17 luglio 2003 - La relazione di Boselli al Direttivo Nazionale

17 luglio 2003

“L’epicentro delle crisi - ha affermato il presidente dello Sdi, Enrico Boselli, nella relazione con cui ha aperto oggi i lavori del Comitato direttivo nazionale presso l’Hotel Exedra di Roma - è sicuramente la Lega che conserva un profilo politico movimentista, anti istituzionale e separatista. Bossi incarna meglio di altri le pulsioni più arcaiche di esigue minoranze che fanno dell’egoismo sociale la propria bandiera politica. Tuttavia, il malessere è assai diffuso nella maggioranza: investe l’UCD e AN ma serpeggia persino all’interno delle fila di Forza Italia. Può apparire paradossale che queste fortissime tensioni si siano verificate dopo l’approvazione del lodo Maccanico. Se fosse stato vero ciò che ha detto il fronte giustizialista, dopo il lodo il Governo Berlusconi si sarebbe dovuto rafforzare. Ciò non è avvenuto e non è un caso che non sia avvenuto. Una volta acquisito il lodo, la minaccia di un voto anticipato per mettere in riga i propri alleati è diventata una pistola scarica nelle mani di Berlusconi. Il Presidente del Consiglio sa bene, come lo sanno bene Bossi, Fini e Casini, che in caso di elezioni anticipate a correre i maggiori rischi è proprio lui stesso. Difatti, Berlusconi in caso di sconfitta non si ritroverebbe più difeso dallo scudo che ha in quanto premier e si ritroverebbe immediatamente a rifare i conti con le inchieste giudiziarie. Il lodo, quindi – ha continuato Boselli - non solo ha rappresentato la cancellazione dall’orizzonte politico italiano di qualsiasi ipotesi di scorciatoia giudiziaria per affossare il Governo in carica, affidando così unicamente agli elettori il giudizio finale su chi debba governare ma, togliendo di mezzo il nemico principale rappresentato con forma demoniaca dalle toghe rosse, ha contribuito a riaprire una dialettica all’interno della maggioranza, a lungo compressa”. DPEF SOLO NUMERI SENZA SCELTE “Le divisioni nella maggioranza e nel Governo – ha detto ancora Boselli nella sua relazione al comitato direttivo nazionale - stanno portando, come dimostra il DPEF appena presentato, ad una completa paralisi delle politiche pubbliche. Il DPEF, presentato dal Governo, costituisce infatti solo una esercitazione che cerca di combinare insieme numeri altamente improbabili senza aver compiuto alcuna scelta politica di fondo. Viene riconfermata a tutto tondo l’impostazione, seguita anche in passato dal Ministro dell’Economia Tremonti, rivolta a tappare i buchi nei conti pubblici, dovuti a provvedimenti già presi dal Governo e alla mancata crescita, con misure una tantum. Che tale sistema non risolva alcun problema strutturale del Paese è evidente, ma purtroppo predispone di fatto un nuovo dissesto delle finanze pubbliche. Per quanto ci si possa rallegrare da parte dell’opposizione su questo andazzo del Governo, crescono le preoccupazioni per il futuro del Paese: meno competitività sul piano internazionale, accentuato declino della nostra grande impresa tradizionale, aggravamento della questione meridionale, crisi del Welfare State. Nessuno dei nodi principali del nostro Paese è stato affrontato o minimamente toccato dal testo presentato dal Governo. Spetta all’opposizione e in particolare all’Ulivo – ha sottolineato Boselli - indicare al Paese un tracciato alternativo che ci riporti in una condizione nella quale i conti pubblici e l’assetto strutturale della nostra economia consentano di agganciare al meglio l’auspicata ripresa dell’economia a livello internazionale”. UN FORUM PER L’UNITÀ E L’AUTONOMIA SOCIALISTA “Proprio perché siamo interessati ad un processo unitario e vogliamo che ciò avvenga nella chiarezza, senza fraintendimenti e malintesi - ha affermato Enrico Boselli, nella relazione con cui ha aperto oggi i lavori del Comitato direttivo nazionale presso l’Hotel Exedra di Roma rivolgendosi a tutti i socialisti che non sono nello Sdi - bisogna subito identificare le forme in cui il dialogo può avvenire. Comunque noi riteniamo che questo processo non debba finire nelle secche con un nulla di fatto in cui non ci sia da parte di ciascun interlocutore una assunzione precisa di responsabilità. A tale scopo noi proponiamo che si costituisca un forum al quale aderiscano tutti i socialisti, qualunque sia la loro collocazione, per discutere nel merito di una eventuale presentazione di una lista unitaria alle elezioni europee. Questa nostra proposta – ed ben chiaro e definito il nostro intendimento – non significa affatto che lo SDI sia disponibile a concorrere in una lista collocata in un limbo della politica, equidistante o indifferente ai Poli. La nostra scelta per il socialismo e europeo e in Italia per il centro sinistra ha un valore irrinunciabile sul piano tattico e strategico. Noi siamo convinti che il bipolarismo, per quanto siano eterogenei, contradditori e per alcuni versi artificiali gli schieramenti che si contrappongono, rappresenti un salto di qualità nella nostra democrazia, che ci avvicina agli altri paesi europei”. Boselli ha poi letto un appello per ‘l’unità e l’autonomia dei socialisti’ nel quale tra l’altro viene ribadito che “in vista delle elezioni europee, lo Sdi è pronto, nelle condizioni che si creeranno, a concorrere affinché sia in campo una lista socialista in grado di raccogliere tutti i socialisti. Per noi, è evidente che questa lista si deve collocare chiaramente nel solco della storia, con una scelta netta contro la destra e una piena riconferma della nostra adesione al Socialismo europeo. Non è senza chiarezza che si raggiunge l’unità, non è ponendo pregiudiziali che si può ritrovare una strada comune, non è senza partire dai principi che si può ricostruire una autorevole forza socialista. Per questo motivo, lo Sdi fa appello a tutti i socialisti perché si sviluppi una discussione su questi temi che possa portare a scelte comuni chiaramente condivise e basate su forti convinzioni”.
Roma, 17 luglio 2003

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