VELTRONI E LE PIAGHE BIBLICHE di MARCO VITALE

12 aprile 2008

VELTRONI  E LE PIAGHE  BIBLICHE di MARCO VITALE

Sia consentito esprimere un po’ di delusione sui dodici punti del programma di Veltroni. Non che i dodici punti siano, in sé e per sé, errati, ma essi non sono inquadrati in una politica forte, convincente e specifica sui grandi mali del Paese. Facciamo una riprova: quale di questi punti non potrebbe tranquillamente far parte del programma di ogni e qualsiasi altro gruppo politico che si appresta a presentarsi alla competizione elettorale? Dunque vanno resi più incisivi, più specifici, più concreti e vanno messi in ordine di priorità ed importanza. I grandi mali del Paese, le piaghe bibliche, che devono essere affrontate con un approccio emergenziale, con azioni straordinarie, e non con una normale azione di buon governo, sono sei: - Il costo della politica - La degenerazione della politica contro la professionalità - La dominanza della malavita organizzata in alcune regioni, con tendenza ad espandersi - La mancanza di giustizia - Il peso del debito - La distruzione del territorio e del paesaggio. Queste piaghe bibliche vanno affrontate con azioni che devono diventare i pilastri portanti di una politica che voglia realmente cambiare l’Italia in meglio (perché cambiare per cambiare non ci interessa). A queste piaghe non si può contrapporre un semplice elenco di punti di buon governo dispersi ed annacquati fra tanti altri. Ci vuole una dichiarazione di guerra ed insieme una chiamata alle armi, perché nessun governo, da solo, può affrontare seriamente queste piaghe, se ad esso non partecipano consapevolmente le componenti del Paese che condividono la urgenza di una guerra di liberazione. Perché di questo e di niente di meno si tratta. E su molti di questi temi una collaborazione politica bipartisan appare indispensabile. Il costo della politica Affrontare e tagliare il costo della politica non coincide con il tema della riduzione della spesa pubblica, nei limiti del punto 3 del programma. Se, ad esempio, per ridurre la spesa pubblica si tagliassero ulteriormente gli stipendi dei medici ospedalieri o i trasferimenti ai comuni, io non sarei d’accordo. Se invece si riducessero i parlamentari, i compensi e le spese stratosferiche delle istituzioni politiche di regioni come la Sicilia, che sono in mano ad autentici nababbi, i mastellismi di ogni sorta che succhiano il sangue al nostro Paese, correrei alle armi. Ridurre il costo della politica vuol dire tagliare le unghie ad un ceto politico senza uguali, come numero e come costo, nel mondo occidentale, in gran parte parassitario. E per questo, è inutile illudersi: si tratta di affrontare uno scontro mortale. Io non riesco a leggere questa indispensabile dichiarazione di guerra nei dodici punti di Veltroni. Forse vuol tenere la cosa nascosta per sorprendere il nemico, ma almeno un piccolo cenno, magari in forma criptica, sarebbe necessario. Ridurre il costo della politica è un tragitto obbligatorio anche per ridurre in misura molto maggiore le imposte e quindi ridare reddito, fiato e capacità di consumo a larghi gruppi sociali sacrificati dalla politica degli ultimi quindici anni. La degenerazione della politica contro la professionalità La degenerazione della politica non ha solo un costo diretto molto elevato, ma comporta anche un grande danno indiretto, per lucro cessante. La degenerazione della politica (cioè l’intrufolarsi ovunque e dappertutto della stessa in aree che nei paesi avanzati, nulla hanno a che fare con la politica) comporta un peso soffocante, avvolge le nostre attività in una ragnatela opprimente, scoraggia la professionalità, seleziona i peggiori e demoralizza i giovani (e tanti, soprattutto quelli vocati alla ricerca scientifica, se ne vanno all’estero proprio perché non trovano spazi di crescita basati solo sulle capacità, sulla professionalità, sull’impegno). Per andare al concreto, sto completando uno studio su come si fanno le nomine nella sanità in Inghilterra e in altri paesi europei. Alla mia domanda se la politica interferisce nelle nomine della sanità, il mio corrispondente inglese ha avuto una reazione quasi incredula e imbarazzata e mi ha scritto: “Mai e in nessun modo le nomine della sanità, sia per i sanitari che per gli amministratori dei Trust che gestiscono gli ospedali, sono influenzate da considerazioni di appartenenza politica”. Segue Veltroni cosa sta succedendo nella sanità in Italia, legge le cronache della Calabria, si è reso conto che ciò che succede in Calabria è solo lo stadio terminale di una malattia che ha colpito tutta l’Italia, Lombardia al primo posto? Io non ho trovato nei dodici punti di Veltroni uno che alzi la bandiera contro la degenerazione della politica e a difesa della professionalità e che faccia proposte su come affrontare questo punto assolutamente cruciale. La dominanza della malavita organizzata in alcune regioni, con tendenza ad espandersi Nei dodici punti di Veltroni c’è un punto 2 che ripresenta la solita aria fritta sul rilancio del Mezzogiorno e un punto 10 che dice cose ragionevoli sull’ordine pubblico e sulla sicurezza. Ma qui non si tratta di “pacchetto sicurezza” o di “usare più personale in divisa all’esterno”. Si tratta di ben altro. Si tratta di decidere se si vuole portare in fondo, non solo con gli strumenti delle forze dell’ordine, ma anche economici e istituzionali, la battaglia mortale in corso per liberare alcune regioni italiane, che sono sostanzialmente occupate da forze estranee allo Stato ma che, allo stesso tempo, nello Stato hanno scavato le loro tane. E se si vuole affrontare seriamente il problema della corruzione, che rappresenta l’humus nel