17 settembre 2002 - Direttiva presidenziale di GEORGE W. BUSH su "LA STRATEGIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE DEGLI USA"
17 settembre 2002
Direttiva presidenziale di
GEORGE W. BUSH
The White House
National Security Council
LA STRATEGIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE DEGLI U.S.A
17 settembre 2002
Le grandi battaglie del ventesimo secolo tra libertà e totalitarismo sono finite con una vittoria decisiva della libertà e di un solo modello sostenibile per il successo nazionale: quello della libertà, della democrazia e della libera iniziativa economica. Nel ventunesimo secolo, soltanto le nazioni che condividono l’impegno di proteggere i diritti umani di base e di garantire la libertà politica ed economica saranno capaci di far avanzare il potenziale dei rispettivi popoli e di assicurare loro la prosperità a venire. La gente, dovunque, vuole essere in grado di parlare liberamente; vuole poter scegliere chi la governa; vuole poter svolgere le pratiche religiose che preferisce; vuole poter educare i propri figli, maschi e femmine che siano; vuole poter possedere le sue proprietà e poter godere dei benefici derivanti dal proprio lavoro. Questi valori di libertà sono giusti e veri per ogni individuo, in ogni società. Quindi il dovere di proteggere questi valori contro i loro nemici è la vocazione comune dei popoli amanti della libertà in ogni luogo e in ogni tempo.
Oggi gli Stati Uniti godono di una posizione di forza militare che è ineguagliabile ed hanno una grande influenza politica ed economica. Attenendoci alla nostra tradizione ed ai nostri principi, noi non facciamo uso della forza per esercitare pressioni a nostro vantaggio unilaterale. Noi cerchiamo invece di creare un equilibrio di forze che favorisca la libertà umana: cioè condizioni nelle quali tutte le nazioni e tutte le società possano scegliere per sé i premi delle libertà economiche e delle libertà politiche. In un mondo che sia sicuro, la gente sarà capace di rendere migliore la propria vita. Noi difenderemo la pace contro i terroristi e contro i tiranni. Noi preserveremo la pace, costruendo buone relazioni tra le grandi potenze. Noi estenderemo la pace, incoraggiando le società libere ed aperte di ogni continente.
Difendere la nostra nazione dai suoi nemici è il primo e fondamentale impegno del Governo federale. Oggi, questo compito è mutato radicalmente. Nel passato, per minacciare l’America, i nemici avevano bisogno di grandi forze armate e di grandi capacità industriali. Ora, invece, reti seminascoste di semplici individui possono produrre grandi disordini e sofferenze sul nostro territorio, pur facendo uso di risorse dal costo inferiore a quello di acquisto di un solo carro armato. I terroristi sono organizzati per infiltrare le società aperte e per rivolgere contro di noi il potere delle tecnologie moderne.
Per vincere questa minaccia noi dobbiamo fare uso di ogni strumento presente nel nostro arsenale: il potere militare, la migliore difesa del territorio nazionale, l’imposizione del rispetto delle leggi, l’informazione e lo spionaggio, ed infine gli sforzi per tagliare il finanziamento ai terroristi. Una guerra di vasta portata contro i terroristi costituisce un’impresa globale e di durata incerta. L’America aiuterà le nazioni che abbisognano di assistenza nella lotta contro il terrore. E l’America si leverà in piedi per chiedere il conto a quelle nazioni che sono compromesse col terrore, ivi comprese quelle che ospitano i terroristi, dal momento che anche gli alleati del terrore sono nemici della civiltà. Gli Stati Uniti ed i paesi che collaborano con noi non debbono permettere che i terroristi ottengano nuove basi che li possano ospitare. Insieme, noi cercheremo di smantellare i loro santuari, uno ad uno.
Il pericolo più grave che la nostra nazione deve fronteggiare è situato nel punto di incontro fra l’estremismo e la tecnologia. I nostri nemici hanno dichiarato pubblicamente di stare cercando armi per la distruzione di massa ed i fatti finora accertati indicano che essi lo stanno facendo con determinazione. Gli Stati Uniti non permetteranno che questi sforzi abbiano successo. Noi costruiremo difese contro i missili balistici e contro altri mezzi di lancio. Noi collaboreremo con altre nazioni per impedire, contenere, ridurre gli sforzi dei nostri nemici per acquistare tecnologie pericolose. E inoltre, per ragioni di buon senso e di autodifesa, l’America agirà contro tali minacce emergenti prima che si siano pienamente strutturate. Noi non possiamo difendere l’America ed i nostri alleati sperando che le cose vadano da sole per il meglio. Pertanto dobbiamo essere preparati a sconfiggere i piani dei nostri nemici, usando la migliore raccolta delle informazioni e procedendo con energia.
La Storia giudicherà severamente coloro che, pur avendo visto bene il pericolo che sorge, non avranno fatto nulla per agire. Nel nuovo ordine mondiale nel quale siamo entrati, l’unica strada per la pace e per la sicurezza è quella dell’azione.
Nel momento stesso in cui vogliamo difendere la pace, noi possiamo trarre un aiuto da una opportunità storica per preservarla. Oggi la comunità internazionale ha le migliori possibilità – mai conosciute fin dal tempo della nascita degli stati nazionali nel secolo diciassettesimo - di costruire un mondo nel quale le grandi potenze competono in pace, invece di preparare continuamente la guerra tra loro. Oggi le grandi potenze della terra si trovano sulla medesima sponda, unite dai comuni pericoli della violenza terroristica e del caos. Gli USA faranno leva su tali interessi comuni, per promuovere la sicurezza globale. Noi siamo inoltre sempre più uniti da valori condivisi.
La Russia si trova nel mezzo di una transizione che desta speranze, vicina per il suo futuro democratico e cooperante nella guerra al terrore. I capi cinesi stanno scoprendo che la libertà economica è la sola risorsa per lo sviluppo economico. Nel tempo, essi scopriranno che la libertà sociale e politica è la sola risorsa per la grandezza nazionale. L’America incoraggerà l’avanzamento della democrazia e dell’apertura economica in entrambi questi paesi, perché tali tendenze sono le fondamenta migliori per la stabilità interna e per l’ordine internazionale. Noi ci opporremo con forza agli attacchi provenienti da altre potenze, anche se noi diamo il benvenuto ad ogni loro pacifica ricerca della prosperità, di relazioni commerciali e di avanzamento culturale.
Infine, gli Stati Uniti useranno questo momento di opportunità per estendere i benefici della libertà nel mondo. Noi lavoreremo attivamente per diffondere la speranza di democrazia, di sviluppo, di liberi mercati e di libero commercio in ogni parte del mondo. Gli avvenimenti dello 11 settembre 2001 ci hanno insegnato che stati deboli, come l’Afghanistan, possono rappresentare un grande pericolo per i nostri interessi quanto ne potrebbe rappresentare uno stato molto più forte. La povertà in sé non trasforma la povera gente in terroristi e assassini. Tuttavia la povertà, le istituzioni deboli e la corruzione possono far sì che gli stati deboli siano vulnerabili di fronte a reti terroristiche od a cartelli di narcotrafficanti che operano nei loro confini.
Gli Stati Uniti staranno accanto ad ogni nazione decisa a costruire un futuro migliore mediante la ricerca dei frutti della libertà per la propria gente. Libero scambio e liberi mercati hanno provato la loro capacità di sollevare intiere società al di sopra della povertà. Pertanto gli USA lavoreranno con singole nazioni, con intiere regioni e con tutta la comunità del commercio mondiale per costruire un mondo che scambia in libertà e che così cresce in prosperità. Gli USA distribuiranno maggiore assistenza allo sviluppo attraverso il Millennium Challenge Account alle nazioni che governano con giustizia, investono nel loro popolo e incoraggiano la libertà economica. Noi continueremo inoltre a guidare gli sforzi mondiali per ridurre il pedaggio terribile dell’AIDS e di altre malattie infettive.
