UNA SINISTRA PER LE RIFORME - di Poul Nyrup Rasmussen, Presidente del Pse, da Il Sole 24 Ore del 27 ottobre 2005
03 novembre 2005
Alla vigilia del summit informale dell’Unione europea a Hampton Court, i leader dei partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti europei si sono incontrati ieri sera al 10 di Downing Street per discutere il futuro dell’Europa. Il Pse vuole essere di guida nella ricerca di un nuovo orientamento, per rinnovare i nostri Stati assistenziali e rimettere in moto la macchina europea.
I conservatori ritengono che con la globalizzazione, la disoccupazione crescente e l'invecchiamento della popolazione, l'Europa non possa più permettersi di mantenere la tutela sociale e i diritti dei lavoratori ai livelli attuali, arrivando a sostenere che talune forme di tutela sociale (come la regolamentazione del mercato del lavoro) siano di ostacolo alla crescita economica.
La sinistra progressista respinge con decisione l'idea che gli Stati assistenziali siano all’origine dei nostri problemi, sottolineando come tutte le economie più competitive in Europa (Danimarca, Svezia e Finlandia) siano anche quelle più all'avanguardia in materia di tutela sociale e diritti dei lavoratori. In quanto socialisti. noi invece riconosciamo la necessità di riformare i nostri sistemi assistenziali e mercati del lavoro per tenere testa alla sfida della globalizzazione, del cambiamento demografico, dei nuovi problemi sociali e della disoccupazione.
Gli Stati assistenziali del dopoguerra sono stati in gran parte creati dai partiti socialisti e socialdemocratici. ossia da quegli stessi partiti che hanno ora il compito di ridefinire l'Europa sociale. Ma la domanda è: quale tipo di riforma? E questo il fulcro dell'odierno dibattito sul modello sociale europeo.
I nostri partiti respingono con decisione le riforme neoliberali volte a smantellare lo Stato assistenziale. Noi invece miriamo a costituire una nuova Europa sociale, una società attiva e inclusiva contraddistinta da un'occupazione piena e di qualità. Dobbiamo aiutare la gente a trarre vantaggio dal cambiamento attraverso nuove forme di sicurezza e flessibilità. Dobbiamo facilitare ai giovani il passaggio dalla scuola al lavoro e creare migliori opportunità di lavoro per le donne, gli immigrati e gli utracinquantenni. Ciò comporta una migliore istruzione e formazione, benefit più appropriati e incentivi per il singolo e le società. Tuttavia, la riforma non basta: per rilanciare la crescita, servono investimenti pubblici coordinati di ampia portata in tutta Europa.
La "flessicurezza", una politica adottata con successo in Danimarca e Svezia, è un approccio che merita una più ampia considerazione. Essa combina una maggiore flessibilità del mercato del lavoro con sussidi al reddito e iniziative di formazione e assistenza finalizzate al reinserimento nel mondo del lavoro durante i periodi di disoccupazione.
L'esperienza mostra che questo approccio è più efficace della forte tutela del lavoro adottata in alcuni Paesi. Tuttavia, la sinistra progressista deve insistere affinché una maggiore flessibilità sia affiancata da progressi concreti nella sicurezza. La flessibilità non deve servire soltanto a licenziare le persone con maggiore facilità, ma anche ad aiutare a trovare e mantenere un lavoro, per esempio attraverso migliori strutture per l’infanzia o una legislazione antidiscriminatoria e attraverso l'istruzione e la formazione.
La globalizzazione e il cambiamento demografico ci obbligano a sfruttare al massimo i nostri punti di forza, ma ciò non sarà possibile finché 68 milioni di persone in Europa continueranno a essere a rischio di povertà ed esclusione sociale, come avviene attualmente. Per tale motivo è fondamentale che i Paesi europei diventino più, e non meno, socialdemocratici. Le nostre società devono essere
più inclusive e offrire migliori opportunità ai nuovi gruppi svantaggiati, quali i genitori soli e gli immigrati, che vanno ad aggiungersi ai gruppi tradizionalmente esclusi, come i disabili.
L'invecchiamento della popolazione non deve essere una tragedia né per il sistema pensionistico né per la spesa sanitaria. Gli anziani rimangono più sani più a lungo e molti di loro vogliono continuare a lavorare o assumere nuovi ruoli nella comunità. Anche il calo delle nascite è un problema che può essere risolto. La ricerca mostra che le donne nei Paesi con bassi tassi di fertilità vorrebbero mettere al mondo più figli e lo farebbero se avessero più sicurezza: congedi parentali migliori, assistenza all’ infanzia e una minore disparità salariale con gli uomini.
Qual è il ruolo dell'Unione europea nel rinnovamento dei nostri Stati assistenziali? Nei prossimi anni potremmo creare molti milioni di posti di lavoro se riuscissimo a migliorare il coordinamento tra le politiche economiche nazionali. Ci serve una nuova strategia di investimenti pubblici coordinati per dare il via alla crescita in Europa. Ultimare il processo di creazione del mercato unico è un aspetto anch'esso importante, ma non a spese dei servizi pubblici.
Ieri sera i leader socialisti, socialdemocratici e laburisti europei hanno dato inizio a un dialogo che i nostri partiti porteranno avanti per un anno sui nuovi modi per combinare la sicurezza sociale con la competitività internazionale, la crescita e 1'occupazione. Nell'autunno 2006 i leader riceveranno poi una relazione approfondita. In qualità di presidente del Pse, sono orgoglioso di vedere che rimaniamo fedeli al nostro ruolo di fondatori degli Stati assistenziali europei del dopoguerra, con la missione di rinnovare l'Europa sociale per la generazione futura.