04.01.1997 – FAREMO DEL ‘97 L’ANNO DI UNA BATTAGLIA PER LA COSTITUENTE - Roberto BISCARDINI, Il Giorno

01 gennaio 2000

Dopo quindici anni di belle parole e nonostante un sistema politico clic, a destra come a sinistra, si è sempre dichiarato disponibile ad avviare una riforma delle istituzioni, non si è fatto pressoché nulla; ad eccezione di fuorvianti riforme elettorali che, per la verità, già in molti vorrebbero ulteriormente modificare. Nulla si è fatto sul versante vero dell’organiz-zazione dello Stato, nulla sul Presidenziali-smo, nulla sul versante del Federalismo, nulla per rafforzare e distinguere meglio i poteri dell'Esecutivo e quelli del Parlamento
Dopo questi fallimenti il 1997 potrebbe esse-re l’anno giusto se si avrà il coraggio di cambia-re strada.
I socialisti, che negli anni 80 posero alle altre forze politiche la questione di una grande riforma istituzionale, sono impegnati a fare del 1997 l’anno della ripresa del confronto e l’anno di una nuova iniziativa popolare. Per questo sosterranno con iniziative autonome, pur non aderendo ai Cobac di Mario Segni, la raccolta delle firme per l’elezione diretta di una Assem-blea Costituente.
Queste le ragioni di fondo: l’esigenza di una profonda riforma delle istituzioni è sempre più urgente anche per andare in Europa: la Com-missione bicamerale è uno strumento complesso, bizantino, del tutto insufficiente a ridisegnare i rapporti tra i poteri dello Stato, fuori dai condizionamenti delle logiche di governo e di opposizione. Inoltre, solo un’Assemblea co-stituente, eletta direttamente dai cittadini. potrà superare le resistenze conservatrici
Con questa iniziativa non vogliamo ostacolare o intralciare i lavori della Bicamerale la Commissione bicamerale potrà fare al meglio ciò che riuscirà a fare il giorno che otterrà dal Parlamento il via dei propri lavori, lì problema è un altro. Dopo anni (li tentativi mancati, non si può più mischiare di fallire l’obiettivo prioritario della riforma dello Stato e della riscrittu-ra di una nuova Costituzione, lasciando questa questione in balia della politica dei difficili equilibri interni a questo Parlamento Né si può ancora annegare le questioni istituzionali nel mercato della negoziazione parlamentare Su un tema così importante bisogna ritornare a confrontarsi coi cittadini mettendo nelle loro mani ogni decisione.
Si tratta di mettere la riforma della Costitu-zione, la definizione della struttura di uno Sta-to rinnovato e la nascita di una vera ‘Seconda Repubblica” nelle mani degli elettori, attraver-so lo strumento naturale di un’Assemblea eletta direttamente da tutti con in il sistema proporzionale. D’altra parte un ulteriore ritardo nel-l'affrontare concretamente la riforma dello Stato andrebbe ancora solo a vantaggio dei conservatori della Lega
lì primo aspetto, sostanzialmente organizzativo, riguarda il sostegno per la raccolta delle firme e la presentazione di una proposta di leg-ge di iniziativa popolare per l'elezione dell’As-semblea costituente. Per questo in tutte le maggiori città sarà organizzata dalle federazioni provinciali e dalle sezioni socialiste la rac-colta delle le firme.
Il secondo aspetto più politico riguarda la necessità di aprire un confronto serio sui temi in gioco affinché la nuova costituzione nasca con il sostegno di una larga partecipazione popolare In discussione vi é la necessità di rifondare o meno lo Stato in senso unitario e Fede-rale. affinché allo Stato centrale possa affian-carsi lo Stato delle Regioni e lo Stato dei Co-muni, in un necessario equilibrio di poteri clic veda convivere un modello di tipo presidenzia-le, espressione dell’unità del Paese, un Parlamento forte espressione delle diverse rappre-sentanze politiche e il federalismo come espressione delle diverse identità territoriali.
Ma non solo. La nuova Costituzione non potrà limitarsi a ridefinire l'organizzazione del nuovo Stato, né tantomeno potrà limitarsi a de-finire sistemi elettorali più efficaci di quelli at-tuali. Dovrà necessariamente mettere mano a tutto ciò che risulterà necessario per rafforzare la nostra democrazia, lo Stato di diritto e ga-rantire la libertà Occorrerà ridefinire il capitolo dedicato ai “principi fondamentali" perfe-zionare la parte riguardante "i diritti e i dove-ri" e sull’ordinamento della Repubblica non potranno omettersi modifiche ai titoli riguar-danti la magistratura e le garanzie costituzio-nali. Ragioni in pio perché questioni di tale ampiezza non siano lasciate nelle sole mani di un Parlamento eletto con un sistema maggiori-tario.
Si tratta di rappresentare le esigenze di uno Stato moderno senza rinunciare ai valori ed ai principi che furono alla base della Prima Costituzione repubblicana la cultura liberale e so-cialista quella riformista e repubblicana non possono perdere un’occasione così importante Ma anche le altre forze che si richiamano alla sinistra europea non possono né perdere né sottovalutare una prova democratica come questa.

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