VIRUS, PAURA E POTERE Tra inconscio e coscienza, psicoanalisi delle masse e della pandemia. Una lunga intervista/conversazione tra Stefano Golfari e Manuela Barbarossa, psicologa e filosofa (seconda parte)

16 aprile 2020

VIRUS, PAURA E  POTERE Tra  inconscio e coscienza, psicoanalisi delle masse e della pandemia. Una lunga intervista/conversazione tra Stefano Golfari e Manuela Barbarossa, psicologa e filosofa (seconda parte)


Stefano Golfari, giornalista, direttore della Rivista Milano Ambiente, a  Manuela Barbarossa, fondatrice dell'Accademia di Studi PRISMA .

Morte, malattia: controvoglia, ma inevitabilmente, la società dell’istante, dell’eterno presente, la società delle infinite scappatoie, del world wide web…. si schianta contro un vecchio argomento:  la caducità. Siamo foglie nel vento, scriveva già Mimnermo…

 

La vita si impone in tutta la sua bellezza,  ma , spesso accade che il corpo si imponga anche in tutta la sua difficoltà materiale. Ad esempio nello stato di malattia. E ci riporta alla morte , alla caducità.

Mi ricordo che quando mi stavo specializzando  in psicoanalisi, io, metafisica per eccellenza ,  ad una lezione  sulla dinamica psichica della corpopreità  pensai “ si , “la psiche, ma quando hai mal di denti , tutto  è vano, il corpo prende il sopravvento. E allora della psichicità cosa resta a parte il dolore ?”

Mi risposi da sola: ma certo, mi sono detta,  resta l'essenza: il simbolico.

Quando la corporeità prende il sopravvento, tutto ciò che apparentemente  si sottrae alla materia,  svanisce come neve al sole.  Si nasconde. Si trasforma in altro da sé.

Del resto , per mantenere le persone in condizioni di minorità bisogna far emergere il corpo nella sua potenza materiale, reificandolo, rendendolo cosa .   Il corpo res ,  ridotto a cosa ,  ha una capacità : quella di spazzare via anche le più  radicate e convincenti  metafisiche.

Lo stato di  tortura, di fame, di dolore fisico,  ha sempre svolto la perversa funzione di annichilimento,  di allontare l'individo dalla propria umanità e da  se stesso riducendo il corpo a carne, a cosa,  facendolo   regredire ad uno stato primitivo dove la corporeità ridotta a  sola  materia  è originariamente a fondamento dell'essere. Lo spirito è spezzato.

Pensiamo al mondo degli animali non umani . Sappiamo bene cosa significhi ridurlo a cosa, a carne da macello, spogliandolo di tutti i sentimenti, gli affetti, i vissuti , e , nel loro caso , compreso quello del dolore e della morte.  Nel mondo umano , ridurre il corpo a res , significa ricondurlo alla sua caducità.

L'uomo attribuisce tutti i sentimenti solo a se stesso e come  ho già citato “È solo per un eccesso di vanità ridicola che gli uomini si attribuiscono un'anima di specie diversa da quella degli animali (Voltaire, 1763)

In Totem e Tabù di S . Freud, un testo che ci racconta l'evoluzione dell'umanità,  leggiamo che l'uomo, delle origini   per  liberarsi dallo stato di minorità in cui era  posto dal  padre padrone, che  dettava legge assoluta, ma garantiva loro cibo, sopravvivenza , ha dovuto iniziare a sentire delle necessità che si collocavano in uno spazio percettivo  borderline,  tra il corpo e lo spirito.

Il padre garantiva i bisogni primari, la vita materiale in sicurezza ,  ma... c'è sempre un ma...non il godimento della libertà e  della vita stessa.

E dunque la ribellione avviene in vista del desiderio di andare oltre la sopravvivenza  fisica e materiale.  La quale, evolvendosi , assume essa stessa una  differente  determinazione.

La libertà  spirituale oltre che materiale, inizia ad avere un certo valore alle  origini dell'essere.  Da qui l'evoluzione verso il simbolico, verso quella dimensione metafisica  che si origina uscendo dalla caverna platonica dove tutto è buio.

Il simbolico è luce perchè ti fa vedere oltre. Le tenebre sono assenza di luce e basta una fiammella per diradarle.  Come ho già scritto,  quando il corpo è ridotto a cosa, a merce , si sollevano  aspetti inquietanti sull’oblio dei valori occidentali compreso il valore di Dio, che sembra assumere solo un ruolo consolatorio. L'assenza del simbolico significa il depotenziamento del corpo nella sua verità vitale . Il corpo nel suo significato di potenza vitale. Infatti per ritornare alla conta dei morti mediatica di questo peridodo ,  qui vediamo una ritualizzzaione  ossessiva ,totalmente privata di ogni  significato. Una sorta di tortura  della comunicazione che per soggiogare  le persone,  ti dice  come un mantra  che sei in pericolo, che puoi essere contagiato, che sei  infetto senza saperlo,  che il tuo vicino è un untore, insomma un utilizzo perverso e strumentale del virus  e della stessa morte  che ti riduce il  corpo a res.

