VASSALLI: GARANTISTI? BENE, MA ANCHE SUL PREMIER. NELLA RIFORMA CI SIA LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, Intervista di Alessandro Trocino a Giuliano Vassalli da Il Corriere della Sera, 28 dicembre 2008
20 gennaio 2009
«Il garantismo è un principio assoluto, che deve valere per tutti». Giuliano Vassalli è uno dei padri del processo penale moderno. Classe 1915, costituzionalista, ex Guardasigilli e presidente della Corte Costituzionale, nonché esponente storico del Partito socialista, guarda alle polemiche di questi giorni con gli occhi di chi ne ha viste tante. Ma anche con la prospettiva di chi crede ancora che si possa e si debba fare una riforma condivisa della giustizia. Il Partito democratico sembra essersi convertito al garantismo: la nuova parola d' ordine sulle inchieste è «prudenza». Del Turco ironizza e parla di «garantismo a corrente alternata». «Io credo che questo principio del garantismo debba valere per tutti, dalla sinistra fino a Berlusconi. Non dovrebbe valere per lui solo perché ha fatto il lodo Alfano? Se non è rispettato nei fatti è perché funziona male la giustizia. E anche perché gli atteggiamenti dei partiti variano moltissimo a seconda dei soggetti coinvolti». Il garantismo sostiene il diritto della difesa al rispetto delle procedure e della legalità. «Ma anche la necessità di pene severe e certe: servono per rafforzare il sentimento di giustizia nella popolazione. Il fatto che un colpevole di reati sia punito è una forma importante di garantismo. Come il rispetto delle procedure. Certe deviazioni, se possono essere spiegabili in un certo momento storico, e magari arrivare a estremi come quelli di Guantánamo, devono restare un' eccezione. Ed essere poi corrette». I magistrati vengono accusati di abusare delle intercettazioni. Si vuole imporre una forte restrizione. «Non c' è dubbio che le intercettazioni ormai siano uno strumento di indagine per i magistrati». C' è un ma. «Sì, non bisogna dimenticare che l' accusa è andata avanti per secoli senza che esistesse alcuna possibilità di intercettare. Si possono fare indagini e scoprire prove anche senza intercettare». Sta dicendo che è favorevole a un ritorno al passato e all' abolizione completa delle intercettazioni? «No, io non sono per la soppressione pura e semplice, ma per una limitazione a determinati reati. Si sono avuti eccessi pericolosi che hanno creato un senso di degradazione. Del resto quando parliamo al telefono, usiamo un linguaggio diverso. E i giornali continuano a pubblicare stupidaggini e volgarità inutili». Dunque limitare intercettazioni e possibilità di pubblicazione. «Altrimenti si continua in un senso di scadimento del costume e della giustizia. Per certi tipi di reato, come la criminalità organizzata, per i quali ci sono grandi difficoltà nelle indagini, è giusto che rimangano possibili. Per altri credo proprio di no. Perché il pericolo dell' abuso è più grande del pericolo di privarsi di un vantaggio nelle indagini. E allora una conciliazione possibile delle due esigenze deve andare nel verso del garantismo, ovvero in una restrizione del campo di utilizzo. Per non parlare delle spese: c' è chi dice che è un problema inesistente, io credo che non siano irrilevanti». Cosa pensa delle indagini in corso? Del caso del governatore abruzzese Ottaviano Del Turco? «Ho scritto una lettera di solidarietà al figlio di Del Turco». E del caso Pescara, con il sindaco Luciano D' Alfonso arrestato e subito tornato libero? «Quello della custodia cautelare è un vecchio discorso. Ci vuole più prudenza, ci sono precedenti infiniti di carcerazioni fuori dai limiti. La cautela la esige il codice dell' 89. Nel ' 95 eravamo intervenuti con una riforma per rendere ancora più rigorose le esigenze cautelari. Ma evidentemente non tutti la rispettano». Serve una riforma della giustizia? Deve essere fatta d' intesa tra maggioranza e opposizione? «Certo. In un ordinamento democratico serio, le opposizioni non dovrebbero limitarsi a combattere l' avversario, e viceversa, ma contribuire con idee al progresso del Paese». Si parla di riforma del Csm e di separazione delle carriere. Lei è favorevole? «Mi arrendo. Da tempo non opero nella giustizia attivamente, ma se la situazione è così disperante come alcuni colleghi sostengono, allora evidentemente di questa riforma c' è bisogno. I due schieramenti dovrebbero collaborare per portarla a termine».
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