Nel costruire una bilancia di forze che favoriscano la libertà, gli USA sono guidati dalla convinzione che tutte le nazioni hanno rilevanti responsabilità. Le nazioni che godono della libertà debbono combattere attivamente il terrorismo. Le nazioni che dipendono dalla stabilità internazionale debbono aiutare a prevenire la diffusione di armi per la distruzione di massa. Le nazioni che sono in cerca di aiuti internazionali debbono governarsi in modo assennato, così che quegli aiuti siano bene spesi. Per far crescere la libertà, ci si deve attendere, e si debbono richiedere, sia la responsabilità amministrativa sia quella morale.
Noi siamo guidati anche dalla convinzione che nessun paese può costruire da solo un mondo più sicuro e migliore. Le alleanze e le istituzioni multilaterali possono accrescere la forza delle nazioni amanti della libertà. Gli USA sono impegnati nelle organizzazioni da tempo esistenti come le Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) , l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e la NATO, più in altre alleanze di vecchia data. La sintesi di molte volontà può far crescere queste istituzioni permanenti. In ogni caso, comunque, gli obblighi internazionali vanno presi sul serio. Non si possono rispettare solo simbolicamente, allo scopo di propagandare un ideale, senza poi fare nulla per realizzarlo.
La libertà è la domanda non irrinunciabile della dignità umana: è un diritto naturale per ogni persona, in ogni civiltà. Attraverso la storia, la libertà è stata minacciata dalle guerre e dal terrore; essa è stata sfidata dalle mire aggressive di stati potenti e dalle trame diaboliche dei tiranni; ed essa è stata altresì provata dalla diffusione della povertà e delle malattie. Oggi, l’umanità ha nelle sue mani l’opportunità di conseguire il trionfo sopra tutti i suoi nemici. Gli Stati Uniti accettano la propria responsabilità di guida per una missione così grande.
George W.Bush
17 settembre 2002
I – LA VISIONE GLOBALE DELLA STRATEGIA INTERNAZIONALE DELL’AMERICA
“Gli scopi internazionali della nostra nazione sono sempre stati più ampi di quelli della difesa. Noi combattiamo, come sempre, per una pace giusta, cioè per una pace che favorisca la libertà. Noi difendiamo la pace contro le minacce dei terroristi e dei tiranni. Noi preserveremo la pace costruendo buone relazioni tra le grandi potenze. E noi estenderemo la pace incoraggiando le società libere e aperte in ogni continente”.
Presidente Bush
West Point, New York
1 giugno, 2002
Gli Stati Uniti hanno nel mondo un’influenza ed una forza che nessuno ha mai avuto e che nessuno può eguagliare. Questa posizione è sostenuta dalla fede nei principi di libertà e nei valori di una società libera; essa viene insieme a responsabilità, obblighi ed opportunità che nessun altro possiede. La grande forza di questa nazione deve essere usata per promuovere una bilancia delle forze che favorisca la libertà.
Per la maggior parte del ventesimo secolo il mondo è stato diviso da una grande lotta di ideali: le visioni distruttive del totalitarismo contro quelle della libertà e dell’eguaglianza.
La grande lotta è finita. Le visioni conflittuali di classe, di nazione e di razza, che promisero utopie ma produssero miserie, sono state sconfitte e screditate. L’America oggi è minacciata meno da stati desiderosi di conquiste che non da altri, i quali sono in stato di fallimento. Noi siamo minacciati meno da flotte e da armate, che non da tecnologie poste in mano a pochi arrabbiati. Noi dobbiamo sconfiggere queste minacce alla nostra nazione, agli alleati ed agli amici.
Per l’America questo è anche un tempo di opportunità. Noi lavoreremo per trasformare questo momento di nostra influenza in decenni di pace, di prosperità e di libertà. La strategia di sicurezza nazionale degli USA sarà basata sopra un internazionalismo tipicamente americano, che riflette l’unione dei nostri valori col nostro interesse nazionale. Lo scopo di questa strategia è quello di cercare di rendere il mondo non soltanto più sicuro, ma anche migliore. I nostri scopi sulla via del progresso sono chiari: libertà politica ed economica, relazioni pacifiche con gli altri stati, rispetto della dignità umana.
Questo orientamento non è soltanto per gli USA. Esso è aperto a tutti. Per ottenere tali scopi, gli Stati Uniti vorranno:
- sostenere la causa delle aspirazioni alla dignità umana;
- rafforzare le alleanze per battere il terrorismo globale e lavorare per prevenire attacchi contro di noi ed i nostri amici;
- lavorare con gli altri per disinnescare i conflitti regionali;
- prevenire i nostri nemici dal minacciare con mezzi di distruzione di massa noialtri, i nostri alleati ed i nostri amici;
- avviare una nuova era di sviluppo economico attraverso liberi mercati e libero commercio;
- espandere il cerchio dello sviluppo, aprendo le società e costruendo le infrastrutture della democrazia,
- sviluppare agende di azione cooperativa con altri centri maggiori dal potere globale,
- trasformare infine le istituzioni della sicurezza nazionale degli USA per affrontare le sfide o le opportunità del secolo ventesimo primo.
II – SOSTENERE LA CAUSA DELLE ASPIRAZIONI ALLA DIGNITA’ UMANA
“Alcuni lamentano che vi sia qualcosa di non diplomatico o di non raffinato nell’usare un linguaggio che chiama giusto il giusto e sbagliato lo sbagliato. Differenti circostanze richiedono metodi differenti, ma non diversi criteri morali”.
Presidente Bush
West Point, New York
1 giugno, 2002
Nel perseguimento dei nostri fini, il nostro primo imperativo è di chiarire bene per che cosa siamo: gli Stati Uniti debbono difendere la libertà e la giustizia, perché questi principi sono validi e veri per tutti i popoli e sempre. Nessuna nazione ha il monopolio di queste aspirazioni e nessuna ne è del tutto priva. Padri e madri in tutte le società vogliono che i figli siano educati a vivere liberi dalla povertà e dalla violenza. Nessun popolo della terra brama di essere oppresso, né aspira alla servitù, né aspetta con gioia che la polizia segreta gli si presenti in casa nel mezzo della notte.
L’America deve sostenere con fermezza le domande irrinunciabili della dignità umana: il governo della legge; i limiti ai poteri assoluti dello stato; la libertà di parola; la libertà di religione; l’eguaglianza nelle procedure della giustizia; il rispetto per le donne; la tolleranza etnica e religiosa; il rispetto per la proprietà privata.
Queste domande possono essere soddisfatte in molti modi. La Costituzione degli Stati Uniti ci è servita molto bene. Molte altre nazioni, con differenti storie e culture, dovendo affrontare circostanze diverse, hanno incorporato con successo questi principi di base nei loro sistemi di governo. La storia non è stata di mano leggera con quelle nazioni che hanno ignorato o beffato i diritti e le aspirazioni delle loro genti.
L’esperienza americana di una grande democrazia multietnica conferma la nostra convinzione che un popolo con diverse eredità e credenze può vivere e prosperare in pace. La nostra storia è una lunga lotta per vivere all’altezza dei nostri ideali. Ma anche nei momenti peggiori, i principi consacrati nella Dichiarazione di Indipendenza sono stati per noi una guida. Come risultato, l’America non è oggi soltanto una società più forte, ma più libera e più giusta.
Quest’oggi, questi ideali sono un riferimento di salvezza per i difensori della libertà che lottano in solitudine. E quando arrivano le aperture, noi possiamo incoraggiare il cambiamento, così come abbiamo fatto nell’Europa Centrale ed Orientale tra il 1988 ed il 1991, oppure in Belgrado nel 2000. Quando noi vediamo che un processo democratico prende piede tra i nostri amici di Taiwan o della Repubblica di Corea, e vediamo governanti eletti che rimpiazzano i generali in America Latina e in Africa, noi vediamo degli esempi di come sistemi autoritari possano evolvere, sposando storie e tradizioni locali coi principi che noi tutti apprezziamo.