Non c'è più anima.  C'è solo la caducità. Il pericolo.

Tu non sei più tu, ma diventi una sorta di corpo inerte  privo della tua storia ,  della tua forza vitale, un poco simile a quegli animali non umani da noi torturati e massacrati.  Nemesi ? Può essere.

Il tuo corpo  o è  infettato o ha  la possibilità di infettare. O si infetterà. Nessun sistema immunitario , nessuna salvezza può mai  appartenerti  e ti allontani  dalla tua capacità di  essere sano. Il tuo essere sano è posto in dubbio. E' una illusione. E vieni  ridotto ad un minus da  pedagogizzare.

Il virus è un nemico potentissimo, una forza oscura, una nube che  ti toglie la luce.   Un nemico  invisibile, incontrollabile.

Ti lascia da solo con il tuo corpo  res.  Ti fa sentire circondato da nemici. E con  un   martellamento mediatico e scientifico continuo, inclemente.

L'azzeramento di ogni ordine simbolico, e dunque di un respiro metafisico  che ti fa andare oltre la sola  materia  , che ti fa vedere che le cose non sono come appiaono ma più complesse e dense di significato,  questo azzeramento ti lascia inerte. Ti toglie ogni certezza e uno sguardo sul futuro.

Come ho già scritto , “viene meno l’iconografia angelica che ci richiama all’ordine simbolico e mimetico delle qualità dell’anima e della forza della vita .  Alla domanda contenuta nel significato del nome dell’Arcangelo Michele, che si traduce in “Chi è come Dio“? La risposta oggi sarebbe … la scienza? La tecnica? Il denaro ? I virologi televisivi? La comunicazione? 

 

Per concludere, e ringraziandoti della conversazione e delle meditazioni che me ne verranno: in che modo il simbolico ci avrebbe potuto salvare ?

 

Insieme alla capacità critica si. Il simbolico è la più alta forma di riflessione  che conosciamo, e dunque ci può ancora salvare. Ci ha sempre salvato.

E' la capacità di sintesi della complessità della verità, sintesi razionale ed emozionale, rappresentativa dell'essenza di ciò che è.

Un esempio concreto. Il problema del covid 19  in Italia è nato poichè siamo privi di un sistema sanitario che sia in grado di curare chi si ammala.   Senza se e senza ma. Questo è un problema gravissimo.

Questo è il problema.

A partire da questo grave problema  si sono fatte delle scelte di risposta al covid 19. E come abbiamo detto il reale , quando coinvolge il corpo, fondamento di vita, prende il sopravvento con la sua caducità.

Ma la società moderna, attuale, democratica, non devo certo ricordarlo io, nasce  per garantire progresso, civilità, emancipazione dai bisogni materiali. Evoluzione. Libertà. Sempre. In qualsiasi situazione. Nel concetto di società moderna,   simbolicamente, sono racchiusi tutti questi significati. 

Il virus, nemico invisibile e la sua utilizzazione sociale e mediatica, ha messo allo scoperto che la società moderna non ha mantenuto la sua  promessa. Al contrario le promesse vanno sempre mantenute. La società moderna ha dunque perso il proprio significato simbolico, per noi italiani racchiuso  nella parola Costituzione.

Azzerando attraverso la paura della morte e del contagio qualsiasi elemento eterodosso,  riducendo tutto al  corpo morto,  non solo ha fatto dimenticare la vera responsabilità dello Stato moderno e democratico  di non  essere stato in grado di mantenere la propria identità, garantire ciò che ha promesso, sicurezza  per  tutti,   non mettendo  in atto nel caso specifico, un piano emergenziale sanitario, per altro previsto dalla stessa legge, risultato infatti  inesistente. 

Come ho avuto modo di esplicitare, è come se una grande azienda, leader nel suo settore,  fosse priva di un piano antincendio.  Scoppia l'incendio e molti dipendenti muoiono. Ma  non sono i sopravvissuti i colpevoli, coloro che non sono morti e magari non hanno neppure riportato danni. Sono i dirigenti e i proprietari i colpevoli.  Sono venuti meno alla loro funzione etica di garantire sicurezza. Non punisci i sopravvissuti , non li colpevolizzi, ma i veri colpevoli.

Da un punto di vista psichico in questo periodo in Italia si è spostata tutta l'attenzione sulla colpa dei cittadini di essere vivi, di essere liberi, di sentirsi in salute.  E la colpa è un sentimento complesso, opaco. Fa parte di quell'oscurità dell'anima priva di luce . Pericoloso perchè ti allontana dalla capacità di discernere il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto. Ti allontana da un pensiero simbolico di ampio respiro.  In clinica il senso di colpa ha una funzione infatti mortificante.  Di ripiegamento su te stesso. Sei colpevole, dunque cosa pretendi? Devi espiare.

