VOLTARE PAGINA di Paolo Bagnoli da La Rivoluzione Democratica
25 giugno 2019
Che la magistratura non fosse quell'anima bella, virtuosa, sapienziale, ultimo baluardo dello spirito repubblicano a fronte della dissoluzione della politica, così come si è sostanzialmente rappresentata da Mani Pulite in poi, ben pochi lo credevano, anche se nessuno ha mai fatto trapelare che un qualcosa del genere potesse nemmeno essere lontanamente pensato. Il caso Palamara- Lotti- Ferri ha messo fine all'autorappresentazione e chissà se, finalmente, si potrà recuperare un po' dell'essenza liberale della nostra democrazia. E, forse, non si griderà alla scandalo se si potrà pure discutere delle sentenze che, naturalmente, vanno in ogni modo eseguite. Se cadrà, una volta per tutte, cioè, quella specie di forzata reverenza cui, un po' tutti, si sono adeguati. Intendiamoci, lo scandalo del CSM riguarda l'ordine in quanto tale, ma in esso operano magistrati seri, capaci, coraggiosi; dei veri alti servitori dello Stato e della giustizia. A coloro va la nostra riconoscenza e il nostro ringraziamento; sono quelli che fanno ciò che sono chiamati a fare; vale a dire, amministrare la giustizia. Punto e basta.
Su quanto sta venendo fuori dalle intercettazioni della Guardia di Finanza non ci interessa sapere se vi siano responsabilità penali; spetta a chi indaga dircelo, ma se anche non ne verranno riscontrate, la questione morale che la vicenda ci squaderna, è inquietante. Al pari di quella degli anni '90 anche questa è una crisi di sistema. Magistropoli potrebbe essere definita, se volessimo mutuare un termine passato alla storia per definire la stagione che portò allo scoperto il cancro di una malversazione di sistema; del sistema democratico della “prima repubblica”. Allora la politica ne uscì così a pezzi che ancora non è riuscita a rimettersi seriamente in piedi. Ci auguriamo che un qualcosa di simile non accada all'ordine giudiziario da salvaguardare, quale bene supremo della Repubblica, nella propria autonomia e indipendenza. Cioè, che si volti pagina come ha detto il presidente Mattarella anche se, al momento, non si capisce come ciò possa avvenire. La politica, dopo Tangentopoli, invece di voltare pagina è andata vanti lacerando le pagine che doveva riempire di nuovo fino a raggiungere il vuoto dell'imperante populismo essendole mancata la coscienza di una vera autoriforma che, ci auguriamo, l'ordine giudiziario possa avere. Se tutto sarà lasciato alla politica attuale temiamo che l'autonomia e l'indipendenza potrebbero risultarne compromesse considerati i tanti conti in sospeso aperti tra le parti. Paradossalmente, ma non tanto, la vicenda del CSM offre l'occasione per chiudere una specie di coda astenica nata con Tangentopoli; ossia, quella di una riserva di virtuosità repubblicana rappresentata dall'ordine giudiziario. Voltare pagina, quindi, alla svelta e bene; la salute della Repubblica ne guadagnerebbe e pure, azzardiamo, quella della politica democratica.
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