Avendo assorbito le lezioni del nostro passato, e usando le opportunità che oggi abbiamo, la strategia di sicurezza nazionale degli USA deve partire da queste credenze profonde e guardare in avanti verso tutte le possibilità di espandere la libertà.
I nostri principi guideranno le decisioni del nostro governo circa la cooperazione internazionale, circa il carattere della nostra assistenza all’estero e circa la destinazione delle risorse. Essi guideranno le nostre azioni e le nostre parole negli organi internazionali. Noi vorremo:
- parlare in modo onesto sulle violazioni e sulle irriducibili richieste di dignità umana, usando la nostra voce e il nostro voto nelle istituzioni internazionali per far avanzare la libertà;
- usare il nostro aiuto all’estero per promuovere la libertà e sostenere coloro che lottano per lei con modi non violenti, assicurando che le nazioni in movimento verso la democrazia siano premiate per i passi che intraprendono;
- far sì che la libertà e lo sviluppo delle istituzioni democratiche siano i temi chiave nelle nostre relazioni bilaterali, cercando solidarietà e cooperazione da parte delle altre democrazie nel fare pressione sui governi che negano i diritti umani, affinchè quelli si muovano verso un futuro migliore,
- fare sforzi speciali per promuovere la libertà religiosa e di coscienza, e per difenderle dalla pressione di governi repressivi.
Noi sosterremo le richieste di dignità umana e ci contrapporremo a coloro che le respingono.
III – RAFFORZARE LE ALLEANZE PER SCONFIGGERE IL TERRORISMO GLOBALE E LAVORARE PRE PREVENIRE ATTACCHI CONTRO DI NOI ED I NOSTRI AMICI
“A soli tre giorni da questi eventi, gli americani non percepiscono ancora le distanze della storia. Ma la nostra responsabilità verso la storia è chiara: bisogna rispondere a questi attacchi e liberare il mondo dalla malvagità. La guerra è stata portata contro di noi con l’occultamento, la frode e l’assassinio. Questa nazione è pacifica, ma diventa feroce se provocata fino alla collera. Il conflitto è stato iniziato nei tempi e nei modi dettati da altri. Esso dovrà finire nel modo e nel tempo scelti da noi”.
Presidente Bush
Washington D.C.
14 settembre 2001
Gli Stati Uniti d’America stanno combattendo una guerra contro dei terroristi che hanno un raggio d’azione globale. Il nemico non è un particolare regime politico, o una persona, o una religione, od una ideologia. Il nemico è il terrorismo, che è premeditato ed è violenza, pur politicamente motivata, perpetrata contro persone innocenti.
In molte regioni, legittime lagnanze impediscono l’emergere di una pace stabile. Tali lagnanze richiedono di essere trattate, e debbono essere trattate, nell’ambito di un processo politico. Ma nessuna causa giustifica il terrore. Gli stati Uniti non faranno concessioni alle domande dei terroristi e non giungeranno a nessun accordo con loro. Noi non facciamo distinzione tra terroristi e coloro che scientemente li ospitano o danno loro aiuto.
La lotta contro il terrorismo globale è differente da ogni altra guerra della nostra storia. Essa verrà combattuta su molti fronti e per un lungo periodo di tempo contro un nemico particolarmente sfuggente. Il progresso avverrà attraverso la continua accumulazione di successi, alcuni visibili e altri non visibili.
Oggi i nostri nemici hanno potuto vedere i risultati di quello che le nazioni civili possono fare, e d’ora in poi continueranno a fare, contro i regimi che ospitano, sostengono ed usano il terrorismo per raggiungere i loro scopi politici. L’Afghanistan è stato liberato; le forze della coalizione continuano a dare la caccia ai talebani e ad Al – Qaida. Ma non è soltanto questo il campo di battaglia sul quale noi attaccheremo i terroristi. Migliaia di terroristi addestrati rimangono al largo in cellule disseminate nel Nord America, nel Sud America, in Europa, Africa, Medio oriente ed Asia. La nostra priorità è innanzi tutto di scompaginare e distruggere le organizzazioni terroristiche di raggio globale e attaccare i loro capi, nonché gli organi di comando, controllo e comunicazione, il loro supporto materiale e le finanze. Tutto questo avrà un effetto incapacitante sulle possibilità che i terroristi hanno di programmare e di operare.
Noi continueremo a incoraggiare i nostri partner regionali a iniziare uno sforzo coordinato che isoli i terroristi. Allorchè una campagna terroristica regionale localizza la sua minaccia contro uno stato particolare, noi aiuteremo ad assicurare che tale stato abbia i mezzi militari, giudiziari e di polizia, nonché politici e finanziari, per portare a fondo il proprio compito di difesa.
Gli Stati Uniti continueranno a lavorare con gli alleati per bloccare il finanziamento ai terroristi. Noi identificheremo e bloccheremo le fonti di finanziamento per il terrorismo, congeleremo gli averi dei terroristi e di quelli che li sostengono, impediremo ai terroristi di avere accesso al sistema finanziario internazionale, proteggeremo le legittime iniziative caritatevoli dall’essere abusivamente utilizzate dai terroristi e preverremo i movimenti delle risorse dei terroristi attraverso reti finanziarie alternative.
Comunque questa campagna, perché sia efficace, non deve essere svolta come una sequenza, ma l’effetto cumulato attraverso tutte le regioni ci aiuterà a ottenere i risultati che cerchiamo. Noi disarticoleremo e distruggeremo le organizzazioni terroristiche mediante:
- un’azione diretta e continuativa, che usi tutti gli elementi del potere nazionale e internazionale. Il nostro obiettivo immediato sarà quello delle organizzazioni terroristiche di raggio globale ed ogni stato terrorista o sponsorizzatore che tenterà di procurarsi o di usare armi di distruzione di massa, in ciò comprendendo anche le componenti essenziali delle medesime;
- la difesa degli Stati Uniti, del popolo americano e dei nostri interessi in patria e all’estero, identificando e distruggendo la minaccia prima che essa giunga ai nostri confini. Mentre gli Stati Uniti si impegneranno in modo costante ad assicurarsi il supporto della comunità internazionale, non esiteremo se necessario ad agire da soli, per esercitare il nostro diritto all’autodifesa, agendo per primi contro tali terroristi, al fine di prevenire che essi possano fare danno contro il nostro popolo ed il nostro paese.
- rendere impossibile ulteriori sponsorizzazioni, aiuti e santuari per i terroristi, convincendo o costringendo gli stati ad accettare le responsabilità derivanti dalla sovranità di ciascuno.
Noi condurremo inoltre una guerra di idee per vincere la battaglia contro il terrorismo internazionale. Questo include:
- di usare la piena influenza degli USA e di lavorare in stretto contatto con gli alleati e con gli amici per rendere chiaro che tutti gli atti di terrorismo sono illegittimi, così che ogni terrorismo sia trattato alla stessa stregua dello schiavismo, della pirateria e del genocidio: cioè sia un comportamento che nessun governo che si rispetti può giustificare o sostenere, ma che tutti debbono condannare;
- sostenere i governi moderati e modernizzanti, specialmente nel mondo musulmano, per assicurare che le condizioni e che le ideologie che promuovono il terrorismo non trovino fertile terreno in nessuna nazione;
- diminuire le condizioni di base che generano il terrorismo, raccogliendo la comunità internazionale perché concentri le sue risorse ed i suoi sforzi nelle aree più a rischio;
- usare una diplomazia aperta, per promuovere il libero flusso delle informazioni e delle idee per alimentare le speranze e le aspirazioni di libertà di quelli che vivono nelle società governate dagli sponsorizzatori del terrorismo globale.