La maggior parte della popolazione italiana è stata fondamentalmente bene, ma questo “sentirsi bene” non solo non ha avuto nessun valore, ma  è stato al contrario minato nelle sue fondamenta dalla cultura del sospetto di essere probabilmente  positivi, infetti, lì lì per infettarsi. Cultura del sospetto pericolosa quanto essa stessa infettiva.  Molto infettiva. Che accompagnata dalla colpa, ha fatto esplodere un grave problema etico e comportamentale.

In psicoanalisi questo meccanismo di colpevolizzazione è uno dei più insinuanti e devianti. Non stiamo parlando della colpa reale, ma di quella inconscia e immaginaria. E più precisamente della colpevolizzazione in assenza di “reato”. Presunta, subdolamente insinuata.

Non solo esiste la colpa psichica  ma il colpevolizzatore.  Questa relazione tra colpa psichica e colpevolizzatore  ci riporta a quella  dinamica tra  gli  Io sono e il Sono Io, ma anche ad una dinamica  giudicante del dito puntato. Il colpevolizzatore è una figura retorica decadente che  ha fatto suo il motto “mors tua vita mea”, una locuzione latina che ci dice che il colpevolizzatore ha necessità di mortificare l'altro , per sentirsi bene. Si accompagna al sentimento dell'invidia. In Italia si è colpevolizzato chi stava bene, chi avrebbe voluto difendere la propria vitalità e libertà, magari anche il prorio lavoro,  si è colpevolizzata la gioia di vivere, quei Sono Io   che si sottraggono alla massa,  elevando a colpevolizzatori tutti quei Io sono, al contrario, identificati con la massa.  Mentre tu vivi gli altri muoiono. E' stato questo il perverso e mistificante messaggio sociale.

Non solo:  si è voluto colpevolizzare anche le  scelte di contenimento del virus attuate da altri paesi  europei che si sono differenziati da quella italiana. Una totale mancanza di rispetto e di verità.

Una funzione strumentale della colpa  metasoggettiva. Ma saranno i risultati a dare ragione.

La confusione creatasi attraverso la perdita totale di significato scientifico e reale del virus, l'assenza ad esempio di un vero confronto con i dati raccolti gli anni precedenti degli effetti delle diverse influenze virali, l'assenza di un pensiero critico, la stessa assenza istituzionale e costituzionale, le mille interpretazioni incongruenti,  l'aver gettato nel  panico la popolazione come se fossimo al cospetto di una peste da ventesimo secolo, è stato funzionale alla colpevolizzazione di  essere vivi e sani, facendo   sentire una parte di umanità,  portatori presunti  di infezione. O pronti ad infettarsi se al cospetto di un cittadino che porta a spasso il cane a due metri di distanza da te.  Da qui lo spostamento dell'attenzione dal vero colpevole.  E dallo stesso virus  e dai suoi veri effetti.

Thanatos  ha perso il sopravvento su Eros. La morte ha preso il sopravvento sulla vita. Il buio sulla luce. La confusione sulla verità.

Da qui la conta altrettanto confusa e strumentale dei morti. A te che sei vivo ti ricordo che ci sono morti morti morti. Come se fino a ieri non morisse mai nessuno . Eravamo immortali e ora ci scopriamo  al contrario mortali.

Le parole in libertà sul virus, le menzogne prive di scientificità, ogni giorno una nuova e diversa da quella precedente, ha creato un esercito di Io sono pronti a puntare il dito a  fare i delatori.

Andrebbe notato che  tutti coloro che, con i propri interventi, e parlo di scienziati, virologi, intellettuali o che altro, erano e sono in grado di disvelare questo utilizzo ansiogeno e perverso del contagio, sono stati  oscurati. Del resto il buio non può che oscurare. In questo azzeramento totale dell'essere, il simbolico ha un funzione evolutiva  potente, come la metafisica.  Ti dice che c’è altro.

Ti fa leggere la realtà con occhi diversi, più acuti, ti mostra la complessità dell'esistenza che stai vivendo in quel momento. Il simbolico  ti  consente di entrare in contatto con  uno spessore intellettivo e dunque morale  che  ti fa vedere oltre il factum bruto , e ti richiama inevitabilmente, in quanto sguardo aperto sul mondo,  alle virtù  dell'anima,  del coraggio, della verità, della dignità, della forza, elementi fondamentali nella vita, soprattutto quando diventa  complicata. Le virtù dell'anima si contrappongono alla colpa e all'oscurantismo.

Il simbolico è' ciò che  ti consente di non perdere di vista chi  sei.  E' il fondamento del Sono Io. Come dice Adorno in Minima Moralia “L’intelligenza è una categoria morale”  Anche il simbolico è una categoria morale.

Vai all'Archivio