UNA BATTAGLIA DI IDEE E PROPOSTE di Roberto Biscardini dall’Avanti! della domenica del 16 ottobre 2011

13 ottobre 2011

UNA BATTAGLIA DI IDEE E PROPOSTE di Roberto Biscardini dall’Avanti! della domenica del 16 ottobre 2011

Ai primi di dicembre terremo un Congresso politico programmatico, più precisamente un’assemblea congressuale, preceduta da assemblee provinciali e regionali. Un congresso che non cambierà gli organi interni, ma che ha come obiettivo quello di alzare il tono della proposta socialista, per individuare poche idee forti intorno alle quali organizzare nei prossimi mesi l’iniziativa politica del PSI. Perché? Per dare al Paese l’immagine più chiara possibile di chi sono i socialisti e di cosa propongono. Per dare alla crisi politica ed economica che stiamo attraversando alcune risposte chiare, anche eretiche se occorre, fuori dal coro delle cose che sembrano dire tutti. Per definire un programma di tipo socialdemocratico, come unica risposta possibile, per affrontare la crisi attuale dentro un quadro di diritti garantiti e senza rinunciare a vivere con regole democratiche certe. Socialdemocrazia appunto, contrariamente a tutti coloro che anche oggi, nonostante la realtà drammatica dei fatti, vorrebbero celebrarne la fine. Proposta socialdemocratica, perché alla crisi politica bisogna rispondere non con meno ma con più politica, alla crisi dello Stato bisogna rispondere con riforme che lo rafforzino e non lo indeboliscano ulteriormente. E a fronte di un oggettivo pericolo per la democrazia occorre rispondere con più democrazia e con istituti di democrazia più forti. Ma è soprattutto dalla crisi del capitalismo mondiale che viene la conferma di come la vera alternativa, per l’oggi, per l’immediato e non solo per il domani, stia proprio in una nuova prospettiva socialdemocratica. Non solo credibile, ma assolutamente necessaria. Un modello di società che ha retto, con tutte le sue inevitabili declinazioni, meglio di tanti altri. Un modello che consente, anche oggi, di coniugare crescita e rigore con eguaglianza e giustizia sociale. Che pone nuovamente sul tavolo il tema di una diversa distribuzione della ricchezza, dentro una prospettiva di più lavoro per tutti. Per la costruzione di uno schieramento “pro labor”, che ridia al lavoro e all’occupazione la centralità che devono avere, per i giovani in particolare. Riformando e cambiando quel che occorre cambiare. Vogliamo governare la crisi certo, ma non vogliamo assumere acriticamente i vincoli esterni. I vincoli ci sono, europei e di bilancio, ma questi non possono impedirci di governare secondo le nostre idee, le nostre convinzioni e i nostri valori. Se anche la sinistra avesse come unica bussola quella che bisogna “fare così” perché “ce lo chiedono i mercati”, ogni possibilità di successo non solo è difficile, ma sarebbe persino inutile. Quindi l’ancoraggio al modello socialdemocratico, che ci appartiene politicamente e che abbiamo il dovere di tradurre in proposte concrete per il bene di tutti, è la bussola dei socialisti italiani oggi, in stretto collegamento con l’azione di governo dei socialisti europei. Proposte da sottoporre e proporre a qualunque governo avremo nei prossimi mesi, da sottoporre all’attenzione delle altre forze politiche della coalizione e soprattutto da sottoporre agli elettori qualora le elezioni siano anticipate alla prossima primavera. Perchè sostengano la nostra lista insieme alle nostre idee. Per offrire una ragione in più per votare PSI. Se siamo convinti che la particolare crisi economica-politica, insieme a quella politica-istituzionale, apra veramente nuove opportunità per i socialisti, bisogna avere il coraggio di giocare le carte al più alto livello possibile. Con il massimo di chiarezza politica e programmatica di cui saremo capaci. Dando vita ad una assise congressuale molto aperta, nuova, in grado di mettere in rete contributi diversi. Aperta ad aree e personalità di tradizione socialista, laica e liberale con le quali confrontarsi su una proposta politica e programmatico chiara. Più le nostre idee e le nostre proposte saranno chiare, più l’appello che rivolgiamo a tutti coloro che si riconoscono nella cultura laica, liberale e socialista, e da anni sentono di non avere più rappresentanza, prende significato. Non stiamo riproponendo la costituente di vecchie seppur gloriose tradizioni, ma un’unione politica con chi ci sta per affrontare la realtà di oggi. Infine, se siamo convinti che la lunga fase dell’antipolitica e di una democrazia populista e giacobina possa finire, o stia per finire, facciamo seriamente il lavoro che siamo facendo. Se siamo convinti che nel campo del centrosinistra bisogna contrastare chi vorrebbe passare dalla stagione dell’antipolitica alla politica contro i partiti. Se siamo convinti che la battaglia delle idee e delle proposte sia per noi l’unico vero punto di forza per ritornare a fare politica con dignità nelle istituzioni e nel parlamento, affrontiamo questo congresso con spirito costruttivo. Diversamente, se crediamo che è possibile vivacchiare di fronte alla catastrofe, affidando le nostre sorti nelle mani di qualcun altro, allora rinunciamo a promuovere quello sforzo di elaborazione politica e di organizzazione che questo congresso implica. Stiamo con le mani in mano ad aspettare. Ma attenzione, persino nella prateria che si apre con la fine della Seconda repubblica non è detto che passi una carovana con posti liberi a sedere.

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