Mentre noi riconosciamo che la nostra migliore difesa è una buona offensiva, noi stiamo anche rafforzando la sicurezza interna del territorio americano, allo scopo di proteggerci da un attacco e così di dissuadere dal portarlo. Questa Amministrazione ha proposto la più vasta riorganizzazione del governo da quando l’Amministrazione Truman istituì il Consiglio per la Sicurezza Nazionale e il Dipartimento della Difesa. Incentrato sopra un nuovo Dipartimento di Sicurezza del territorio del Paese e comprensivo di un nuovo Comando militare unificato, nonché di un riordinamento radicale del Federal Bureau of Investigation, il nostro piano generale per rendere sicura la terra patria collega ogni livello di governo e comporta la cooperazione tra settori pubblici e privati.
Questa strategia trasforma l’avversità in un’opportunità. Per esempio: il sistema di governo delle emergenze sarà messo in grado di vedersela non soltanto contro il terrorismo, ma contro tutti i rischi. Il nostro sistema sanitario verrà rinforzato non soltanto per affrontare il terrorismo biologico, ma tutte le malattie infettive ed i pericoli di epidemie. Il nostro controllo dei confini non soltanto dovrà bloccare i terroristi, ma migliorare l’efficienza di movimento del traffico legittimo.
Mentre noi ci concentriamo sulla protezione dell’America, noi sappiamo che per sconfiggere il terrorismo nel mondo globalizzato di oggi noi necessitiamo del supporto dei nostri alleati ed amici. Ogniqualvolta sia possibile, gli USA faranno affidamento sulle organizzazioni regionali e sui poteri degli stati perché assolvano ai loro obblighi nella lotta contro il terrorismo. Laddove qualche governo trovi che la lotta contro il terrorismo va oltre le sue capacità, noi sosterremo la sua volontà e le sue risorse con qualsiasi aiuto che noi od i nostri alleati potremo dare.
Mentre noi diamo la caccia ai terroristi in Afghanistan, noi continueremo a lavorare con le organizzazioni internazionali come l’ONU, e anche con le organizzazioni non governative, e con altri paesi, al fine di procurare l’assistenza umanitaria, politica, economica e di sicurezza necessarie per ricostruire l’Afghanistan così che esso non possa di nuovo abusare del suo popolo, minacciare i suoi vicini e procurare un rifugio per i terroristi.
Nella guerra contro il terrorismo globale, noi non dimenticheremo mai che in ultima istanza stiamo combattendo per i valori e per il modo di vivere democratici. Libertà e paura sono in contrasto e non vi sarà una conclusione rapida e facile di questo conflitto. Guidando la campagna contro il terrorismo, noi stiamo creando nuove e produttive relazioni internazionali, così come stiamo ridefinendo quelle già esistenti in modi che possano farci affrontare le sfide del secolo ventunesimo.
IV – LAVORARE CON GLI ALTRI PAESI PER DISINNESCARE I CONFLITTI REGIONALI
“O noi costruiamo un mondo di giustizia, o finiremo per vivere in un mondo di coercizione. La grandezza delle nostre responsabilità condivise fa sì che i nostri disaccordi appaiano molto piccoli”
Presidente Bush
Berlino, Germania
22 maggio 2002
Le nazioni che si preoccupano del bene comune debbono restare attivamente impegnate nella soluzione delle dispute regionali più critiche, onde evitare scalate esplosive e minimizzare pertanto le sofferenze umane. In un mondo sempre più interconnesso le crisi regionali possono mettere sotto pressione le nostre alleanze, far rivivere le rivalità tra le maggiori potenze e produrre orribili offese per la dignità umana. Quando la violenza scoppia e gli stati vacillano, gli Stati Uniti lavoreranno coi loro amici e alleati per alleviare le sofferenze e ricondurre alla stabilità.
Nessuna dottrina può anticipare tutte le circostanze nelle quali l’azione degli USA – diretta o indiretta – è garantita. Per affrontare le nostre priorità globali noi abbiamo risorse politiche, economiche e militari con dei limiti ben definiti. Gli Stati Uniti affronteranno ogni singolo caso con nella mente i seguenti principi strategici:
- gli USA dovrebbero impiegare tempo e risorse per costruire collegamenti e istituzioni che possano aiutare a gestire le crisi locali quando esse emergono;
- gli USA dovrebbero essere realistici sulla loro capacità di aiutare chi non vuole o non è capace di aiutarsi da solo. Dove e quando la gente è pronta a fare la sua parte, noi ci muoveremo in modo decisivo.
Il conflitto israelo-palestinese è critico a causa del prezzo di sofferenze umane che produce. Ma per gli USA esso lo è in particolare per le strette relazioni esistenti sia con lo stato di Israele sia con alcuni stati arabi chiave, nonché a causa dell’importanza di tale regione per altre priorità globali degli USA. Non vi sarà nessuna pace per entrambe le parti senza libertà per ciascuna. L’America resta impegnata per una Palestina indipendente e democratica, che viva accanto ad Israele in pace e in sicurezza. Come tutti gli altri popoli, i palestinesi hanno bisogno di un governo che serva i loro interessi ed ascolti le loro richieste. Gli USA continueranno a incoraggiare tutte le parti ad essere all’altezza delle loro responsabilità mentre cerchiamo una giusta e generale sistemazione del conflitto.
Gli USA, la comunità internazionale dei donatori e la Banca Mondiale sono pronti a lavorare con un governo palestinese riformato, per lo sviluppo economico, per un’assistenza umanitaria accresciuta e per un programma atto a istituire, finanziare e controllare un sistema giudiziario veramente indipendente. Se i palestinesi abbracciano la democrazia e il governo della legge, se combattono la corruzione e rifiutano il terrorismo con fermezza, essi potranno contare sull’aiuto americano per la creazione di uno stato palestinese.
Anche Israele ha una grande posta da giocare sul successo di una Palestina democratica. L’occupazione permanente minaccia l’identità e la democrazia di Israele. Pertanto gli USA continuano a sfidare i capi israeliani perché facciano passi concreti per sostenere la nascita di uno stato palestinese accettabile e credibile. Non appena ci sia un progresso nella direzione della sicurezza, le forze di Israele debbono ritirarsi completamente nelle posizioni tenute prima del 28 settembre 2000. Inoltre, in osservanza delle raccomandazioni del Comitato Mitchell, l’attività israeliana di insediamento nei territori occupati deve cessare. Non appena la violenza si placherà, occorrerà poi ristabilire la libertà di movimento, permettendo ai palestinesi innocenti di riprendere il lavoro e la vita normali. Gli Stati Uniti possono giocare un ruolo cruciale, ma, alla fine, una pace duratura può venire soltanto quando Israele ed i Palestinesi risolveranno le questioni aperte e cesseranno i conflitti tra loro.
Nell’Asia del Sud, gli USA hanno anche qui sottolineato il bisogno che India e Pakistan risolvano le loro contese. Questa Amministrazione ha speso tempo e risorse per costruire forti relazioni bilaterali con l’India e col Pakistan. Queste forti relazioni ci hanno dato la possibilità di giocare un ruolo costruttivo allorquando le tensioni nella regione sono diventate acute. Col Pakistan le nostre relazioni bilaterali sono state rafforzate dalla scelta pakistana di venire dalla nostra parte nella guerra contro il terrorismo e di muoversi nella direzione di una società più aperta e tollerante. La nostra Amministrazione vede bene il potenziale indiano affinchè quel paese diventi una delle grandi potenze democratiche del ventunesimo secolo ed ha lavorato duro per trasformare le nostre relazioni secondo questa prospettiva. Il nostro coinvolgimento in questa disputa regionale, puntando sopra un iniziale investimento nelle relazioni bilaterali, guarda innanzi tutto ad ottenere passi concreti da India e Pakistan al fine di aiutare a disinnescare il confronto militare.
L’Indonesia ha intrapreso passi coraggiosi per creare una democrazia che funziona ed imporre il rispetto della legge. Tollerando le minoranze etniche, rispettando il governo della legge e accettando mercati aperti, l’Indonesia può essere capace di impiegare il motore che ha già determinato il decollo di alcuni paesi confinanti fuori dalla povertà e dalla disperazione. Spetta all’Indonesia di far sì che l’assistenza degli USA produca la differenza.
