UN PERCORSO OBBLIGATO PER LA SINISTRA E LA RINASCITA SOCIALISTA di Alberto Angeli
09 settembre 2017
Con questo articolo di Alberto Angeli vogliamo dare un contributo al dibattito sulle prospettive dei socialisti italiani. Come insegna l'esperienza siciliana, se l'obiettivo è ripartire, riorganizzarsi e guardare al futuro, mettendo in campo anche nuove energie, conta di più la nostra determinazione che non le incertezze o i nomi dei nostri potenziali alleati.
Occorre fare
ricorso a Nietzsche e ricordare la trasvalutazione dei valori ( disprezzo per
il sistema morale, ignorando e trascurando l’odio verso il cristianesimo) per
qualificare la posizione del MdP in merito alle candidature alla Presidenza
della Sicilia, che ha deciso una propria candidatura nella persona di Fava, al
solo scopo di ferire l’orgoglio di Renzi, che ha accolto la proposta del
Sindaco Leoluca Orlando e la candidatura di Micari. Una decisione che sta
mettendo a rischio l’intesa con Pisapia, l’amletico rappresentante del nuovo
movimento denominato Campo Progressista, che ad Orlando aveva dato carta bianca
per mettere insieme una lista aperta fino ad Alfano e al suo movimento.
Anche l’iscritto al primo anno delle elementari è in grado di cogliere un
proposito vendicativo ( e suicida per la sinistra) nella decisione con la quale
MdP sembra ormai sostenere nel confronto politico delle elezioni regionali
Siciliane, mantenendo una sua candidatura contrapposta a quella del PD. Come
socio in affari, in questa sventurata scelta, l’opzione è data a Fratoianni e a
ciò che rimane dei nostalgici della rivoluzione di ottobre.
Quindi, un sintomo di teatralità beffarda a cui non soccorre la fantasia
romanzata di Pazienza, leader di quel sintetico raggruppamento della sinistra,
il quale infittisce la sua oralità di riferimenti alla condizione dei giovani,
dei disoccupati, dei pensionati e alla necessità di rilanciare un nuovo modello
economico, di cui mantiene una timorata segretezza sui mezzi ( economici e
riformatori ) ai quali ricorrere per realizzare queste bellissime idee.
Soprattutto con quali forze, se prendiamo con serietà quanto afferma Bersani,
che non è certo che voteranno la manovra economica che Gentiloni si accinge a
presentare alle Camere e al Paese.
Certo, Alfano non è e non può abitare nei sogni della sinistra per un mondo
nuovo; invero, dobbiamo mettere in conto che la Sicilia sia il massimo del
coinvolgimento del personaggio e di ciò che rappresenta ( è impossibile
ignorare la fallimentare gestione del Ministero degli Interni e ora quello
degli Esteri ). Tuttavia, in Sicilia, la sinistra deve vincere, non per
continuare l’opera di Crocetta, ma per andare oltre. Ne abbiamo bisogno per
quello che si prospetta con le elezioni politiche: vittoria dei cinquestelle o
della destra; ovvero, un loro accordo per tagliare fuori la sinistra.
Ci sono ancora giorni utili per recuperare posizioni unitarie, si lavori con
sincero spirito di sacrificio delle proprie posizioni o valutazioni per uno
scopo più grande, importante per la Sicilia, il suo popolo, per il Paese e, non
meno importante per le prospettive politiche, per ricreare le condizioni di una
sinistra forte e avanzata.
Il mondo, la globalizzazione, il clima, l’economia, il pensiero sociale, stanno
cambiando rapidamente. Una cultura nichilistica si affaccia all’orizzonte: La
Corea del Nord e Trump, Putin e le sue ambizioni di grande Nazione; e la crisi,
il fallimento sociale ed economico dei Paesi dell’Africa subsahariana, senza
dimenticare la Siria, la Libia, il Ciad e tanti altri con i milioni di
sventurati in attesa di poter fuggire dalla guerra e dalla fame. Non avvertiamo
più la grande forza attrattiva della cultura, l’elaborazione di orientamenti
sociali e morali tali di costituire una spinta, una tensione che spinga verso
orizzonti più solidali, umanitari, cooperativi.
In questo scenario la sinistra ha un grande compito da svolgere, ritrovando la
sua identità su temi e proposte, progetti e programmi, da mettere al servizio
di un grande disegno di rinnovamento di cui la nostra società, i Paesi che con
noi condividono progetti e politiche possono portare a compimento, per
garantire ai nostri figli e al futuro prossimo benessere e una pace altrettanto
lunga come quella di cui abbiamo fruito in questi 70 anni.
Certo, il socialismo sarebbe una risposta a questi temi; e Papa Francesco, a
suo modo, sembra infatti indicare questa strada. Eppure dobbiamo lavorare
perché si risvegli il desiderio di riappropriarci della forza delle idee e
della qualità che il socialismo rappresenta sul piano politico e sociale. Dare
forza alle nostre convinzioni stando dentro al dibattito, pungolare gli acerbi
motivi che inducono molti a sottovalutare la natura e la forza dell’ideale
socialista. Porci non come arbitri, ma come attori partecipanti al confronto,
portando con ragionevole audacia le nostre proposte su cui costruire un
progetto di società più aperta e responsabile, democratica e solidale.
Sono queste idee che Pericle, propose agli Ateniesi: “«Utilizziamo infatti un
ordinamento politico che non imita le leggi dei popoli confinanti, dal momento
che, anzi, siamo noi ad essere d'esempio per qualcuno, più che imitare gli
altri. E di nome, per il fatto che non si governa nell'interesse di pochi ma di
molti, è chiamato democrazia; per quanto riguarda le leggi per dirimere le
controversie private, è presente per tutti lo stesso trattamento; per quanto
poi riguarda la dignità, ciascuno viene preferito per le cariche pubbliche a
seconda del campo in cui sia stimato, non tanto per appartenenza ad un ceto
sociale, quanto per valore; e per quanto riguarda poi la povertà, se qualcuno
può apportare un beneficio alla città, non viene impedito dall'oscurità della
sua condizione. Inoltre viviamo liberamente come cittadini nell'occuparci degli
affari pubblici e nei confronti del sospetto che sorge nei confronti l'uno
dell'altro dalle attività quotidiane, non adirandoci con il nostro vicino, se
fa qualcosa per proprio piacere, né infliggendo umiliazioni, non dannose ma
penose a vedersi. Trattando le faccende private, dunque, senza offenderci, a
maggior ragione, per timore, non commettiamo illegalità nelle faccende
pubbliche, dato che prestiamo obbedienza a coloro che di volta in volta sono al
potere ed alle leggi e soprattutto a quante sono in vigore per portare aiuto
contro le ingiustizie e quante, benché non siano scritte, comportano una
vergogna riconosciuta da tutti».