Vogliono un sistema di tipo più europeo ma Fi e Pd che c'entrano con l'Europa? dal Riformista di Alberto Nigra del 15 gennaio 2008
05 febbraio 2008
I socialisti devono avere più consapevolezza del ruolo del Ps
Nel mare periglioso della sinistra italiana siamo agli ultimi avvisi per quei naviganti che cercano l'approdo al Pse. Non siamo in grado di sapere se il cabotaggio stretto e i disagi individuali e collettivi nel Pd, emersi veementi negli ultimi mesi, fossero preventivati, ma molto lascia immaginare che siano in gran parte il tentativo di rimediare a un disegno politico strategicamente sbagliato.
Il Pd così com'è rappresenta un fallimento, evidente. Nato per raggiungere il 40% dei voti, dare stabilità al sistema politico italiano, arranca, sondaggi alla mano, al 25-26%, mette in discussione la vita e la durata del governo Prodi e tratta col Cavaliere il futuro assetto politico italiano. Infatti al di là delle assicurazioni di facciata, tra l'altro non frequenti, il Pd in questi mesi ha lavorato, e lavora, per mettere fine all'esperienza dell'Ulivo e dell'Unione.
Non siamo affezionati a questo bipolarismo malato, ma il bipolarismo è necessario in una democrazia moderna. L'Italia fu per anni un'anomalia, non a causa della legge elettorale ma per ragioni politiche, mentre in Europa il centro e la sinistra già si alternavano da anni alla guida dei rispettivi paesi. La consistenza elettorale e politica del Pci e quindi l'impossibilità di garantire un ricambio delle classi dirigenti alla guida del paese determinò il «bipolarismo imperfetto», felice definizione coniata dal politologo Giorgio Galli negli anni '80. L'impossibilità di mutare il quadro politico favorì paradossalmente l'instabilità dei governi, che con alleanze sostanzialmente invariate si succedettero alla guida del paese.
La "coercitiva" stabilità generò anche esperienze avanzate di governo, come il centrosinistra, nel senso dell'alleanza tra Dc e Psi, e risultati di governo importanti, ma mai si arrivò al ricambio delle coalizioni di governo e questo favorì la degenerazione del sistema politico.
Appare fin qui chiaro che la legge elettorale di cui oggi si discute può mettere fine all'esperienza del governo Prodi, anche se non sappiamo ancora né quando né come il tutto avverrà. Come è noto l'urgenza di fare in fretta è determinata dall'incombenza di referendum (forse incostituzionali), tra l'altro promossi da alcuni ministri e noti esponenti del Pd. C'è la volontà di confermare l'anomalia italiana di cui il Pd è una espressione piuttosto che il voler favorire un'evoluzione del bipolarismo italiano in senso europeo. Il centro potrebbe risorgere e avere in questa evoluzione del quadro politico un ruolo importante. Ma molti vedono questo come una grande sciagura per loro o per il paese. Non è stato il centro il nodo italiano ma l'assenza di una forza socialista maggioritaria in grado di competere per il governo del Paese.
La legge Bianco e l'accordo che pare avvicinarsi a partire dal testo presentato al Senato non sceglie tra un maggioritario a unico o doppio turno e un sistema proporzionale con sbarramento, perché con artifici e raggiri ha un unico scopo: preassegnare ad alcuni soggetti politici il ruolo di king makers nei rispettivi schieramenti: Pd, Fi, Prc uscirebbero giovati e rafforzati non solo dal "premio" elettorale implicito, ma in particolare dal poter soggiogare con le regole, e non con la politica, le altre forze. Insomma una egemonia imposta per legge!
A sinistra, secondo lo schema Berlusconi, Veltroni, Bertinotti, potranno collocarsi un partito "non socialista" (il Pd) e un partito "mai socialista" (la Sinistra Arcobaleno).
Nessuno è in grado di comprendere perché in tal modo si darebbe una fisionomia europea al nuovo sistema. Cosa c'entrano il Pd e Forza Italia con l'Europa? Neppure Bettini è in grado di spiegarcelo. Se scorriamo anche superficialmente le grandi questioni che oggi interessano il nostro paese: i conti e il debito pubblico, la necessità di ridisegnare e finanziare un nuovo welfare, il fallimento del sistema delle imprese pubbliche (vedi Alitalia), la necessità prioritaria di aumentare il reddito dei lavoratori dando anche a loro, e non solo alle imprese, la restituzione fiscale, l'emergenza classe dirigente in Campania, da cui si genera tra l'altro il problema dei rifiuti (e non viceversa), la necessità di garanzie democratiche nel sistema della comunicazione, le morti sul lavoro, la ricerca scientifica, l'infrastrutturazione del territorio, nulla depone a favore della tesi che in Italia non ci sia più necessità di una sinistra di governo, riformista e socialista.
E quindi due domande sorgono spontanee. Perché la Sd guidata da Mussi si predispone a soggiacere passivamente al disegno di Rifondazione comunista, che si avvarrà anche della nuova legge elettorale per dare vita alla versione italiana della Linke, che nulla c'entra con il Pse? Ora Bertinotti pur di non parlare di socialismo conia addirittura l'«indigenismo». Pensavano veramente i dirigenti di Sd che abbia avuto un senso uscire dal pasticcio del Pd per finire nel gran guazzabuglio arcobaleno?
Infine, perché i compagni di "A sinistra per Veltroni" invece di battersi per la collocazione del Pd nel socialismo europeo, si accontentano di ottenere (forse) un Congresso nel 2009 (!), una rivoluzionaria "apertura" dal loft sulle iscrizioni al partito, regole statutarie, su arredi spartani negli uffici, e di discutere poco «pacatamente e serenamente» di riforma della legge 194?
Qualche giorno fa un rappresentante di un partito socialista di un importante paese europeo, dopo una serie di incontri con le forze politiche italiane che hanno rapporti con il Pse, riassumeva così le sensazioni che aveva ricavato: il Pd non sa dove andare, Sd dice di volere andare in un luogo diverso da quello in cui si va collocando, il Ps sa bene dove andare, ma molti suoi dirigenti debbono avere miglior consapevolezza sul ruolo che potrà avere nella politica italiana. È un'ottima sintesi! Per quel che ci riguarda non ci resta che continuare a lavorare duramente, perché non c'è bisogno di uno sbarramento per sapere che una forza socialista debba avere un risultato importante elettoralmente