Nell’emisfero occidentale noi abbiamo creato coalizioni flessibili con paesi che condividono le nostre priorità, in particolare col Messico, Brasile, Canada, Cile e Colombia. Tutti insieme noi promuoveremo un emisfero genuinamente democratico, dove la nostra integrazione farà crescere la sicurezza, la prosperità, l’opportunità e la speranza. Noi lavoreremo a beneficio dell’intiero emisfero mediante istituzioni regionali come il Summit del processo americano, l’Organizzazione degli Stati Americani e il Defense Ministerial of Americas.
Parti dell’America Latina debbono affrontare conflitti regionali che sorgono specialmente dalla violenza dei cartelli della droga e dei loro complici. Questo conflitto ed il traffico inarrestato dei narcotici possono mettere in pericolo la salute e la sicurezza negli USA.
Pertanto noi abbiamo sviluppato una strategia attiva per aiutare le nazioni delle Ande a sistemare le loro economie, per far rispettare le loro leggi, per sconfiggere le organizzazioni terroristiche, per tagliare i canali della droga, mentre – cosa altrettanto importante – noi lavoriamo per ridurre la domanda di droga nel nostro stesso paese.
In Colombia noi vediamo il collegamento tra gruppi terroristici ed estremisti che sfidano la sicurezza dello stato e vediamo altresì le attività di traffico degli stupefacenti che aiutano a finanziare le attività di tali gruppi. Noi stiamo lavorando per aiutare la Colombia a difendere le sue istituzioni democratiche e sconfiggere i gruppi armati illegali di destra e di sinistra. Ma ciò si ottiene estendendo la sovranità dello stato sull’intiero territorio nazionale e procurando una sicurezza di base per la gente colombiana.
In Africa, promesse e opportunità si trovano accanto ad epidemie, guerre e disperata povertà. Tutto questo minaccia uno dei valori di fondo degli USA - conservare la dignità dell’uomo – e minaccia altresì la nostra priorità strategica: combattere il terrorismo globale. Interessi e principi americani vanno così nella medesima direzione: noi lavoreremo con altri paesi per un continente africano che viva in pace, nella libertà ed in una crescente prosperità.
Un ambiente ancor più mortifero si è creato in Africa dal momento che le guerre civili locali si sono estese oltre i loro confini creando zone di guerra regionale. Formare una coalizione tra quelli che vogliono e formare accordi di sicurezza comune sono le chiavi per affrontare queste minacce transnazionali emergenti.
Le grandi dimensioni e la diversità dei casi nell’Africa richiedono una strategia di sicurezza che punta alla costruzione di accordi bilaterali e di coalizioni. Questa Amministrazione si concentrerà nella regione sopra tre indirizzi interdipendenti:
- i paesi che hanno un peso maggiore sui confinanti, come il Sud Africa, la Nigeria, il Kenia e l’Etiopia, vanno incoraggiati a stringere patti regionali e richiedono un’attenzione particolare;
- il coordinamento con gli alleati europei e con le istituzioni internazionali è essenziale per una mediazione costruttiva dei conflitti e per operazioni di pace che abbiano successo;
- gli stati africani che hanno capacità e che sono in fase di autoriforma, ed anche le loro organizzazioni sub regionali, debbono essere rinforzati quali mezzi primari per affrontare su una base costante le minacce transnazionali.
In ultima analisi, nell’Africa sub sahariana la via della libertà politica ed economica rappresenta la strada più sicura per progredire, dal momento che in tale zona molte guerre sono conflitti per le risorse materiali o sono guerre per la partecipazione politica pur condotta su basi di differenza etnica o religiosa. La transizione alla Unione Africana, con i suoi impegni sottoscritti in fatto di buon governo e di responsabilità comune per avere sistemi politici democratici, offre l’opportunità di rafforzare la democrazia nel continente.
V – IMPEDIRE IN ANTICIPO AI NOSTRI NEMICI DI MINACCIARE, CON ARMI PER LA DISTRUZIONE DI MASSA, NOI I NOSTRI ALLEATI ED I NOSTRI AMICI
“Il pericolo più grave per la libertà è l’incontro fra l’estremismo e la tecnologia. Quando si verificano la diffusione di armi chimiche, biologiche e nucleari in una con quella dei missili balistici, anche gli stati deboli ed i piccoli gruppi possono raggiungere un potere catastrofico per attaccare le grandi nazioni. I nostri nemici hanno dichiarato proprio questa intenzione e sono stati scoperti a cercare simili armi. Essi vogliono conseguire la capacità di attaccare noi e di mettere in pericolo noialtri oppure i nostri amici. Noi ci opporremo a tutto ciò con tutti i mezzi”.
Presidente Bush
West Point, New York
1 giugno 2001
La natura della minaccia militare durante la guerra fredda richiedeva agli USA e a tutti gli alleati ed amici di enfatizzare la deterrenza dell’uso della forza da parte del nemico, producendo una macabra strategia di reciproca distruzione assicurata. Dopo il collasso dell’URSS e la fine della guerra fredda il nostro ambiente di sicurezza ha subito una profonda trasformazione.
Essendoci mossi dalla sfida alla cooperazione come natura della relazione tra USA e URSS, i vantaggi sono stati evidenti: è stata posta fine all’equilibrio del terrore che ci divideva; abbiamo ottenuto una storica riduzione degli arsenali nucleari da entrambe le parti; abbiamo oggi una collaborazione prima inconcepibile in fatto di controterrorismo e di difesa antimissili.
Eppure nuove sfide mortali sono venute fuori dagli stati delinquenti e dai terroristi. Nessuna di queste minacce odierne può rivaleggiare il potere distruttivo che era stato schierato contro di noi dall’URSS. Tuttavia la natura e le motivazioni di questi nuovi avversari, la loro determinazione ad ottenere poteri distruttivi in precedenza disponibili soltanto per gli stati più forti del mondo, e la grande probabilità che essi faranno uso di armi di distruzione di massa contro di noi, rendono l’ambiente odierno della sicurezza più complicato e più pericoloso.
Negli anni ’90 noi abbiamo assistito all’emergere di un piccolo numero di stati delinquenti che, pur essendo diversi tra loro in questioni importanti, condividono un certo numero di attributi. Gli stati delinquenti hanno questi caratteri:
- brutalizzano i loro popoli e dissestano le risorse nazionali per il guadagno personale dei governanti;
- manifestano nessun riguardo per la legge internazionale, minacciano i vicini e senza alcun pudore violano i trattati internazionali di cui sono parte;
- sono determinati a procurarsi armi per la distruzione di massa insieme ad altra tecnologia avanzata, per farne uso a fini di minaccia o per realizzare i disegni aggressivi del loro regime;
- sponsorizzano il terrorismo intorno al mondo;
- respingono i valori umani di base e odiano gli USA ed ogni cosa che questi sostengono.
Al tempo della guerra del Golfo noi ottenemmo prove irrefutabili del fatto che i disegni dell’Iraq non erano limitati alle armi chimiche, già usate contro l’Iran e contro il proprio popolo. Ma essi erano estesi verso l’acquisizione di armi nucleari e di agenti biologici. Nei dieci anni trascorsi la Corea del Nord è divenuta la principale venditrice di missili balistici di raggio sempre più esteso, mentre sviluppava il proprio arsenale di armi per la distruzione di massa. Altri stati delinquenti cercano ogni tipo di arma nucleare, chimica e batteriologica. Questa ricerca e questo commercio globale di armi da parte di certi stati è diventata una minaccia oscura per tutte le nazioni.
Noi dobbiamo essere pronti a bloccare gli stati delinquenti ed i terroristi che ne sono clienti prima che essi diventino capaci di minacciare o di usare armi per la distruzione di massa contro gli USA, gli alleati e gli amici. La nostra risposta deve prendere il massimo apporto dalle alleanze rinforzate, dallo stabilire nuove collaborazioni con precedenti avversari, dalla innovazione nell’uso della forza militare, dalle tecnologie moderne – ivi compreso lo sviluppo di una efficiente difesa antimissili – e dalla enfasi aumentata sulla raccolta delle informazioni e sulle analisi relative.
