della controparte confindustriale, al vuoto strategico del governo ed al comportamento apertamente provocatorio ed antisindacale di alcuni suoi esponenti deve consistere sempre nella capacità di saper collegare la mobilitazione ad una prospettiva di cambiamento. Occorre una capacità di proposta che integri lo stesso “Libro bianco” di Marco Biagi in un “Libro delle riforme” che aggredisca il nodo di tutti i problemi italiani: l’arretratezza dei Mezzogiorno. Il deficit di sviluppo, di occupazione, di formazione, di infrastrutture, di sicurezza, di efficienza e trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni è un macigno che pesa non solo sulle popolazioni meridionali ma sul dinamismo dell’intera società italiana alla prova dei processi di integrazione e globalizzazione .Ancora una volta i temi del lavoro, della sua qualità, della sua distribuzione, delle garanzie e dei diritti dovuti a tutti i suoi protagonisti è al centro di un acuto conflitto sociale intrecciato, aggravato e distorto da un ancor più acuto conflitto politico.
Il Governo reca su di se la responsabilità politica di avere spezzato il filo della partecipazione sindacale prospettando un “Dialogo sociale” come mero intrattenimento, prospettando per il sindacato il ruolo di forza meramente caudataria. L’inserimento della delega sull’art. 18 è stato un gesto politico operato contro le forze riformiste del movimento sindacale. Fino a quando il Governo continuerà a fare dei diritti dei lavoratori - a partire da quelli sanciti dallo Statuto voluto da autentici riformisti come Brodolini, Giugni e Donat Cattin - un elemento di agitazione sociale, di rottura e di contrapposizione, la lotta sindacale sarà inevitabile e le forze riformiste del sindacato saranno in prima fila..
I riformisti propugnano l’esigenza di efficaci e lungimiranti riforme in materia di lavoro, di Welfare, di efficienza dello Stato e di Federalismo, di efficienza dei servizi e del sistema produttivo,, di istruzione e di Formazione facendo del carattere pubblico dell’insegnamento e del diritto alla salute i capisaldi irrinunciabili.
Attorno alla questione del lavoro, alla sua unità e centralità, alla sua capacità di proposta si possono ricercare le condizioni perché le idee ed i valori dei riformismo laico e socialista diventino piattaforma politica e tornino ad essere guida del Paese esaltandone la capacità di essere in Europa e di confrontarsi con i problemi posti dalla globalizzazione. Mai come in questo momento infatti la società italiana e quella europea hanno necessità e urgenza di riforme per assicurare giustizia e libertà, dinamismo economico e dinamismo dell’equità, partecipazione, diritti, cittadinanza che si realizzano crescendo insieme e non accrescendo le disuguaglianze.
Il riformismo laico e socialista ha dimostrato storicamente e può confermare oggi che non c e contrasto tra giustizia e libertà. Al contrario di tutti i conservatorismi, al contrario del massimalismo e del liberismo agitatori e propagandistici, il riformismo sa predicare e può dimostrare che c'è giustizia solo nella libertà e vera libertà solo con la giustizia sociale.
Il momento politicamente difficile che viviamo necessita che tutti i riformismi ma in particolar modo che quelli di origine socialista e laica che si riconoscono nella grande famiglia del PSE ritrovino unità d’azione per battere le spinte autoritarie, xenofobe, populiste e antidemocratiche che serpeggiano in Europa e sono presenti anche in Italia, inserite ed organiche nell’attuale governo.
La recente sconfitta delle forze socialiste nelle elezioni presidenziali francesi, dovuta al frazionamento del centro sinistra, dimostra ancora una volta che solamente un impegno comune dei riformisti può portare al formarsi di un’alternativa credibile che con le proprie proposte raccolga intorno a sé il consenso necessario. I dati relativi alle recenti elezioni amministrative in Italia dimostrano che solo marciando in questa direzione si può arginare la destra mass-mediatica, arrestarne l’avanzata e respingerla all’opposizione a partire dalle regioni del Nord.
Piccoli spostamenti elettorali fra una forza e l’altra del centrosinistra non sono significativi per il quadro politico e non devono spingere verso forme di egemonismo che impediscono le aggregazioni generando forme di rivalsa, in un una conflittualità senza fine auspicata dai nostri avversari. La consapevolezza che nessuna forza politica può essere maggioranza da sola e la necessità di un marciare comune costituiscono dunque il necessario presupposto per ogni azione politica che desideri porsi il fine di governare.
La cosa è vera ed ancora più urgente in tutti gli ambiti locali dove le differenze fra le forze riformiste ed in generale del Centro Sinistra non possono che essere minori per l’ambito di competenza in cui si svolge l’azione politica.
Occorre superare incomprensioni, diffidenze, personalismi e campanilismi di partito nell’ottica di un progetto comune al quale tutte le forze riformiste di sinistra sono chiamate a partecipare unitamente ai democratici di impostazione cattolica e solidale ed agli ambientalisti.
A Segrate in particolare i firmatari rilevano alcune resistenze nell’accettare uno spirito unitario, anche solo restringendosi all’ambito dei partiti che si richiamano direttamente al socialismo europeo e che conseguentemente hanno maggiori affinità. Tali resistenze non sono sempre palesi e spesso si traducono ad un’oggettiva difficoltà nell’organizzare una comune linea di
azione.
La mancanza ditale spirito di unitaria cooperazione porta ad una pluralità di centri decisionali anche per quanto riguarda la coalizione dell’ulivo. Tale proliferazione di tavoli formalmente decisionali costituisce un danno verso la formazione di una politica di alternativa all’attuale compagine di destra.
Frutto ditale frammentazione è il sorgere di in un ostacolo alla partecipazione da parte di quei cittadini che ,pur riconoscendosi nell’area del Riformismo Socialista e nell’Ulivo respingono ogni tipo di logica partitica ma non di meno sono pronti a portare il proprio impegno per un migliore governo della città in un ambito unitario.
I firmatari auspicano pertanto l’instaurarsi di un clima nuovo che permetta a tutte le forze di ispirazione socialista unitamente a tutte le forze facenti parte dell’ulivo e ai movimenti presenti nella società di esprimersi e di partecipare alla formazione delle decisioni in modo aperto ,trasparente e responsabile ritenendo che tale metodologia sia l’unica che possa garantire il consenso necessario al rilancio della prospettiva riformista in ogni ambito e la vittoria in prospettiva delle forze democratiche di centro sinistra.