UN'ALLEANZA TRA SOCIALDEMOCRAZIA E LIBERALISMO EUROPEO di Roberto Biscardini dall'Avanti della Domenica del 6 maggio 2012
07 giugno 2012
Lombardia metafora del paese? Per certi versi si. Sommersi dal fango delle vicende giudiziarie che coinvolgono la Regione. Ma la questione più generale e cioè la speranza che la politica del nord potesse essere meglio di quella romana, che la politica dei ricchi non avrebbe avuto bisogno di rubare, e che il mix tra una politica di destra per l’intero paese, rappresentata da Forza Italia, insieme al localismo- federalismo-separatismo della Lega, potesse tenere insieme due diverse italiche aspirazioni, si è infranta su un fatto essenziale: il Nord non è riuscito a governare l’Italia.
Basta mettere in fila tre nomi: Berlusconi, Formigoni e Bossi per rendere plastica questa realtà. Per avere la fotografia di una cosa che non ha funzionato oltre ogni naturale immaginazione: sul piano delle politiche, sul piano delle promesse, sul piano delle aspettative, sulla capacità di governo delle istituzioni, sul senso dello stato e del governo della cosa pubblica, nei fatti. Ma ha superato ogni limite soprattutto nell’uso spregiudicato delle istituzioni, impiantando sistemi di potere insieme sofisticati e insieme straccioni, esercitati per fini personali, con elementi corruttivi di dimensione tale e con finalità così “miserabili” da far rimpiangere la Prima repubblica, nonostante i suoi limiti e i suoi errori.
La dimensione dei soldi pubblici buttati al vento e il confronto tra il vecchio finanziamento pubblico e il nuovo, il rimborso delle spese elettorali, da noi sempre contestato come fonte di ingiustizia e di iniquità, sono li a dimostrare che tra le macerie della Seconda repubblica non c’è solo, come avevamo previsto da anni, la crisi istituzionale, economica e sociale del paese, ma anche crisi morale, come crisi dei partiti, crisi del sistema politico e antipolitica.
Io non cambio idea, lo ripeto da anni. Il problema non è solo Formigoni in quanto tale, ma è lui in quanto l’espressione forse più sofisticata dei mali intrinseci sui quali si volle impiantare la Seconda repubblica e sui quali il paese ha galleggiato per vent’anni. Bipolarismo maggioritario, personalizzazione della politica portata alle estreme conseguenze, premi di maggioranza, elezione diretta dei presidenti di Regione, chiamati da tutta la stampa italiana, anche quella che si ritiene più colta e intelligente, con vezzo e simpatica acquiescenza, “governatori”.
La stessa stampa che, per non voler vedere i mali originari del sistema, di cui era complice, ha sempre lisciato il pelo e tenuto insieme Seconda repubblica e giustizialismo, Seconda repubblica e populismo. La stessa stampa che prima di denunciare la “povertà culturale”, la stupidità e la pericolosità dei riti padani ha scoperto il male della Lega solo dopo la Tanzania, i lingotti d’oro, i diamanti e le case di Gemonio. Così come in queste ore, tanti giornalisti per anni acquiescenti nei confronti delle politiche economiche e sociali profondamente sbagliate del sistema Formigoni, sbava nella speranza che scoppi la sua “vacanzopoli”.
Perché la prendo così? Perché non si crea un’alternativa politica a nulla, nemmeno al male peggiore, sull’onda di un’emotività populista, senza un disegno nuovo in grado di rappresentare un’offerta politica convincente, sostitutiva in modo credibile di ciò che ti vuoi lasciare alle spalle. Su Formigoni con i suoi faccendieri e la Lega con i suoi tesorieri ci puoi fare un manifesto. Lo faremo. Ma non basta.
Perché Lombardia metafora del paese. Perché di fronte alla crisi della destra e della Lega Nord non si vede ancora all’orizzonte né un progetto, né un sistema di alleanze tali da toccare il cuore e la pancia della società. Né in Lombardia, né a Roma. In un momento drammatico dal punto di vista economico, il disagio sociale al confine della ribellione e il populismo possono solo mettere in discussione il sistema democratico. Non migliorarlo. Lo ha capito bene Napolitano, che tutti i giorni butta acqua sul fuoco e invoca le virtù della politica e dei partiti.
Cosa succede a destra in Lombardia, non diversamente da ciò che avviene a livello nazionale, è abbastanza chiaro; cosa succede a sinistra è abbastanza preoccupante. Una certa sinistra, la solita, è felicemente baldanzosa, come l’orchestra del Titanic, se la suona e se la canta, in attesa che Formigoni sia costretto a mollare. Non ha ancora imparato la lezione della “meravigliosa macchina da guerra”: non si vincono le elezioni solo perché il nemico cade per cause esterne.
Le forze più responsabili, compreso il PD, si rendono conto della gravità della situazione, cercano di mettere sul tavolo delle contromisure, dalla responsabilità di governo alla rete del buon governo dei loro amministratori, pur sapendo che ciò non basta. Il punto è come uscire dal pantano, come costruire un’alternativa politica forte che dia fiducia ad una società che disprezza la politica. Come costruire in breve tempo una collaborazione politica significativa tra pezzi di società che si ritrovano sui valori forti, non per ragioni ideologiche, ma perché si riconoscono su programmi chiari, cose da fare e obiettivi da raggiungere. Un programma per la ricostruzione dello Stato e una proposta di politica economica diversa dall’attuale.
Un contributo significativo, per noi e per tutta la politica italiana, potrebbe venire dalla vittoria di Hollande alle presidenziali francesi, sia sul terreno della credibilità della politica e dell’essenzialità dei partiti, sia come occasione per rilanciare in Italia una nuova grande alleanza tra la cultura europea della socialdemocrazia e quella europea del liberalismo. Un terreno su cui giocare le nostre carte e con il quale tutti devono fare i conti.