La nostra strategia generale per combattere le armi di distruzione di massa comprende:
- “Sforzi anticipati e dinamici contro la proliferazione”. Noi dobbiamo dissuadere e difenderci contro la minaccia, prima che essa venga scatenata. Noi dobbiamo provvedere affinchè le capacità necessarie – scoperta, difese passive e attive, capacità contro forze – siano integrate nella trasformazione della nostra difesa e nei sistemi di sicurezza della nostra madrepatria. La controproliferazione deve inoltre essere integrata nella dottrina, nell’addestramento e nell’equipaggiamento delle nostre forze e di quelle dei nostri alleati per assicurare che noi possiamo prevalere in qualunque conflitto con avversari armati di mezzi per la distruzione di massa.
- “Sforzi di non proliferazione rinforzata, per prevenire gli stati delinquenti ed i terroristi dall’acquisire i materiali le tecnologie e le esperienze necessari per le armi di distruzione di massa”. Noi intensificheremo i mezzi diplomatici, i controlli sulle armi, i controlli sulle esportazioni multilaterali e l’assistenza per la riduzione delle minacce, in modo tale da impedire agli stati ed ai terroristi di ricercare armi di distruzione di massa; inoltre, se necessario, proibire tecnologie e materiali che agevolano quei tentativi. Noi continueremo a costruire coalizioni per sostenere questi sforzi, incoraggiando il loro sostegno per i programmi politici e finanziari di non proliferazione e di riduzione della minaccia. Il recente accordo del G8 di destinare 20 miliardi di dollari ad una iniziativa globale congiunta contro la proliferazione costituisce un grande passo in avanti.
- “Efficace governo delle conseguenze per rispondere agli effetti di un uso eventuale di armi per la distruzione di massa o da parte di terroristi o di stati nemici”. Poter minimizzare gli effetti dell’uso di armi per la distruzione di massa contro il nostro popolo aiuterà a dissuadere quelli che posseggono tali mezzi nonché quelli che cercano di averli, convincendo il nemico che non può ottenere gli effetti desiderati. Gli Stati Uniti debbono inoltre essere preparati a rispondere agli effetti delle armi di distruzione di massa contro le nostre forze all’estero, nonché ad aiutare amici ed alleati se essi verranno attaccati.
Per noi sono occorsi dieci anni per capire la reale natura di questa nuova minaccia. Dati gli scopi degli stati delinquenti e dei terroristi, gli USA non possono più fidarsi di un atteggiamento reattivo ex post, così come si è fatto nel passato. La incapacità di dissuadere un eventuale attaccante, la immediatezza della minaccia odierna e la grandezza del danno potenziale che potrebbe essere causato dalla scelta delle armi dei nostri avversari, non permette più di tenere quell’atteggiamento testè ricordato. Noi non possiamo permettere che i nostri nemici attacchino per primi.
Durante la guerra fredda, specialmente dopo la crisi cubana dei missili, noi abbiamo fronteggiato in generale un avversario orientato sullo statu quo e non sul correre rischi. La dissuasione costituiva pertanto una difesa efficace. Ma la dissuasione basata soltanto sulla minaccia della ritorsione è meno probabile che possa funzionare contro i capi degli stati delinquenti più vogliosi di correre rischi e che giocano con la vita dei loro popoli e con le ricchezze delle loro nazioni.
Durante la guerra fredda, le armi per la distruzione di massa erano considerate armi dell’ultima risorsa e l’uso delle quali rischiava la distruzione di chi le aveva adoperate. Oggi invece i nostri nemici vedono i mezzi di distruzione di massa come armi tra le quali si può scegliere. Per gli stati delinquenti queste armi sono mezzi di intimidazione e di aggressione militare contro i vicini. Queste armi possono altresì consentire a questi stati di ricattare gli Stati Uniti ed i loro alleati per impedirci di dissuadere o di respingere i comportamenti aggressivi degli stati delinquenti. Essi vedono inoltre in queste armi i mezzi migliori per sopraffare la superiorità convenzionale degli USA.
Il concetto tradizionale di deterrenza non funzionerà contro un nemico terrorista che abbia come tattiche preferite la distruzione indiscriminata e l’attacco contro innocenti. I loro cosiddetti soldati cercano il martirio nella morte e la loro più potente difesa è nella mancanza di uno stato. La sovrapposizione tra gli stati che sponsorizzano il terrore e quelli che cercano di avere armi di distruzione di massa ci spingono ad agire.
Per secoli la legge internazionale ha riconosciuto che le nazioni non hanno bisogno di subire un attacco prima di potere legittimamente agire per difendersi contro forze che mostrano un pericolo imminente di attacco. Avvocati e giuristi del diritto internazionale spesso hanno condizionato la legittimità dell’attacco preventivo all’esistenza di un pericolo imminente: per lo più una visibile mobilitazione di armate, di navi e di forze aeree che prelude ad un attacco.
Noi dobbiamo adattare il concetto di minaccia incombente alle capacità ed agli obiettivi degli avversari di oggi. Gli stati delinquenti ed i terroristi non cercano di attaccarci usando mezzi convenzionali. Essi sanno che tali attacchi fallirebbero. Piuttosto essi scelgono di basarsi sopra atti di terrore e, potenzialmente, sull’uso di armi per la distruzione di massa, in quanto armi che possono essere nascoste facilmente, lanciate in modo coperto ed utilizzate senza alcun preavviso.
Gli obiettivi di questi attacchi sono sia le nostre forze militari sia le nostre popolazioni civili, in diretta violazione di una delle principali norme delle leggi di guerra. Così come dimostrato dalle perdite dello 11 settembre 2001, creare una massa di vittime civili è lo specifico obiettivo dei terroristi e queste perdite sarebbero esponenzialmente più gravi se i terroristi ottenessero l’uso di armi di distruzione di massa.
Gli Stati Uniti hanno affermato e conservato per molto tempo la scelta dell’attacco preventivo per contrastare un pericolo sufficiente a compromettere la sicurezza nazionale. Maggiore il pericolo, maggiore è il rischio dell’inerzia e, per contro, più pressante diviene la necessità di assumere un’azione anticipata per difendere noi stessi, anche quando rimangono incertezze sul tempo e sul luogo dell’attacco nemico. Per bloccare in anticipo tali atti da parte dei nostri avversari, gli USA, se necessario, agiranno preventivamente.
Gli USA non useranno la forza in tutti i casi per prevenire minacce emergenti, né le nazioni dovrebbero usare l’attacco preventivo come pretesto di aggressione. Tuttavia, in un tempo dove i nemici della civiltà cercano apertamente e attivamente di ottenere le tecnologie più distruttive in questo mondo, gli Stati Uniti non possono starsene in ozio mentre i pericoli si vengono ammassando. Noi procederemo sempre in modo ragionato e pesando le conseguenze delle nostre azioni. Per sostenere scelte di attacco anticipato, noi ci impegniamo a:
- costruire migliori e più integrate capacità di informazione per ottenere tempestive e accurate identificazioni delle minacce, dovunque esse si presentino;
- coordinarci strettamente con gli allearti per formulare un giudizio comune delle minacce più pericolose;
- continuare a trasformare le nostre forze armate per assicurarci la capacità di condurre operazioni rapide e precise al fine di ottenere risultati decisivi.
Lo scopo delle nostre azioni sarà sempre quello di eliminare una specifica minaccia contro gli USA, gli alleati e gli amici. Le ragioni per le nostre azioni saranno chiare, le forze saranno proporzionate, le cause saranno giuste.
