Una battaglia liberale democratica e socialista. Di Roberto Biscardini, da "L' avanti delle domenica" 10 ottobre 2004.

12 ottobre 2004

Una battaglia liberale democratica e socialista. Di Roberto Biscardini, da

Nel gennaio del 2003, noi del gruppo SDI nel Consiglio regionale della Lombardia presentammo una proposta sulla disciplina delle unioni di fatto, sollecitando il Parlamento a legiferare su questa materia, che riguarda ormai situazioni presenti e frequenti nella società italiana, in maniera molto pragmatica, evitando inutili scontri ideologici. Nell'ottobre dello stesso anno lo SDI, primo firmatario Buemi, recependo anche quella sollecitazione, depositò alla Camera dei Deputati una proposta di legge in merito, che delineava le forme di un riconoscimento legale delle coppie di conviventi. Recentemente molte Regioni hanno tentato di inserire, sul loro territorio norme di questo tipo, ma hanno trovato una nettissima opposizione da parte del Governo che si è dichiarato pronto ad impugnare tali decisioni. Con la costanza di chi sa di avere ragione, lo SDI ha presentato in Senato, il 5 ottobre 2004, un disegno di legge sulle Unioni di fatto per riconoscere le convivenze tra coppie eterosessuali ed omosessuali non unite in matrimonio. Un "accordo costitutivo", liberamente stipulalo tra due cittadini maggiorenni anche dello stesso sesso presentato al Sindaco e iscritto nel registro dello stato civile del Comune è il cardine della proposta dei socialisti. Un Pacs (patto civile di solidarietà) come già in uso in Francia, molto semplice, senza alcun appesantimento burocratico, di facile applicazione, ma ispirato anche all'esigenza della massima serietà. Saranno così i soggetti interessati, due persone maggiorenni non legate da altri vincoli, a costituire una Unione di fatto ed a definire le regole con le quali intenderanno organizzare la loro vita in comune. L'accordo predeterminerà gli aspetti patrimoniali e non patrimoniali e gli eventuali effetti in caso di scioglimento dell'unione. Le disposizioni concordate possono infatti riguardare il periodo di durata dell’unione, ma anche il periodo successivo alla sua cessazione. La legge prevede che per materie di cui nulla è detto nell’accordo costitutivo, in caso di scioglimento dell’unione, nulla è dovuto. Il disegno di legge dei socialisti non si propone di modificare la disciplina giuridica del matrimonio così come attualmente regolata dalla legislazione italiana, né intende influire sulla condizione giuridica dei figli o sulla disciplina delle adozioni dei minori. Ma pur non volendo equiparare i componenti di una unione di fatto ai coniugi, riconosce una analogia di tutela per quanto riguarda le materie successorie, i diritti di abitazione, i diritti e doveri di assistenza, i regimi derivanti dalla legislazione del lavoro e della previdenza sociale, nonché quanto relativo all’applicazione delle norme penali. Si intende così superare quegli ostacoli che impediscono attualmente alle coppie di conviventi alcuni elementari diritti come quello di subentrare nell'affitto della casa comune in caso di morte del partner o quello di lasciare in eredità, fatti salvi i diritti degli eredi legittimi, il proprio patrimonio alla persona con la quale si è condivisa l'esistenza. Nell’accordo costitutivo,come già accennato, saranno predefiniti i termini contrattuali in caso di scioglimento dell’unione, sia quando questo sia richiesto da un solo componente sia quando sia una proposta consensuale. A questo proposito la legge prevede che dal momento in cui si vorrà sciogliere l'unione alla dichiarazione di scioglimento da parte dell’Ufficiale di stato civile decorra un periodo di tempo sufficientemente significativo. Si tratta di porre tutti i cittadini conviventi nella condizione di scegliere l'assetto da conferire ai loro rapporti secondo il principio di uguaglianza giuridica e di pari dignità stabilito dalla Costituzione, uniformando la legislazione italiana alle risoluzioni dell'Unione Europea e alle raccomandazioni che l'Unione ha rivolto a tutti gli stati membri per l'adozione di norme contro le discriminazioni. Si tratta di far propri anche in Italia i principi sanciti dalla Carta dei Diritti Fondamentali proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000. e adesso entrata a far parte del nuovo Trattato costituzionale. Bisogna prendere atto che, anche nel nostro Paese, come in tutti gli altri Paesi occidentali, si è verificata negli ultimi decenni una trasformazione significativa nei rapporti interpersonali e nelle forme di convivenza, che deve essere disciplinata in modo adeguato alle esigenze ormai diffuse tra le persone e nella società. Ci proponiamo di disciplinare le convivenze di fatto sul modello già in vigore nella maggioranza dei Paesi europei portando il livello dei diritti più in alto rispetto a quello che oggi è garantito. E' una battaglia liberale, democratica, socialista di civiltà, che dovrebbe vedere unite tutte le forze politiche che dichiarano di difendere la libertà. Ma dovrebbe essere soprattutto una battaglia della sinistra e del centrosinistra, che unito, senza distinzioni ideologiche o di convinzione religiosa, appoggia e fa propria, come nel resto d'Europa una causa progressista. Su questo come su altri importanti argomenti della vita civile ed economica del paese si misura la capacità del centrosinistra e della sua leadership di interpretare la maggioranza degli italiani, di essere riformatore e non conservatore. Zapatero , nella cattolicissima Spagna, insegna Si aprirà presto nel Parlamento la discussione e su questi temi tutti i partiti hanno l'opportunità di mettere le loro carte sul tavolo.

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