18 maggio 2002 - CONSIGLIO NAZIONALE DEI SOCIALISTI DEMOCRATICI ITALIANI - SINTESI DELL’INTERVENTO DI ROBERTO BISCARDINI
18 maggio 2002
Dopo il 27 maggio dovremo riprendere all’interno del partito un confronto per affrontare alcune difficoltà nelle quali ci troviamo.
La prima è una difficoltà di ordine politico in rapporto al ruolo che ci vogliamo assegnarci nel quadro più generale della ristrutturazione della sinistra.
In una fase in cui anche nel nostro paese spira un’aria di destra, forse più pericolosa di quella oggi rappresentata da Berlusconi, avremmo bisogno di un centrosinistra con una caratterizzazione politica diversa da quella attuale. Per essere credibile il centrosinistra deve essere riformista, ma purtroppo con l’avvento di Rutelli questo Ulivo è diventato sempre più giustizialista e massimalista, tutto teso a recuperare Di Pietro e i girotondi. Noi, che dobbiamo avere a cuore le sorti della sinistra, non possiamo far finta che i Ds non esistano, e dovremo cominciare a confrontarci con loro di più che nel passato per verificare se ci sono le condizioni per costruire insieme a loro o con alcuni di loro una forte posizione riformista, socialista e una sinistra moderna.
La seconda difficoltà è tutta organizzativa. Riguarda la nostra debole visibilità e la nostra capacità di essere presenti efficacemente sul territorio. Purtroppo bisogna prendere atto che esistono due realtà, quella del partito centralizzato, nazionale, fondamentalmente di tipo parlamentare che risponde alla logica sacrosanta, ma insufficiente, di avere un gruppo alla Camera e al Senato. Ed esiste un partito locale che vive spesso abbandonato a se stesso, che si regge sostanzialmente sulle proprie risorse e che fonda la sua forza politica sull’iniziativa e quella elettorale sui voti di lista e i voti di preferenza.
O le strutture del partito nazionale, superando i ritardi che finora abbiamo accumulato, riescono contemporaneamente a garantire una organizzazione per queste due esigenze, oppure bisogna separare l’organizzazione nazionale da quella locale, anche riconoscendo alle strutture locali del partito adeguate risorse finanziarie per autorganizzarsi.