VI – APRIRE UNA NUOVA ERA DI SVILUPPO ECONOMICO GLOBALE, ATTRAVERSO LIBERI MERCATI E LIBERO SCAMBIO
“Quando le nazioni chiudono i loro mercati e l’opportunità di guadagno viene tesaurizzata da pochi privilegiati, nessun tipo di aiuto allo sviluppo è mai sufficiente. Quando le nazioni rispettano le loro genti e i liberi mercati, e fanno investimenti nel migliorare la salute e l’educazione, ogni dollaro di aiuto, ogni dollaro di reddito dal commercio o dal capitale interno viene usato con più efficienza”.
Presidente Bush
Monterrey, Messico
22 marzo 2002
Una economia mondiale forte aumenta la nostra sicurezza, a causa dell’aumento di prosperità e di libertà nel resto del mondo. Lo sviluppo economico sostenuto dal libero scambio e da liberi mercati crea nuovi posti di lavoro e maggiori redditi. Esso permette alla gente di elevare lo standard della vita al di sopra della povertà, fa nascere riforme economiche e giuridiche, insieme alla lotta contro la corruzione, ed infine rafforza le abitudini alla libertà.
Noi promuoveremo lo sviluppo economico e la libertà economica al di là delle sponde americane. Tutti i governi sono responsabili della creazione delle loro proprie politiche economiche e delle risposte da dare alle loro proprie sfide. Noi useremo il nostro impegno economico con altri paesi per sottolineare i benefici delle politiche che generano una maggiore produttività ed uno sviluppo sostenuto, ivi comprendendo:
- politiche di regolamentazione e di legislazione favorevoli allo sviluppo, per incoraggiare l’investimento economico, l’innovazione e l’attività imprenditoriale;
- politiche fiscali – in particolare fondate su quote di tassazione dal margine più ridotto – che migliorano gli incentivi per il lavoro e per l’investimento;
- sostegno al rispetto delle leggi e intolleranza contro la corruzione, così che la gente sarà sicura di poter godere dei frutti del proprio spazio economico;
- forti sistemi finanziari, che permettano al capitale di essere collocato nell’uso proprio più efficiente;
- investimenti nei campi della salute e dell’educazione, per migliorare il tenore di vita e le abilità delle forze di lavoro e della popolazione nel suo complesso; e infine:
- libero scambio, che apra nuove strade allo sviluppo e determini la diffusione di tecnologie e di idee che accrescono la produttività e le opportunità.
Le lezioni della storia sono chiare: le economie di mercato, e non le economie di comando e controllo della mano pesante del governo, sono la strada migliore per promuovere la prosperità e ridurre la povertà. Le politiche atte a produrre forti incentivi di mercato e le istituzioni del mercato sono quelle più importanti per tutte le economie, siano quelle dei paesi industrializzati, siano quelle dei paesi emergenti, siano quelle dei paesi in via di sviluppo.
Il ritorno ad un forte sviluppo economico da parte dell’Europa e del Giappone è essenziale per gli interessi di sicurezza nazionale degli USA. Noi abbisognamo che i nostri alleati abbiano economie forti per loro stessi, per l’economia globale e per la sicurezza generale. Gli sforzi europei per togliere di mezzo le barriere strutturali esistenti nelle loro economie sono importantissimi in questa direzione, così come lo sono anche gli sforzi del Giappone per far cessare la loro deflazione e raddrizzare i problemi dei prestiti improduttivi nel sistema bancario giapponese. Noi continueremo ad usare le nostre regolari consultazioni col Giappone e coi nostri partners europei – anche attraverso il gruppo dei 7(G7) – per discutere le politiche che essi stanno adottando per promuovere lo sviluppo nelle loro economie e per sostenere un più alto sviluppo economico globale.
Il miglioramento della stabilità nei mercati emergenti è anch’esso una chiave dello sviluppo economico globale. I flussi internazionali di capitali di investimento sono necessari per espandere il potenziale produttivo di queste economie. Tali flussi consentono che i mercati emergenti e che i paesi in via di sviluppo facciano quegli investimenti che aumentano gli standard della vita e riducono la povertà. Il nostro obiettivo a lungo termine dovrebbe essere quello di un mondo nel quale tutti i paesi hanno un livello riconosciuto di affidabilità per ricevere investimenti e prestiti, così che sia loro possibile di avere accesso ai mercati internazionali dei capitali e poter così investire nel loro futuro.
Noi siamo impegnati nelle politiche che potranno aiutare i mercati emergenti a raggiungere l’accesso al più largo flusso dei capitali e ad un costo inferiore. A questo scopo, noi continueremo a perseguire le riforme per ridurre l’incertezza nei mercati finanziari. Noi lavoreremo attivamente con altri paesi, nonché col Fondo Monetario Internazionale (IMF) e col settore privato, per realizzare il Piano di Azione del G7,negoziato all’inizio di quest’anno, per prevenire le crisi finanziarie e per affrontarle efficacemente allorquando si verificano.
Il modo migliore per trattare le crisi finanziarie è di prevenirle, e noi abbiamo incoraggiato il Fondo Monetario Internazionale a migliorare i suoi sforzi in questo senso. Noi continueremo a lavorare col Fondo per ridurre le condizioni politiche necessarie per i suoi prestiti e anche per concentrare i prestiti sullo scopo di ottenere sviluppo economico attraverso buone politiche fiscali e monetarie nonché buone politiche dei tassi di cambio e politiche delle finanze.
Il concetto di “libero scambio” nacque come principio morale ben prima che divenisse un pilastro delle concezioni economiche. Se tu produci qualcosa che altri apprezzano, tu devi essere in grado di poterglielo vendere. Se gli altri producono qualcosa che tu apprezzi, tu devi essere in grado di poterlo comperare. Questa è libertà reale: la libertà per una persona o per una nazione di fondare un modo di vivere. Per promuovere il libero scambio, gli USA hanno sviluppato una strategia articolata e di vasto raggio così rappresentabile:
- Prendere una iniziativa globale. I negoziati per il commercio mondiale, che noi abbiamo aiutato a lanciare in Doha nel novembre 2001, avranno un calendario ambizioso, di previsto completamento nel 2005. Gli USA hanno aperto la strada nel completare l’ingresso della Cina e della democratica Taiwan nella World Trade Organization. Noi assisteremo la Russia nei preparativi per entrare nella WTO.
- Spingere affinchè si intraprendano iniziative regionali. Gli USA e le altre democrazie dell’emisfero occidentale hanno accettato di creare un’area di libero scambio delle Americhe, di previsto completamento nel 2005. Quest’anno gli USA richiederanno negoziati per l’accesso ai mercati tra i vari partecipanti, concentrandosi sull’agricoltura, sui beni industriali, sui servizi, sugli investimenti e sugli acquisti governativi. Noi offriremo inoltre al più povero dei continenti, e cioè all’Africa, di avviare il pieno uso del regime delle preferenze consentito dall’African Growth and Opportunity Act, il quale conduce verso la libertà di scambio.
- Prendere l’iniziativa di accordi bilaterali di libero scambio. Preso ad esempio l’accordo di libero scambio con la Giordania, entrato in vigore nel 2001, l’Amministrazione degli USA lavorerà quest’anno a completare gli accordi di libero scambio col Cile e con Singapore. Il nostro scopo è quello di raggiungere accordi di libero scambio con un certo numero di paesi sviluppati o in via di sviluppo in tutte le regioni del mondo. All’inizio i nostri punti focali principali saranno l’America Centrale, il Sud Africa, il Marocco e l’Australia.
- Rinnovare la collaborazione tra il Governo ed il Parlamento. Negli USA, ogni strategia di commercio estero seguita dall’Amministrazione è dipendente da un rapporto positivo col Congresso. Dopo un vuoto di otto anni, l’Amministrazione ha ristabilito nel Congresso un sostegno di maggioranza per la liberalizzazione del commercio, attraverso l’approvazione dell’Autorità per la promozione del commercio nonché, col Trade Act del 2002, misure di apertura dei mercati verso i paesi in via di sviluppo. Questa Amministrazione lavorerà col Congresso per mettere in vigore i nuovi accordi commerciali, bilaterali, regionali e globali, che saranno conclusi sotto la nuova Autorità per la promozione del commercio.
