Un'Opa di energie e idee sul PS - Tommaso Ciuffoletti e Tomaso Greco dall'Avanti del 13 ottobre 2007
23 ottobre 2007
Avere vent’anni e fare politica, in Italia è cosa rara. Farla in un partito che si chiama allo stesso tempo “partito” e socialista, lo è ancora di più. Eppure, proprio perché rara, si tratta di cosa preziosa verso la quale è giusto mostrare grande attenzione. E’ inevitabile rilevare come l’attuale generazione dei giovani (ma giovani davvero) socialisti italiani sia pressoché priva di fratelli maggiori. Infatti i giovani degli ultimi anni ’80 e dei primi anni ’90 si sono trovati inevitabilmente a fare scelte individuali, spesso al di fuori dell’impegno politico e comunque seguendo binari personali. Il risultato palpabile è che i gruppi dirigenti nazionali del costituendo Partito Socialista non si caratterizzano tanto per l’età media elevata, cosa in comune con pressoché tutti i partiti italiani, quanto per la ridotta presenza di quadri politici di età compresa fra i 30 e i 40 anni. Si tratta di una carenza a cui non è facile rimediare. Addirittura diventa impossibile se i ventenni preferiranno spendersi in scontri fratricidi, finalizzati a determinare le gerarchie dei gruppi giovanili (che abbiamo visto, tanto il 14 Luglio, quanto il 5/6 Ottobre, non avere particolare voce in capitolo), invece di impegnarsi direttamente negli organi locali e nazionali del nuovo soggetto. Noi riteniamo, infatti, che il percorso del Partito Socialista debba fisiologicamente impegnare coloro che ne sono artefici primi a mostrare una marcata volontà di apertura e rinnovamento, ma allo stesso tempo siamo convinti che, da parte delle nuove generazioni, ci debba essere l’altrettanto chiara volontà di mettersi in gioco, di assumersi responsabilità, oneri e sacrifici che l’impegno politico comporta. Senza l’apporto di sensibilità e progettualità nuove, di idee e di facce rivolte al futuro, difficilmente il nuovo partito potrà rappresentare nella società quella novità che per noi rappresenta. I giovani qualche punto di forza ce l’hanno. Il non portare addosso le cicatrici e le divisioni di un passato doloroso segnala forse un deficit di esperienza, ma è anche un ragionevole vantaggio per favorire un vero rimescolamento di provenienze ed esperienze all’interno di una casa comune. Un rimescolamento che è condizione vitale per la nascita reale del PS. Non avremmo infatti giustificazioni se cadessimo nell’errore di scimmiottare i particolarismi più deleteri di questi anni, a scapito del progetto generale. L’ambito della giovanile del partito potrebbe facilmente divenire triste arena per duelli tra coetanei, che invece di avere come posta il poter fare la guardia al barile, dovrebbero seriamente porsi l’obiettivo di divenire propulsori di un largo rinnovamento. La nostra è una generazione troppo abituata a lamentarsi della propria esclusione dalla classe dirigente di un paese che invecchia; salvo poi non riuscire mai ad organizzarsi per avere voce comune (qualcuno direbbe “fare lobby”). Infine riteniamo che ci sia, fra i giovani che stanno seguendo il percorso della Costituente, una diffusa sensibilità liberale ed innovatrice che è patrimonio da mettere subito al servizio del nuovo partito. Lo spazio per lanciare un’OPA non ostile nei confronti del nuovo soggetto c’è, non riusciamo a immaginare altro ruolo per i giovani socialisti. Del resto sembra pronunciato oggi il monito di Nenni “o rinnovarsi o perire”. Non chiediamoci però cosa potrà fare il partito per noi, ma cosa noi potremo fare per il partito, per diventare noi stessi la sua classe dirigente, il prima possibile e al meglio possibile.
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