10.2001 -CONSIGLIO REGIONALE DELL’UMBRIA - MARCO FASOLO PRESIDENTE GRUPPO CONSILIARE SDI - MOZIONE SUI LAVORATORI EXTRACOMUNITARI

01 ottobre 2001

MOZIONE - “Lavoratrici e lavoratori extracomunitari: da problema a risorsa. Una proposta per affrontare la questione.”

Ritenuto Che la presenza di lavoratrici e lavoratori extracomunitari in Italia costituisce un fattore strategico per lo sviluppo del Paese, perché utile e indispensabile tanto per le imprese quanto per le attività sociali, e che tale esigenza non può essere fronteggiata né con i permessi di soggiorno turistici né tantomeno con l’immigrazione clandestina che configura nuove forme di reddito per la criminalità organizzata;

Considerato che gran parte del Paese ritiene necessaria la revisione della legislazione vigente in materia di immigrazione, la quale ha sostanzialmente il torto di aver eccessivamente burocratizzato la ricerca di manodopera extracomunitaria, come nel caso della figura del tutor, attraverso la quale non è stato possibile legare gli ingressi di lavoratrici e lavoratori nel nostro Paese alle vere esigenze del sociale e delle imprese, come appare evidente anche dalle dichiarazioni delle associazioni di categoria umbre;

Ritenuto che su problematiche come quelle dell’immigrazione e della clandestinità extracomunitaria è necessario dare risposte realistiche e concrete che concilino le innegabili esigenze di sicurezza con le esigenze di una civile e ragionevole trattazione del fenomeno e delle nuove problematiche ad esso connesse, in ogni caso evitando che su temi come questo prendano il sopravvento demagogia, parole d’ordine o peggio ancora urla ideologiche;

Ritenuto ancora che una delle urgenze è anche quella di provvedere a controllare adeguatamente le frontiere italiane, vere e proprie frontiere d’Europa, per evitare l’ingresso di flussi non previsti e che su questo versante l’azione del Governo del nostro Paese deve essere assolutamente più efficace;

Preso atto del disegno di legge del Governo approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta di venerdì 14 settembre, che proponendosi di realizzare un intervento in materia di immigrazione e asilo, regolamenta diversamente, rispetto alla legislazione ora in vigore, le sanzioni amministrative e penali per gli irregolari, nonché l’ingresso e la permanenza degli stranieri sul territorio nazionale, ammissibili (oltre ovviamente che per semplici motivi di studio e di turismo) soltanto se legati allo svolgimento di una attività lavorativa certa e lecita, di carattere temporaneo o anche di lunga durata;

Preso atto ancora che tale disegno di legge trascura la fattispecie di quegli extracomunitari irregolari ed incensurati (in Italia se ne calcola un numero compreso tra le duecento e le trecentomila unità), il cui ingresso nel nostro Paese è avvenuto in modo non conforme alle norme, ma che lavorano stabilmente presso imprese di quasi tutti i settori produttivi o presso famiglie ed anziani con una rilevante funzione sociale;

Considerato che occorre ovviare ad una palese ingiustizia presente nel provvedimento, in particolare nei confronti di quei lavoratori extracomunitari che si trovano a restar privi della propria occupazione, ai quali non è concesso un tempo tecnicamente necessario a trovarne un’altra, prospettando di fatto solo l’ipotesi di un immediato rimpatrio, facendo perdere alla produzione manodopera o tecnici oramai qualificati, le cui professionalità e la cui stessa conoscenza della lingua italiana sono garanzia di una concreta potenzialità produttiva e di una migliore facilità di integrazione;

Considerato altresì che lo stesso provvedimento affronta la questione del ricongiungimento familiare, da cui possono derivare migliori capacità di inserimento dei lavoratori extracomunitari nella società italiana;
Considerato ancora che la regolarizzazione degli extracomunitari privi di permesso di soggiorno ed incensurati, già in possesso di un’attività lavorativa e di un alloggio, è un’emergenza oramaì riconosciuta come utile dalla maggioranza degli italiani e che forti sono le pressioni delle associazioni di categoria e delle famiglie, almeno equivalenti alla necessità di intervenire con determinazione e puntigliosità nel reprimere le illegalità fino ad oggi troppo spesso tollerate, anche con atti di espulsione che si concretizzino con l’immediato ed effettivo accompagnamento al di fuori delle frontiere europee di tutti coloro che infrangono le regole della nostra democrazia;

Rilevato che, pure a livello regionale, si ritiene di primaria importanza tale regolarizzazione, per la carenza di manodopera, anche specializzata, lamentata pure di recente da una parte dell’imprenditoria umbra, pena l’eventualità di trasferire altrove i propri insediamenti produttivi;

Ritenuto che lo stesso provvedimento legislativo, ora all’esame del Parlamento, che si pone l’obbiettivo di far emergere l’economia sommersa, definita nella relazione di accompagnamento “moralmente inaccettabile”, non potrà trovare piena attuazione se non legata anche all’emersione di tutti quelle lavoratrici e quei lavoratori extracomunitari irregolari che in parte contribuiscono a produrlo, avvalorando linee guida puramente ideologiche, ostacolo di fatto anche all’attuazione dei quegli obbiettivi che il governo stesso si è dato con i provvedimenti dei cosiddetti primi 100 giorni;

Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a rappresentare al Governo e ai rappresentanti parlamentari le istanze sopra richiamate, con particolare riguardo:

- alla necessità di giungere non tanto ad una sanatoria indistinta quanto piuttosto ad una regolarizzazione nominativa dei lavoratori immigrati irregolari che già vivono nel nostro Paese, attraverso l’auto-denuncia del datore di lavoro presso le questure di competenza e la contemporanea stipula di un contratto almeno a tempo determinato, che consenta da una parte la regolarizzazione del lavoratore immigrato e dall’altra la depenalizzazione del reato commesso dallo stesso datore di lavoro per averlo precedentemente assunto senza adempiere in tutto o in parte agli obblighi di legge vigenti in materia fiscale e previdenziale;

- alla necessità che le Regioni, d’intesa con le categorie interessate, siano parte attiva e determinante nel definire le qualità professionali e la quantità degli ingressi in Italia dei lavoratori extracomunitari adeguati a rispondere alle esigenze locali, con la predisposizione di specifici avvisi presso le nostre ambasciate e gli uffici consolari, in modo tale da contrastare così anche il “mercato degli immigrati” messo in atto dalla malavita organizzata.

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