- Promuovere il collegamento tra il commercio e lo sviluppo. Le politiche commerciali possono aiutare i paesi in via di sviluppo a rafforzare i diritti di proprietà, la concorrenza, il rispetto delle leggi, l’investimento, la diffusione della conoscenza, l’apertura della società, la collocazione efficiente delle risorse e l’integrazione regionale: il tutto orientato verso lo sviluppo, l’opportunità, e la fiducia, all’interno dei medesimi paesi in via di sviluppo. Gli USA stanno mettendo in vigore la legge per lo sviluppo dell’Africa, con la quale si creerà l’accesso ai mercati per tutte le merci prodotte nei 35 paesi dell’Africa Sub Sahariana. Noi faremo uso di questa legge e di altre equivalenti anche per il bacino dei Caraibi e continueremo a lavorare con le istituzioni multilaterali e regionali per aiutare i paesi più poveri ad avvantaggiarsi di queste opportunità. Oltre all’accesso ai mercati, l’area più importante dove il commercio si incrocia con la povertà è quello della salute pubblica. Noi cercheremo di assicurare che le regole sulla proprietà intellettuale del WTO siano abbastanza flessibili da permettere alle nazioni in via di sviluppo di ottenere medicine essenziali contro pericoli straordinari come lo AIDS, la tubercolosi e la malaria.
- Rafforzare gli accordi di commercio e le leggi contro le pratiche sleali. Il commercio dipende dal livello di legalità esistente nei paesi interessati ed il commercio internazionale dipende da accordi che possano essere resi obbligatori. La nostra maggiore priorità è risolvere le dispute correnti con l’Unione Europea, il Canada ed il Messico e compiere uno sforzo globale per affrontare il tema delle nuove tecnologie, della scienza e delle regole sanitarie che, senza necessità, bloccano le esportazioni delle campagne e l’agricoltura più moderna. Le leggi contro le pratiche sleali, da parte loro, spesso vengono aggirate o abusate, ma la comunità internazionale deve essere capace di affrontare le vere preoccupazioni contro i sussidi governativi e la concorrenza sleale. Lo spionaggio industriale, che mina alla base la competizione leale, deve essere scoperto e impedito.
- Intervenire affinchè industriali e lavoratori facciano accordi tra loro. Esiste negli USA un quadro di riferimento normativo per le salvaguardie temporanee e che noi abbiamo usato in alcuni settori agricoli nonché, proprio quest’anno, per aiutare l’industria statunitense dell’acciaio. Queste salvaguardie ci aiutano a garantire che i benefici del libero scambio non si attuino a spese dei lavoratori americani. L’assistenza all’adattamento del commercio aiuterà i lavoratori ad adattarsi a loro volta al cambiamento e al dinamismo dei mercati aperti.
- Proteggere l’ambiente ed i lavoratori. Gli USA debbono incoraggiare lo sviluppo economico in modo che produca una vita migliore attraverso la prosperità diffusa. Noi faremo rientrare le preoccupazioni per il lavoro e per l’ambiente entro i negoziati commerciali degli USA, creando una sana rete di collegamento tra gli accordi multilaterali sull’ambiente stipulati con la World Trade Organization . Inoltre useremo la Organizzazione Internazionale del Lavoro, i programmi di commercio preferenziale e le trattative per il commercio in generale per migliorare le condizioni di lavoro insieme a quelle del libero scambio.
- Innalzare i livelli di sicurezza energetica. Noi rafforzeremo la nostra sicurezza energetica e la prosperità diffusa dall’economia globale lavorando con gli alleati, coi partners commerciali e coi produttori dell’energia per espandere le fonti ed i tipi dell’energia globalmente fornita, e ciò specialmente nell’emisfero occidentale, in Africa, in Asia Centrale e nella regione del Caspio. Noi continueremo a lavorare coi nostri partners per sviluppare tecnologie energetiche più pulite e più efficienti.
Lo sviluppo economico, infine, dovrebbe essere accompagnato da sforzi generali per stabilizzare le concentrazioni di gas-serra associate con lo sviluppo medesimo, contenendole entro un livello che prevenga tale pericolosa interferenza umana nel clima globale.
Il nostro obiettivo generale è di ridurre l’emissione dei gas-serra dell’America al livello della nostra economia, tagliando tali emissioni per unità di attività economica del 18 per cento nei dieci anni successivi al 2012. Le nostre strategie per ottenere tale risultato saranno le seguenti:
- restare vincolati alle convenzioni quadro di base per la cooperazione internazionale nell’ambito dell’ONU;
- ottenere accordi con le industrie chiave per tagliare le emissioni di alcuni tra i più potenti gas con effetto serra ed assegnare crediti da trasferire alle compagnie che possono documentare tagli reali;
- sviluppare standard migliorati per misurare e registrare le riduzioni delle emissioni;
- promuovere la produzione di energie rinnovabili e le tecnologie per ripulire il carbone, nonché l’energia nucleare – la quale non produce emissione di gas serra – mentre occorre migliorare l’economia dei carburanti per le auto e gli autocarri degli USA;
- aumentare la spesa per la ricerca e per nuove tecnologie di risparmio energetico fino a un totale di 4,5 miliardi di dollari, la somma più grande mai spesa da alcun paese del mondo a vantaggio del clima, con l’aggiunta di 700 milioni di dollari per il bilancio dell’ultimo anno;
- infine assistere i paesi in via di sviluppo, e specialmente i maggiori produttori di gas con effetto serra come la Cina e l’India, così che essi potranno avere gli strumenti e le risorse per unirsi a questo sforzo generale e potranno essere capaci di crescere lungo un percorso migliore e più pulito.
VII – ALLARGARE IL CIRCOLO DELLO SVILUPPO, APRENDO LE SOCIETA’ E COSTRUENDO LE INFRASTRUTTURE DELLE DEMOCRAZIA
“Nella seconda guerra mondiale noi combattemmo per rendere il mondo più sicuro, poi lavorammo per ricostruirlo. Mentre oggi noi facciamo guerra per rendere il mondo sicuro dal terrorismo, noi dobbiamo anche lavorare per rendere il mondo un luogo migliore per tutti i suoi abitanti”.
Presidente Bush
Washington (Interamerican
Development Bank)
14 marzo 2002
Un mondo dove alcuni vivono con ogni comfort e nella ricchezza, mentre metà della razza umana vive con meno di due dollari al giorno, è né giusto né stabile. Includere ogni povero del mondo nel circolo espansivo dello sviluppo e delle opportunità è un imperativo morale ed una delle più alte priorità della politica internazionale degli USA.
Decenni di massiccia assistenza per lo sviluppo hanno fallito lo scopo di stimolare lo sviluppo nei paesi più poveri. Anzi: nel peggio, l’aiuto allo sviluppo è spesso servito a puntellare politiche fallimentari, riducendo la pressione per le riforme e perpetuando la miseria. I risultati dell’aiuto sono stati misurati in dollari spesi dai donatori e non in tassi di sviluppo e di riduzione della povertà ottenuti dai beneficiari. E questi sono gli indicatori di una strategia fallimentare.
Lavorando con le altre nazioni, gli USA stanno contrastando tale fallimento. Nella Conferenza dell’ONU sul finanziamento dello sviluppo, tenuta a Monterrey, noi abbiamo costruito un nuovo consenso sul fatto che gli obiettivi dell’assistenza e che le strategie per raggiungerli debbono cambiare.
Scopo di questa Amministrazione è di dare una mano a far muovere il potenziale degli individui di tutte le nazioni. Uno sviluppo sostenuto ed una riduzione della povertà sono impossibili senza le giuste politiche nazionali. Dove i governi hanno effettuato cambiamenti reali dello loro proprie politiche, noi apporteremo nuovi e significativi livelli di aiuto. Gli USA e gli altri paesi