quale fiorisce la malavita organizzata. Negli ultimi tempi in Sicilia le forze dell’ordine hanno ottenuto grandi risultati e alta sia sempre la nostra gratitudine a loro ed a chi le ha guidate e soprattutto protette dalla politica degenerata. Ma in Sicilia interi settori economici sono ancora in mano a queste cosche. E la Calabria? Io non ho letto, nei dodici punti di Veltroni, un’indicazione di battaglia all’altezza della situazione catastrofale in Calabria. La Calabria va commissariata; i giuristi dicano come, certamente nel rispetto dei principi costituzionali, ma anche in modo da garantire i diritti costituzionali dei ragazzi di Calabria e dei tanti calabresi per bene. Solo in alcune zone, grazie al cielo sempre in minor numero, dell’Africa, si trovano popoli in stato di maggior sofferenza dei calabresi. Veltroni deve semplicemente dire: intendiamo batterci per riunificare la Calabria all’Italia oppure, per la Calabria promuoveremo la secessione, come ha fatto il Kosovo. La mancanza di giustizia E’ un’altra piaga biblica del nostro Paese. Qui il punto 11 è corretto e convincente perché lancia un obiettivo specifico e comprensibile: “ridurre entro livelli europei la durata dei processi civili e penali”. Aspettiamo che, nella prossima tornata, Veltroni ci dica anche entro quale scadenza si prefigge di raggiungere l’obiettivo e con quali strumenti. Il peso del debito Anche quest’altra piaga biblica è affrontata con un indirizzo condivisibile: “usare il patrimonio demaniale per abbattere il debito sotto quota 100% del PIL”. Anche qui aspettiamo che, nella prossima tornata, Veltroni ci dica entro quale scadenza si prefigge di raggiungere l’obiettivo e come. La distruzione del territorio e del paesaggio Veltroni pone al primo punto tra i dodici del suo programma la necessità di misure per accelerare la realizzazione di infrastrutture ed indica come priorità: energia pulita, rigassificatori, termovalorizzatori, piano decennale per aumentare l’energia prodotta da vento e da sole, oltre a esprimere il suo sostegno per il progetto TAV. E precisa: “serve un nuovo ambientalismo del fare” e quindi “basta con l’ambientalismo che cavalca ogni movimento di protesta del tipo “nimby” (non nel mio giardino) e impedisce di fare le infrastrutture necessarie alla crescita del Paese”. Tutto giusto e condivisibile. Ma le stesse cose le ha già dette anni fa Berlusconi e le ripeterà ora il PdL. Dove si può allora porre l’elemento di differenziazione politica? Forse nel chiarire che “un nuovo ambientalismo del fare” non deve coincidere con la politica di distruzione del territorio e del paesaggio che, scatenata dall’ultimo governo Berlusconi e dai suoi condoni, è stata poi cavalcata, alla grande, da giunte di sinistra, anche se più in chiave di villettopoli e di piccole lottizzazioni che di infrastrutture. Nel chiarire che il “nuovo ambientalismo del fare” non deve abrogare l’art. 9 della Costituzione (uno degli articoli più avanzati del mondo in materia) sulla tutela del paesaggio storico e ambientale, come patrimonio prezioso del paese. Uno degli ultimi atti positivi del governo Prodi è stata l’approvazione di un progetto legislativo (frutto di un approfondito lavoro della Commissione Settis) che reintroduce alcune tutele centrali del paesaggio e dell’ambiente, dopo lo squassamento degli ultimi anni. Il prezioso lavoro della Commissione Settis è stato subito e violentemente contestato da giunte di sinistra, in primo piano il presidente della Regione Toscana. Può gentilmente Veltroni dirci da che parte sta, perché è su questi punti dove ci sono conflitti di idee, di cultura, di interessi che il nuovo governo deve fare delle scelte e intervenire con una guida sicura e convincente. Quello che resta del patrimonio paesaggistico, storico e ambientale, italiano è una delle nostre poche grandi risorse, anche economiche, del Paese. Come, forse, i napoletani hanno imparato negli ultimi tempi. I Comuni che hanno lanciato devastanti sviluppi edificatori, soprattutto ma non solo di seconde case, affermano di essere costretti a questa politica dissennata e distruttiva per poter trovare, attraverso l’ICI, le risorse finanziarie necessarie per sostituire quelle oggetto di continui tagli del governo. Se questo è vero, e qualcosa di vero c’è, il nuovo governo deve avviare, con urgenza, una politica finanziaria più equilibrata nei confronti dei Comuni per garantire ad essi un equilibrio finanziario, senza obbligarli a distruggere il loro ambiente e il loro paesaggio. Vi sono tante altre cose, in positivo e in negativo, su cui discutere. Positiva, molto positiva, l’accoppiata Finocchiaro-Borsellino per la Sicilia, due persone competenti e per bene, diverse ma integrantisi perfettamente. Per l’amata isola può riaccendere una speranza. Bene anche il sostenere e stimolare i giovani che “si mettano alla stanga” (De Gasperi). Ma senza cadere nella retorica del giovanilismo che, è bene ricordarlo, fu tipica del primo fascismo e senza dimenticare che Hitler e Mussolini presero il potere molto giovani, mentre Adenauer andò al potere a settant’anni. C’è poi il tema delle città in crisi. Sono le città i veri soggetti dello sviluppo. Come far cambiare marcia a Napoli ed alla Campania, inchiodate al sottosviluppo da una cultura politica e da un ceto politico disastrosi, di sinistra e supercentralisti? Poi ci sarebbe da parlare dell’energia nucleare e di altro. Ma per ora concentriamoci sulle grandi piaghe bibliche. Per queste non basta un elenco di dodici punti di buon governo. Ci vuole molto di più e di meglio. E se non vanno a posto le piaghe bibliche, tutto il resto è aria fritta.

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