11.01.1998 - PASSANTE: UNA VAGONATA DI IMPRECISIONI E POCA CONOSCENZA DEL PROBLEMA - Roberto BISCARDINI, Il Giorno
01 gennaio 2000
Da qualche settimana i cittadini milanesi hanno preso contatto con alcune nuove stazioni del Passante Ferroviario.
Tanta curiosità ma per il momento, oggettivamente, poca sostanza.
Se il Passante Ferroviario fosse già oggi in esercizio con la frequenza che avrà quando sarà a regime (un treno ogni due o tre minuti) e se garantisse il servizio completo per l’intera rete regionale collegando direttamente le stazioni di Garibaldi e Bovisa con la stazione di Porta Vittoria, i cittadini non solo sarebbero curiosi, ma userebbero il Passante per facilitare i propri spostamenti, fra tutte le relazioni regionali anche le più lontane tra loro come Varese-Piacenza, Novara--Brescia, ecc..
Questo per dire che la pur importante inaugurazione del Passante di qualche settimana fa, contrariamente alle banalità e imprecisioni che li sono state dette, ha dato il via soltanto ad una parte di questa grande opera, la cui efficacia è comunque pressoché nulla se l’opera non sarà completata.
Per fortuna che all’inaugurazione, cosiddetta ad inviti, non hanno potuto partecipare la generalità di quei cittadini oggi curiosi; altrimenti del Passante avrebbero capito ancora meno di quanto finora non sappiano.
Il Passante Ferroviario pensato da alcuni illuminati ingegneri intorno agli anni ‘50 non è una metropolitana urbana, ma è una tratta ferroviaria che ha lo scopo di collegare dalla stazione Garibaldi-Bovisa a Porta Vittoria tutte le linee ferroviarie che attraversano la Regione Lombardia per evitare nei limiti del possibile le eventuali perdite di tempo prodotte dagli attestamenti dei treni che attualmente sono obbligati a fermarsi nelle cosiddette stazioni di testa di Centrale, Garibaldi e Ferrovie Nord.
Quindi il Passante non è passante finché non sarà completato.
Come non passa oggi, nonostante quello che ci ha detto il Sindaco Albertini, tenuto conto che il tratto inaugurato si ferma alla stazione intermedia di Porta Venezia.
Sul piano politico la verità storica è che questa grande opera, che oggi tutti decantano persino se incompleta, non ci sarebbe se gli amministratori del Comune di Milano, ed in particolare il Sindaco Tognoli, insieme alla Regione Lombardia, con lungimiranza federalista, non fossero passati nel 1983 dal progetto ai fatti, decidendo di realizzarlo e di finanziarlo.
L’accordo prevedeva il pagamento dell’opera suddivisa in parti uguali tra Comune, Regione e Stato ma alla prova dei fatti, lo Stato è stato inadempiente e ritardatario e il ritardo con il quale sono arrivati i finanziamenti dello Stato è la causa principale dei ritardi nella realizzazione di quest’opera.
Questo per sfatare un’altra diceria che i ritardi siano dipesi dai “metodi” della prima Repubblica.