UNO SPETTRO SI AGGIRA NEL PD: LA SOCIALDEMOCRAZIA di Nicola Cariglia da Pensalibero.it
19 febbraio 2017

Gli interventi di Epifani e di Veltroni, da opposte angolazioni, offrono spunti interessanti per comprendere la crisi del PD. Ma davvero c’è da meravigliarsi, e la scissione, ancora non formalizzata ma in atto, nel PD è incomprensibile? O questa presunta incomprensibilità fa parte dei rituali (necessariamente) ipocriti della politica? Chiedetevi se vi pare possibile per Rossi, Speranza, Emiliano, Bersani rientrare nei ranghi piddini dopo avere sollevato l’ipotesi della scissione, senza incontrare un muro di ostilità. E figurarsi D’Alema, con il continuo linciaggio cui è sottoposto dai suoi compagni (o ex compagni).
Via web la maggioranza e la minoranza PD si scambiano insulti atroci. E’ vero: gli esaltati e maleducati della tastiera sono ormai un fenomeno generalizzato. Ma, in questo caso, ci fa capire che le divisioni non riguardano solo il gruppo dirigente e le poltrone come qualcuno, riduttivamente, pensa. Gli interventi all’Assemblea nazionale di Guglielmo Epifani, a nome di tutte le minoranze interne, e di Valter Veltroni ci fanno comprendere la vera essenza del conflitto. Volete sapere – si è in sostanza chiesto Bersani – cosa non ci convince oggi nel PD? Eccovi serviti: “Quando ti fa sciopero il 60 per cento della categoria, lo sciopero più partecipato della storia della scuola, devi farti delle domande”. E, sulla legge elettorale: “Non bisognava aspettare la consulta per capire che c’era qualcosa che non andava in quella legge elettorale”. Sul referendum riguardante le trivellazioni: “C’era proprio bisogno di dire che era meglio non andare a votare il giorno del referendum sulle trivelle? Anche perché era stato chiesto da cinque consiglio regionali, istituzioni democratiche del Paese”. Infine il tema delle tasse: “partire dall’impresa, passare dalle case, e per ultimo lasciare il lavoro. Mi fa venire qualche perplessità. E’ proprio tanto di sinistra togliere l’imposta sulla prima casa anche a chi la può pagare e in gran parte d’Europa la pagano?”. E ancora: “usiamo la legislatura per correggere nel rapporto con i giovani, con la scuola”. “Il Jobs act, è andato troppo oltre, rispetto alla mia esperienza”.
Epifani, già segretario nazionale della CGIL e del PD, è di
origine socialista. Infatti i contenuti snocciolati nel suo intervento
configurano un partito in linea con le socialdemocrazie europee. E il caso ha
voluto che proprio il discorso del primo segretario del PD, quello della sua
nascita, Valter Veltroni, abbia messo ancora più in evidenza attraverso una
omissione forse involontaria, forse dovuta ad un riflesso condizionato, quanto
evocato da Epifani.
Rievocando la nascita del PD Veltroni ha detto che “per la prima
volta dal 900 la grande maggioranza delle forze riformiste eredi di coloro che
avevano, combattendo uniti il regime, riconquistato la libertà per tutti, si
sono incontrati nel PD”.
Ecco una cosa su cui meditare. Veltroni è il segretario del PD
che ai suoi tempi negò l’apparentamento al PSI concedendolo a Di Pietro. Dice,
non si sa perché, di non essere mai stato comunista ma interpreta bene il
sentimento di ostilità verso la cultura laica, liberale e socialista che
permeava Dc e PCI ed oggi il PD. Ma i contenuti e i problemi evocati da
Epifani, vedi caso, sono proprio quelli che maggiormente richiamano le
battaglie ed i successi delle socialdemocrazie europee. E, vedi altro caso, la
riunione tenutasi il giorno precedente all’assemblea nazionale del PD era un
appello rivolto da Enrico Rossi ai “democratici socialisti”. Provate ad
invertire le due parole. Che sia proprio una socialdemocrazia aggiornata al
nuovo secolo la via maestra per contrastare “populismi” e “sovranismi” trovando
risposte ai bisogni della gente?